Bambini, non problemi: sull’inclusione scolastica si può fare di più2 min read
Reading Time: 2 minutesArché è una fondazione che offre servizi di supporto e cura per bambini e famiglie vulnerabili, accompagnandole nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa. Nella sua mission figura anche la promozione di una cittadinanza attiva e solidale. Per questa ragione ha ideato questo progetto insieme alla redazione di Le Nius: una serie di articoli su temi al centro del dibattito sociale e politico.

Li chiamano alunni difficili, problematici, fragili. Sono quei bambini e ragazzi che fanno più fatica ad imparare, integrarsi nella classe, tenere un comportamento conforme alle aspettative. Spesso provengono da contesti familiari conflittuali, disgregati, segnati da povertà economica e culturale. Talvolta vivono in quartieri difficili e possono avere alle spalle storie di migrazione, sradicamento, discriminazione. In altri casi le difficoltà possono essere legate a disabilità più o meno gravi, disturbi dell’apprendimento o dello spettro autistico.
Tutti loro partono con una pesante eredità, ma hanno una stessa ancora di salvezza, almeno in teoria. Si chiama scuola, ed è il luogo in cui si impara a vivere con se stessi e con gli altri, ad affrontare le difficoltà e a trovare soluzioni.
In queste settimane di isolamento a causa dell’emergenza Covid-19, sono proprio loro i più esposti al pericolo di perdersi tutto ciò che la scuola può offrire. Dal semplice, ma importante, tempo passato lontano dal contesto di origine, alla relazione con in compagni; passando per la didattica, a cui forse non riusciranno a stare dietro attraverso i mezzi tecnologici, se accanto non hanno qualcuno in grado di guidarli e incoraggiarli.
Al di là di questo momento eccezionale, il tema è comunque sempre aperto: come si pone la scuola italiana rispetto all’inclusione degli alunni più fragili? È in grado di offrire a tutti le stesse opportunità, prestando la dovuta attenzione alle esigenze particolari dei più fragili?