Quanti migranti sono arrivati nel 2017?50 min read

13 Gennaio 2018 Dati migrazioni -

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Sociologo

Quanti migranti sono arrivati nel 2017?50 min read

Reading Time: 36 minutes

Ecco i numeri delle persone arrivate via mare in Italia e in Europa fino al 31 luglio 2017 e le principali questioni politiche aperte in Italia e in Europa, che tratteremo nella seconda parte.

Migranti 2017: i numeri in Italia al 31 luglio

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 luglio 2017 sono sbarcate in Italia 95.074 persone. Un dato in linea con quello dello stesso periodo del 2016, quando arrivarono 93.781 persone.

A luglio 2017, questa è la notizia, sono arrivati via mare in Italia 11 mila migranti, meno della metà rispetto ai 23 mila di luglio 2016, ma anche di luglio 2015 e 2014. È presto per dare indicazioni sul motivo di questo deciso e insolito rallentamento. Forse è un semplice ciclo che riprenderà a crescere, o forse sono i primi effetti dell’azione politica italiana ed europea che cerca di arginare gli arrivi, rafforzando la guardia costiera libica e ostacolando il lavoro delle navi delle Ong.

I paesi di provenienza più rappresentati nel 2017 (dati aggiornati al 30 giugno) sono: Nigeria (18% degli arrivi, circa 14 mila persone) Bangladesh (10,4%, ottomila persone), Guinea (10%, 7.800 persone) e Costa d’Avorio (9,3%, 7.300 persone). Seguono Gambia, Senegal e Mali.

Rispetto al 2016 si registrano meno eritrei (circa 4.500 finora da inizio anno), aumentano guineani e ivoriani, si confermano i nigeriani ed emerge la novità Bangladesh.

Il caso dei bengalesi è molto interessante per capire la natura dei movimenti migratori verso l’Europa. Tra i circa ottomila migranti bengalesi arrivati nel 2017 sulle coste italiane, ci sono persone che provengono, più o meno direttamente, dal Bangladesh, partite con l’esplicito scopo di raggiungere l’Europa. Ci sono agenzie specializzate in Bangladesh che organizzano il viaggio in aereo a Tripoli, via Istanbul e Dubai, dove poi i migranti si mettono in contatto con i trafficanti locali per organizzare il viaggio in barca verso l’Italia.

Ci sono però, anche molti migranti che hanno lasciato il Bangladesh spesso da anni e si sono distribuiti, oltre che in Europa, in diversi paesi del medio oriente, della penisola arabica e del nord Africa per lavorare.
Ora coloro che vivono e lavorano in Libia stanno lasciando il paese per la situazione di instabilità del paese che rende sempre più precaria la loro condizione economica e li espone ad atti di violenza e discriminazione.

Ad arrivare in Italia (dati al 30 giugno 2017) sono soprattutto uomini (il 74%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati (il 14% degli arrivi).

Gli sbarchi sono sempre più distribuiti nei porti del sud Italia, come conseguenza del fatto che in molti casi i migranti arrivano sulle navi della guardia costiera o delle Ong impegnate nelle operazioni di salvataggio, e vengono quindi smistati nei diversi porti. Il 61% avviene in Sicilia (fino a pochi mesi fa questa percentuale era del 90%), il 23% in Calabria, seguite da Campania (7%), Puglia e Sardegna (circa il 5% ciascuna).

Migranti 2017: i numeri in Europa< al 31 luglio/h2>

Se consideriamo gli sbarchi su tutte le coste europee, tra il 1 gennaio e il 31 luglio 2017 sono arrivati via mare in Europa 113.614 mila migranti. Continuano ad avvenire alcuni sbarchi in Grecia, a ritmi molto più bassi di quelli pre accordo con la Turchia, e si riaffaccia timidamente la Spagna come terra di sbarco.

Nei primi sette mesi del 2017 sono arrivati in Grecia 11.500 migranti, al ritmo di 1.500 al mese, in crescita negli ultimi due mesi. 6.500 migranti sono poi sbarcati in Spagna dall’inizio dell’anno. Un ritmo abbastanza costante dall’inizio dell’anno, di circa 500-1000 arrivi al mese, con un netto incremento nel mese di giugno, da verificare nei prossimi mesi.

