Missioni militari italiane nel mondo: dove sono, cosa fanno, quanto costano11 min read
Reading Time: 9 minutesLe principali missioni militari italiane all’estero fino ad ora
Nel 1982, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, un reparto armato italiano veniva mandato fuori dai confini nazionali, sotto mandato ONU, con compiti di peacekeeping, ossia per lo svolgimento di operazioni volte al mantenimento della pace messe in atto con il consenso delle parti, nella guerra civile in Libano.
Furono poi due missioni in particolare a consolidare il nuovo ruolo “interventista” italiano: la prima guerra del Golfo contro l’Iraq, a cui l’Italia partecipò inviando 1950 soldati sul terreno più otto cacciabombardieri Tornado e la nave missilistica Zeffiro, e la missione Ibis in Somalia (1992-1994), in cui persero la vita 14 italiani, tra cui l’inviata di guerra Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin.
Da allora le Forze Armate italiane (che includono l’Esercito, la Marina, la Guardia di Finanza e i Carabinieri, a cui a volte si aggiunge per alcuni missioni la Polizia di Stato) sono state presenti in diversi teatri di guerra, tra cui la missione in Kosovo nella ex Jugoslavia, in Afghanistan e in Iraq al seguito delle coalizioni militari guidate dagli Stati Uniti, con l’obiettivo della “lotta al terrore” dichiarata da Bush dopo l’attentato di Al Qaeda alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001.
Proprio in Iraq l’Italia ha pagato il maggior contributo in termini di caduti: 33, tra cui i 13 soldati italiani che persero la vita a Nassiriya vittime di un attentato suicida.
A parte queste missioni militari italiane nel mondo più note, dal sito dell’Esercito Italiano si evince che il nostro paese ha inviato nel corso degli anni personale militare e logistico praticamente in tutto il mondo: Albania, Bosnia, Ciad, Macedonia, Georgia, Haiti, Marocco, Mozambico, Namibia, Pakistan, Palestina, India, Ruanda, Somalia, Sudan.
Le missioni militari italiane nel mondo nel 2018

Proprio con lo scopo di dare continuità alle missioni militari italiane all’estero, lo scorso gennaio il Parlamento ha approvato lo stanziamento dei fondi per il rifinanziamento di quelle in corso più ulteriori sei nuove missioni internazionali, tra cui:

La missione in Libia, la più costosa, ha l’obiettivo di fornire supporto al Governo di Accordo nazionale libico, quella in Tunisia di supportare le forze armate per un loro sviluppo. La missione NATO fa riferimento alla costruzione di un sistema di difesa aereo e missilistico comune tra gli stati membri, mentre la missione in Niger ha l’obiettivo di combattere il traffico internazionale di essere umani (di fermare i migranti, in pratica), ma è attualmente sospesa.
In totale i numeri delle missioni militari italiane nel mondo per il 2018 sono: oltre seimila unità impiegate, 1.400 mezzi terrestri, 60 mezzi aerei e 20 navali. Tra le missioni con il maggior numero di risorse umane (e più costose) figurano la partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh in Iraq (1.100 risorse), la missione ONU in Libano (1.072 risorse), le missioni NATO in Afghanistan (800 risorse) e Kosovo (538 risorse), e la missione UE nel Mediterraneo (470 risorse).
Per coprire le missioni militari italiane all’estero per i primi nove mesi del 2018, sono stati stanziati circa 900 milioni di euro, ripartiti in questo modo:

