Inter-Chievo: déjà vu nerazzurro2 min read

4 Maggio 2015 Uncategorized -

Inter-Chievo: déjà vu nerazzurro2 min read

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inter-chievo
@FcInternazionaleMilano

Leggo e riporto dal dizionario:
déjà vu
deʒavˈy/
2. sostantivo maschile. 
In psicologia, sensazione di aver già vissuto in precedenza una situazione che si sta attualmente verificando.

Ecco, questo ho vissuto per i 90′ di Inter-Chievo. Una partita già vista mille volte, di quelle che dopo 10′ ti fanno dire “Oggi non si segna nemmeno se allargano la porta” e in cui senti l’odore della fregatura su un rimpallo all’ultimo minuto. All’Inter succede spesso, basta che una piccola si presenti a San Siro chiudendo ogni spazio e la sfida prende il seguente binario: inizio propositivo, poi lentissimo possesso palla, qualche inutile fiammata e poi nella ripresa, quando ci si sbilancia per provare a vincere, contropiedi avversari in fila, fino al gol. Almeno contro Paloschi e compagni Handanovic ha evitato quest’ultimo passaggio, per il resto ce ne sono state almeno un migliaio di partite così nelle ultime stagioni, ovviamente quasi solo a San Siro.

Perché? Perché per vincere partite come queste servirebbe saper giocare a calcio. Ho visto un pezzo di Siviglia-Real Madrid, la differenza nel possesso non è solo qualitativa, è anche di intelligenza calcistica: persino Pepe tra i blancos sa che per trovare un varco serve cambiare il fronte velocemente, per cui gioca al massimo a due tocchi. All’Inter no, per cui il giro-palla è di una lentezza esasperante e le avversarie non faticano nemmeno a chiudere gli spazi. Se a questo aggiungiamo l’atavica incapacità di saltare l’uomo e di fare un cross decente (in stagione 917 cross, solo 182 riusciti per un 19,8% di realizzazione), ecco che la frittata è fatta. Mancini ha fatto il possibile, il 4231 con cui ha provato ad aprire il campo non è servito, anche perché i subentrati sono sembrati fare a gara per chi gioca peggio, lasciando poi spazi enormi in cui il Chievo (tatticamente perfetto, non a caso è la quarta miglior difesa in a) è andato a nozze rischiando pure di vincerla.

Nulla di nuovo, quindi, se non che quantomeno si è rimasti aggrappati alla zona Europa League. Continuo a crederci poco, però tant’è, il quinto posto è ancora a tre punti. Un minimo di continuità è stata trovata, se non a livello di prestazione quanto di risultati, ma che questa squadra sia psicologicamente particolare (oltre che non eccellente) lo dimostra il fatto che nelle ultime due stagioni per undici volti abbia fallito il tentativo di centrare tre vittorie consecutive. Senza considerare il problema San Siro, visto che l’Inter va meglio fuori che in casa. Mi ripeto, nulla di nuovo. Beato l’ottimismo di Mancini.

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Classe 1990, trapiantato a Milano ma orgogliosamente friulano, collaboro dal 2011 con il Messaggero Veneto, dal 2013 con Libero e dal 2015 su FabbricaInter, occupandomi prevalentemente di sport. Il mio film preferito è "The Blues Brothers" e John Belushi è la mia guida spirituale, anche se Dio è portoghese.
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