Migranti 2017: le strategie politiche italiane ed europee

Oltre all’accordo con la Turchia, la principale strategia comune è la cosiddetta relocation, cioè il ricollocamento dei profughi in modo che siano distribuiti più equamente tra gli stati dell’Unione Europea.

L’accordo, stipulato a settembre 2015, prevedeva inizialmente il ricollocamento di 160 mila persone da Grecia e Italia ad altri paesi europei entro settembre 2017. Il processo è stato fin dall’inizio irto di ostacoli, tanto che la Commissione Europea ha dovuto ridurre il target a 106 mila persone. Vediamo a che punto siamo.

migranti 2017

Già, in 20 mesi (i dati sono aggiornati al 3 luglio 2017) sono state rilocate solo 23 mila persone: un misero 22%. L’accordo sarà quasi certamente prolungato ben oltre la scadenza di settembre.

Il vero obiettivo del 2017 per l’Europa, così come da dichiarazioni di inizio anno, era la chiusura della rotta Libia-Italia, sul modello di quanto fatto con la rotta balcanica nel 2016. A inizio febbraio è stato siglato un accordo tra Italia e Libia, che stabilisce una serie di ambiti di collaborazione tra i due paesi per la riduzione dei flussi in partenza dalla Libia.

L’accordo si sta rivelando del tutto inadeguato a raggiungere l’obiettivo di diminuire le partenze, per questo si sta intensificando l’attività diplomatica per renderlo più efficace. A fine luglio si è tenuto un importante vertice a Tunisi tra alcuni ministri europei e africani; l’obiettivo è intercettare i migranti prima che arrivino in Libia, in paesi come Mali, Niger, Etiopia, Ciad e Sudan ed effettuare lì lo screening che dovrebbe distinguere i rifugiati dai migranti economici.

A luglio il governo italiano ha poi annunciato una sorta di upgrade dell’accordo con la Libia: le navi della guardia costiera italiana opereranno anche in acque libiche a supporto della guardia costiera libica. Si crede che la missione italiana finirà di fatto per respingere le imbarcazioni prima che escano dalle acque libiche.

Questa decisione ripropone l’annosa questione del rispetto dei diritti umani nei campi profughi libici, finora calpestati, anche se il governo italiano assicura che chiederà garanzie, che comunque difficilmente arriveranno.

La terza grossa novità di luglio è l’approvazione del tanto discusso codice di condotta per le Ong che operano nel Mediterraneo. Il codice prevede 13 punti, ma è stato molto contestato dalle Ong.

Al momento in cui scriviamo, solo due hanno effettivamente firmato (Save the Children e Moas). Molte altre non si sono ancora espresse, mentre ha avuto particolare risonanza il no di Medici Senza Frontiere, motivato con l’impossibilità di accettare la presenza di uomini armati a bordo e la contrarietà al divieto di trasbordo, ossia il divieto di trasferire persone da una nave all’altra che, secondo l’Ong, innalza il rischio di morti in mare.

Il Ministro dell’Interno Minniti ha dichiarato che le Ong che non firmano il codice non potranno più operare nel Mediterraneo. Seguiremo nei prossimi mesi gli effetti di questa decisione.

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
12 Commenti
  1. quiriconi pier luigi

    Siamo al 50% della disoccupazione giovanile,10 milioni di persone sull'orlo della povertà, i ns giovani sono costretti, ripeto costretti, ad andare all'estero per avere un lavoro dignitoso, oltre a problemi di sicurezza ed instabilità sociale, e nonostante tutto questo continuiamo ad accogliere in maniera indiscriminata migranti promettendogli cose che non verranno mai realizzate. L' Europa, nonostante tutte le belle parole, se ne strafrega dei ns. problemi e soprattutto quello dei migranti. Secondo me siamo diventati il ricettacolo dell'Europa. Ma, sempre secondo me il problema non è il governo, e quindi le forze politiche che lo sostengono, che accetta questo stato di cose e questo andazzo, ma è chi gli dà il voto e quindi gli permette di continuare su questa strada.