Rispetto al 2017 (1,2 miliardi per 12 mesi) la cifra è sostanzialmente la stessa ma con una diversa ripartizione: le risorse per le missioni in Africa passano dal 9% al 16% complessivo mentre quelle per l’Asia diminuiscono dal 58% al 51%, a causa di una riduzione dell’impegno militare in Medio Oriente, in particolare in Iraq e in Afghanistan, che dovrebbe bilanciare l’aumento della presenza in Africa.
Le nuove missioni, come afferma il documento approvato alla Camera, “si concentrano in un’area geografica – l’Africa – ritenuta di prioritario interesse strategico in relazione alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali. La tipologia degli interventi previsti è principalmente focalizzata sulle attività di elevato impatto per la sicurezza e la stabilità internazionali, quali quelle di capacity building a favore di paesi maggiormente impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali”.
Le forze italiane, come visto, svolgono diversi compiti: formazione alle polizie locali, operazioni di peacekeeping, lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali, sminamento di aree, sorveglianza a siti considerati di interesse nazionale (ad esempio piattaforme dell’ENI).
Missioni militari italiane nel mondo: uno strumento davvero utile?
Impegnata nelle aree più calde del pianeta dal punto di vista geopolitico, l’Italia ha consolidato grazie alle missioni militari internazionali un ruolo che la pone tra le protagonisti delle scena politica internazionale.
Anche se in tutto alcune missioni sono costate molto negli anni (8 miliardi di euro quella in Afghanistan, 3 miliardi quella in Iraq) le missioni internazionali rappresentano tuttavia solo il 5% di tutto il budget della Difesa annuale, pari a circa 25 miliardi di euro, che posizionano l’Italia al dodicesimo posto mondiale per spese militari per il 2018.
Secondo il Rapporto Milex sulle spese militari, ci troviamo di fronte ad “una situazione paradossale per cui, invece di avere uno strumento militare dimensionato in base alle esigenze strategiche e operative, abbiamo uno strumento evidentemente sovradimensionato che diventa economicamente sostenibile solo grazie alle missioni all’estero, che diventano così un’esigenza irrinunciabile”.
In pratica, le missioni militari italiane nel mondo – che sono coperte da budget specifici – vengono utilizzate anche per tenere in piedi economicamente il sistema di difesa italiano, che senza questi contributi diventerebbe insostenibile.
Di fronte a questo scenario, e considerando le nuove emergenze soprattutto sul fronte migranti dal Mediterraneo, vale la pena chiedersi se non sarebbe meglio investire una parte di queste ingenti risorse in progetti di cooperazione allo sviluppo per il miglioramento delle condizioni socio-economiche dei paesi di partenza in ambiti come l’istruzione, la sanità, l’imprenditoria locale.
nicandro
le forze armate sono: esercito, marina, aeronautica e arma dei carabinieri. le forze ad ordinamento militare sono: esercito, marina, aeronautica, arma dei carabinieri e guardia di finanza. la polizia di stato rientra nei corpi ad ordinamento civile.
fra
Essere al 12 posto per spese militari credo sia la cartina tornasole di come la nostra partecipazione al G7 sia fittizia. Il peso internazionale dell'Italia è irrilevante perché dovremmo impegnarci ben di più a livello militare. Purtroppo questo disimpegno lo si vede anche nel non aver salvaguardato i nostri interessi in un area strategica come la Libia nel corso del 2019. Paesi come la Francia è stata militarmente molto più attiva nei Paesi africani di suo interesse ed è evidente che a livello internazionale ha un peso che l'Italia può solo sognare. La Francia in Gibuti ha 1400 uomini a confronto dei nostri 130, in tutta l'africa orientale ne schiera 5300(la maggior parte inquadrati in una missione unilaterale) contro i nostri 317 (in sparsi in varie missioni e spesso schierati in raggruppamenti da 2 a 7 unità-chiaro segno che si tratta di osservatori senza nessun peso). Persino la Germania che non ha interessi apparenti in Africa, in Mali schiera 390 uomini(credo sia un favore alla Francia). Noi chi siamo? Mettiamo 2 uomini qua, 7 là, poi ci mettiamo a capo di missioni di soccorso nel mediterraneo per darci un tono da potenza internazionale... Non facciamoci ridere! Serve un maggior impegno internazionale dove veramente ci interessa. Abbiamo lasciato che Francia e Inghilterra rovesciassero Gheddafi e ora raccogliamo i cocci senza aver mosso un dito per aiutare militarmente al-Sarraj. Così ora la Turchia può avanzare pretese nell'area, Erdogan anzi da questa posizione si è anche rafforzato internamente dopo i forti problemi interni.Mi dispiace ma il peso internazionale non lo si acquisisce con così poco impegno militare.