Campagna Un libro è un libro: Iva al 4% sugli ebook3 min read

3 Dicembre 2014 Cultura -

Campagna Un libro è un libro: Iva al 4% sugli ebook3 min read

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Fra le parole dell’anno scelte dall’Oxford Dictionary troviamo il termine “slacktivism”: con questa parola si vuole intendere quelle azioni di protesta perpetrate via internet, utilizzando poco tempo e poco sforzo. Quello rappresentato dalla campagna web #unlibroèunlibro è un esempio del potere che oggi può esercitare questo tipo di attivismo virtuale a basso consumo.

L’oggetto della protesta era l’Iva sugli ebook, fissata al 22%. Proprio in questi giorni il Governo italiano ha approvato l’emendamento alla Legge di Stabilità, inserendo l’equiparazione dell’aliquota Iva dei libri elettronici a quelli cartacei, rischiando le multe di Bruxelles. Ma com’è possibile, direte voi? In quale mondo si può multare qualcuno per un atto così democratico che va ad emendare una colpa terribile come quella di aver discriminato gli ebook? Ci arriviamo…

Forse non tutti sanno che anche sui libri si paga l’Iva. Solo che sui testi cartacei l’aliquota è fissata al 4%, come latte, burro, frutta e verdura (informazione che nella mia testa mi fa fare un pensiero bello: i libri sono un genere di prima necessità). Ma sugli ebook i legislatori hanno pensato di strozzare sul nascere il mercato letterario digitale, imponendo un’aliquota Iva del 20%, lasciandola salire al 22% come per l’abbigliamento e altri beni di consumo (ma come, il libro non era necessario come il latte, il burro, la frutta e la verdura?).

La campagna europea Un libro è un libro, partita il 31 ottobre, ha deciso di dare voce a tutti i coloro che non sono d’accordo con questa discriminazione ai danni dell’ebook. Perché l’ebook è un libro, proprio come quello di carta, un genere di prima necessità, che potrebbe aiutare l’editoria italiana a recuperare quel lettore pigro che non sa separarsi dal tablet o dallo smartphone, e che di spendere 18 euro per un cartaceo proprio non vuole saperne. Per non parlare poi del salto di qualità nella vita degli studenti, grandi e piccoli, ma la transizione digitale dell’editoria scolastica è tutta un’altra (brutta) storia…

E così è stato tutto un fiorire di tweet fotografici con pollice verso e messaggi di sostegno a questa inversione di tendenza. E se pensate che la cosa abbia coinvolto solo sfigati redattori o grigi responsabili commerciali, vi sbagliate: anche Sophie Kinsella ha dimostrato di avere a cuore la causa.

Così il Governo ha detto “Sì, equipariamo l’aliquota Iva degli ebook a quella dei libri”. Bellissimo, tutti contenti. Tranne Bruxelles. Dal 1 gennario 2015 l’Unione Europea infatti farà entrare in vigore il cosiddetto sistema comune d’imposta, introdotto per limitare al massimo la concorrenza fiscale fra i diversi Paesi ed evitare che un acquisto venga fatto in uno Stato piuttosto che in un altro solo per ragioni fiscali.

Quindi l’Italia rischia l’apertura di una procedura di infrazione: già Francia e Lussemburgo avevano dovuto far marcia indietro e riportare l’aliquota dal 3% al 15%, in linea con gli standard europei. Questa infatti è l’aliquota applicata a tutti i servizi digitali acquistabili in Europa. Per di più dal 2015 l’Iva sarà calcolata sulla base della nazione europea in cui il libro viene venduto, e non acquistato: un grosso problema che potrebbe dare qualche noia ad Amazon, Apple e Kobo.

Che fare dunque? Gioire o disperarsi per questo emendamento che sembra avere già il fiato corto? A mio parere gioire: anche se per poco, questo gesto è un segnale positivo perché significa che in Parlamento – dove si è scelto di rinunciare a un prelievo fiscale di 7,2 milioni di euro da recuperare dal fondo per gli interventi strutturali di politica economica – qualcuno ha a cuore la sorte del libro. Magari è ora di portare il pollice verso (non solo virtuale) anche a Bruxelles per ribadire che sì, signori, “Un libro è un libro”.

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Stefania nasce nel '82, mentre in Portogallo si dava alle stampe l’allora sconosciuto Il libro dell’inquietudine di Pessoa. Il suo destino sembra essere legato all’editoria: lavora per 10 anni in 4 diverse fucine editoriali. Sin dai tempi dell'università, scrive di libri su vari portali. Ora lavora come web editor freelance, scrive di libri, finanza e lifestyle e, quando è tempo, fa l’olio più buono del mondo.
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