    • anto

      Per carità tutto vero. Gli stati membri non contribuiscono e noi siamo in una lenta ripresa. Ma queste persone che si affidano ai trafficanti secondo lei lo fanno per divertimento? E' chiaro che sono più disperate di noi, se non per la guerra per le persecuzioni ecc. altrimenti non emigrerebbero correndo 1000 rischi. D'altronde al contrario di noi che emigriamo in altri paesi (legalmente), loro non possono farlo legalmente, non hanno questo vantaggio. Pensiamo per un attimo se anche noi fossimo nella stessa situazione. Non proveremo forse a emigrare illegalmente affidandoci alla criminalità? Io credo proprio di sì. Si è messa da parte la questione umanitaria, etica che invece è importante. Gran parte delle colpe è degli stati membri certo, ma voltando le spalle a questo problema noi non siamo migliori. E' una situazione difficile, ma chiudere gli occhi e fare finta di niente è comparabile a vedere persone che vanno nei campi di concentramento e non protestare perchè tanto la cosa non ci tocca. Le prossime generazioni son sicuro che ci additeranno e ci chiederanno come mai abbiamo permesso tutto questo, perchè una volta finita l'emergenza verranno fuori tutti gli orrori che questa gente ha subito dai trafficanti e nei lager in cui li detengono, e le lamentele della maggiorparte degli Italiani al confronto saranno quisquilie.

  2. Maurizio

    Ottimo e documentato articolo. Grazie

  3. Giulio

    Vanno considerate le ragioni dei paesi che accolgono, soprattutto l'Italia, che ha subito e sta subendo un fortissimo impatto sociale (aumento di criminalità e degrado) ed economico (tasse aumentate per il mantenimento degli immigrati, spesso nemmeno profughi) e il deprezzamento degli immobili nelle zone a maggior presenza di stranieri. Si sa che se continuassero gli sbarchi, quasi unicamente l'Italia dovrebbe farsene ancora carico e ormai non ce la fa più. Non sopportavo più che il mio Paese venisse violato ogni giorno dall'arrivo di stranieri extraeuropei, distanti per mentalità, cultura e religione (le conseguenze negative di questo fenomeno le apprendiamo quotidianamente) e sono andato a vivere all'estero

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Giulio, non risultano aumenti di criminalità né aumenti di tasse collegati all'arrivo di persone migranti. Sono anche curioso di sapere dove sei andato a vivere, in un posto dove non esistono "stranieri extraeuropei"?

      • ulisse

        Buonasera, non risultano a lei aumenti di criminalità o di tasse. Nel Def: «Il deciso incremento dei flussi e delle presenze a fine 2016 si riflette nei dati oggi disponibili, che aggiornano al rialzo le stime presentate nel Documento Programmatico di Bilancio», spiega il documento di Economia e finanza approvato lo scorso aprile dal governo. Il ministero dell'Economia piega che «In base ai dati attuali, le operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, alloggio e istruzione per i minori non accompagnati sono, al netto dei contributi dell'Ue, pari a 3,6 miliardi (0,22 per cento del PIL) nel 2016 e previste pari a 4,2 miliardi (0,25 per cento del PIL) nel 2017, in uno scenario stazionario». Il Def aggiunge inoltre che: «Se l'afflusso di persone dovesse continuare a crescere la spesa potrebbe salire nel 2017 fino a 4,6 miliardi (0,27 per cento del Pil)». Ci sono quindi in ballo spese extra per 400 milioni di euro. Quanti ne dovrebbe portare la stretta sulle accise prevista dalla manovra che sta per essere approvata dal governo. E in ogni caso, la spesa per migranti potrebbe superare per 1,2 miliardi il valore complessivo della manovra stessa, cioè quei 3,4 miliardi chiesti dall'Europa. E' già stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la previsione dell’innalzamento delle aliquote IVA come clausola di salvaguardia; 25% l'aliquota ordinaria nel 2018 e 25,9% per l’anno successivo. Le ricordo che quanto speso è denaro pubblico.

        • Fabio Colombo

          Ma sì Ulisse, certo che è denaro pubblico, tutto è denaro pubblico per tutte le voci di spesa dello Stato, non è che ci sono tasse messe apposta per gestire i fenomeni migratori ci sono tutta una serie di spese per coprire le quali si pagano le tasse. Lei non vuole che i soldi pubblici siano usati per accogliere persone straniere, io potrei non volere che siano usati per acquistare armi, o per i vitalizi dei parlamentari, qualcuno non vuole che siano usati per la sanità pubblica perché la vorrebbe privata, sono scelte politiche, adesso fate un accanimento patologico su una spesa che rappresenta lo 0, qualcosa della spesa pubblica italiana.

