Sviluppatori per Casual: la molleindustria3 min read

26 Maggio 2015 Giochi -

Sviluppatori per Casual: la molleindustria3 min read

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molleindustria
@Jon Worth

[divider scroll_text=”Casuale non troppo”]
Siete pronti per un bel ponte del 2 giugno? E come avevate intenzione di onorare questa festa della Repubblica? Con una bella abbuffata di quaglie?

In occasione della festa meno politicizzata d’Italia, vi propongo un gruppo di sviluppatori di Casual Games tra i più politicizzati del mondo. Che, guarda un po’, è composto da ragazzi italiani.

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Manco a dirlo, sono molto conosciuti ed apprezzati fuori dall’Italia, dove hanno causato parecchio scompiglio e persino un’interrogazione parlamentare al rilascio di Operazione: Pretofilia, che lascia intendere già dal nome le sue intenzioni.

Basti pensare che, pur essendo entrambe piuttosto stringate, la loro pagina Wikipedia in inglese è più esauriente di quella in italiano.

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Chi vuole anche le patatine assieme allo sfruttamento?

I loro giochi sono una critica feroce alla società odierna ed al suo modo di intendere temi come il lavoro e il suo sfruttamento, la sessualità e i pregiudizi di genere, l’ambiente, la libertà di parola e di pensiero, la guerra e la regolamentazione delle armi, la religione e molti altri ancora.

Quasi tutti presentano un’interfaccia e un sistema di gioco molto intuitivo e minimalista (fanno eccezione i gestionali più complessi). In questo modo è facile cogliere i sottintesi e le contraddizioni che ci vengono portati di fronte, senza doverci barcamenare tra controlli astrusi e regole inutilmente complicate.

Il comparto artistico segue questa stessa logica, mantenendo le “distrazioni” visive e musicali al minimo. La grafica, pur curata, è molto semplice e immediata. Similmente la colonna sonora agisce da sottofondo senza rubare la scena, il che in un videogioco è un pregio maggiore di quanto sembri.

La parte del leone la fanno sicuramente i giochi gestionali a tema economico e lavorativo. Giochi come l’ottimo Oiligarchy o il contestatissimo McDonald’s game ci pongono nei panni di un imprenditore rampante chiedendoci di massimizzare i profitti con ogni (e sottolineo ogni) mezzo riterremo necessario.

Il meccanismo può risultare un po’ macchinoso in principio, e in questo senso spicca nettamente il nuovo arrivato To Build a Better Mouse Trap, lanciato in occasione dello scorso primo maggio, che pur mancando di chiarezza in un paio di punti è un ottimo esempio di interfaccia di qualità.

Quello che emerge quasi subito, e che in giochi meno impegnati sarebbe una pecca, è che non c’è modo di vincere giocando pulito. Le meccaniche di ciascun gioco, effettivamente verosimili, ci obbligano a prendere strade deplorevoli per evitare di affondare.

Sempre su questi temi, i ragazzi di Molleindustria si sono messi contro niente meno che la Apple, pubblicando su AppleStore un gioco sulle ingiustizie derivanti dalla manifattura degli smartphone. Inutile dire che Phone Story è ora disponibile solo in rete e per sistema Android (i ricavati vanno tutti in beneficenza).

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Solo un uomo buono con una pistola può fermare un uomo cattivo
con una pistola.

Più leggeri e forse meno controversi sono i titoli riguardanti le libertà personali e il copyright. Senza grandi sorprese alla Molleindustria sono grandi sostenitori della libera circolazione delle idee, e The Free Culture Game ne è un manifesto evidente. Semplice ma impegnativa, questa teoria giocabile è una delle più efficaci argomentazioni a sostegno delle politiche open source che abbia mai visto.

Vi consiglio anche TrademarkVille, in collaborazione con lo statistico Mikahil Popov, pubblicato in relazione al tentativo da parte di King (i produttori di Candy Crush Saga) di porre il copyright sulla parola Saga, e The Best Amendment, fenomenale sparatutto sul tema del controllo delle armi.

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Tutto ciò non è per nulla inquietante.

Oltre ai giochi a tema religioso, che però sono un po’ datati, vi segnalo in chiusura il meraviglioso Every Day the Same Dream, sul tema dell’alienazione dell’individuo. Osannato dalla comunità dei Casual Games, è uno degli esempi più lampanti di come i videogiochi possano avere un impatto emotivo profondo.

I giochi di cui ho scritto presentano una forte connotazione politica, che non rispecchia necessariamente le opinioni dell’autore (e dell’editore). O magari sì.

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Matematico, scrittore e cantante dilettante, ha lavorato come Quality Assurance tester per Crytek Budapest e coltiva l'aspirazione di assurgere all'agognato titolo di Game Designer. Parla di tutto, con tutti, il difficile è farlo stare zitto.
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