          • Ulisse

            La nostra conversazione sta assumendo risvolti “singolari”; lei afferma che è gennaio, io replico che è settembre e lei, nell’intento di sostenere le sue ragioni e smentirmi, risponde che sono le 15:30. Lei articola preposizioni che considera corrette: “Ogni tanto ci tocca vedere quelle orribili immagini costruite per i social con sopra scritte che descrivono azioni inenarrabili compiute da immigrati, oppure leggere notizie che vedono gli immigrati protagonisti di qualsiasi nefandezza, cose tipo: “immigrato massacra di botte”, “immigrato sfonda la porta e la violenta”, “immigrato aggredisce autista dell’autobus”… Ebbene, sono tutte bufale”. Ne desumo che i numerosi fatti di cronaca, confermati dalle statistiche sui procedimenti penali, in cui sono, troppo spesso, protagonisti gli stranieri (tra cui non mancano i richiedenti asilo) sembra non leggerli. Sia ben chiaro, ci sono anche troppi lazzaroni e delinquenti italiani da generazioni ma mentre io lo evidenzio, sottolineando che non c’è quindi bisogno di importarne altri, lei sostiene che gli stranieri sono tutti bravi e onesti. Invece di mantenere fermamente le distanze, nei confronti di chi commette atrocità e delinque ed evidenziare che non solo questi ci sono e sono, in proporzione al numero dei relativi cittadini residenti, anche maggiori degli italiani, e ciò accade anche perché non ci sono filtri all’ingresso che non separano chi ha da chi non ha precedenti penali, ma comunque generalizzare è sbagliato, chi afferma il contrario dice bufale. Invece di sostenere che per dimostrare il buon proposito di integrazione le comunità straniere dovrebbero dimostrarsi virtuose, denunciando l’illegalità al loro interno per dimostrare la loro di onestà, usa la tecnica del ricondurre, in modo larvato, chi fa notare questo stato di cose inaccettabili ad un povero demente razzista. Quando qualcuno afferma “li manteniamo noi con le nostre tasse”, lei, mescolando pere con banane, risponde: ”ormai numerosi gli studi che hanno dimostrato che l’immigrazione genera più ricchezza di quanto ne “tolga”. Se in risposta a ”non risultano aumenti di criminalità né aumenti di tasse collegati all’arrivo di persone migranti” e io le faccio notare che sono stati spesi oltre 10 miliardi in 3 anni, al netto dei contributi EU, per gestire i flussi migratori, ed è denaro raccolto con le imposte, lei fa notare che non sono tasse di scopo, dimenticando che sono comunque risorse importanti di una nazione in affanno che sarebbero utili altrove (2,5 sono i miliardi stanziati per ricerca universitaria del Paese nel triennio 2016-2018), che sono poca cosa (adesso un accanimento patologico per uno 0 virgola del PIL) e che comunque se non sono d’accordo, lei non lo è per gli sprechi di denaro per i vitalizi dei parlamentari o per la difesa. Buona giornata.

  4. Ricky

    Chissà se approverai il mio commento. Ovvio che tu lavori nel "sociale" se dicessi cose scomode addio lavoro, ne prendono un altro :)Omicidi nel Paese (tasso per 100.000 abitanti)Nigeria: 10.3 Guinea: 9 Bangladesh 2.8: Costa d'avorio 12.4 Italia 0.8Bella gente che importiamo!

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Ricky, fatico a comprendere l'ironia del tuo commento, so solo che i dati da te riportati, posto che siano corretti, non hanno nessun senso messi così, senza una minima analisi del contesto. Anche il tasso di omicidi in Italia era a livelli molto più alti se andiamo indietro nel tempo, il dato nudo e crudo senza commento non significa nulla.

  5. Giorgio

    Sapreste dare quali sono i dati di chi arriva in Italia non dal mare? Grazie

    • Fabio Colombo

      Ciao Giorgio, in questo articolo trovi i dati sugli ingressi annuali su suolo italiano di persone straniere: https://www.lenius.it/politiche-migratorie-in-italia/

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