Fognini e i suoi fratelli: il 2013 dei tennisti italiani7 min read

20 Novembre 2013 Uncategorized -

Fognini e i suoi fratelli: il 2013 dei tennisti italiani7 min read

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Fabio FogniniA guardare i risultati, le classifiche ATP, la Coppa Davis, il 2013 sembra essere stato un anno davvero positivo per il tennis maschile italiano: 2 tornei ATP vinti, Fabio Fognini numero 16 al mondo, Andreas Seppi numero 25, l’Italia di Davis che ritorna dopo tempo immemore nei quarti di finale, Gianluigi Quinzi che trionfa a Wimbledon nel torneo juniores. Numeri e risultati da movimento in salute citando un’espressione tanto cara ai vertici della FIT (Federazione Italiana Tennis), peccato che venisse utilizzata anche in periodi di vacche più magre.

Sicuramente il protagonista principale di questo 2013 è stato Fabio Fognini. Il ventisettenne di Arma di Taggia (provincia di Imperia), per molti, anche per chi scrive, è il tennista italiano più talentuoso e più interessante di questa generazione. Durante questa stagione ha fatto dei notevoli passi avanti, e complice anche una favorevole combinazione di punti ATP, per qualche settimana è stato anche nei Top 15, livelli che il tennis italiano non raggiungeva dai tempi di Corrado Barazzutti.

Talentuoso, dotato di un bellissimo dritto, un rovescio solido, capace di piazzare accelerazioni improvvise e palle corte per spezzare l’equilibrio dello scambio, Fabio è il classico esempio di genio e sregolatezza della racchetta. Annoiarsi durante un match di Fognini è praticamente impossibile, si può trovare di tutto: giocate bellissime, errori assurdi, set e partite rimessi in discussioni o rimonte impossibili, passaggi a vuoto lunghissimi e momenti di esaltazione totali. Può tenere testa ai primissimi del mondo, sfiorando o buttando al vento, delle incredibili vittorie, o può perdere malamente contro avversari molto più deboli di lui.

La polemica con i giudici di sedia o con i giudici di linea in un suo incontro praticamente non viene quotata, è una pertinenza di ogni suo incontro, così come qualche gag con il pubblico che sorride, divertito o indispettito a seconda del contesto. Inoltre durante i suoi incontri non riesce quasi mai a stare zitto, ha bisogno di parlare: con se stesso, con qualcuno del pubblico, con il suo team in tribuna, nuovamente con sé stesso, con il giudice di sedia, pare essere questa, la maniera più efficace per concentrarsi e per dare il meglio.

Ho avuto modo di vederlo in scena per la prima volta a Montecarlo nel 2009 in un terzo turno contro Andy Murray. Una partita largamente dominata, in cui aveva praticamente chiuso in un angolo lo scozzese, ma che è riuscito a gettarla al vento perdendola in due set. Un po’ perché mi ha fatto tornare alla mente il buon vecchio Paolino Canè, ricordo della mia infanzia, un po’ perché naturalmente attratto dall’irrazionale nello sport, l’ho subito eletto mio preferito tra gli italiani. Nonostante susciti molte antipatie tra gli addetti ai lavori e non, per la sua apparente indolenza e arroganza e alcuni comportamenti al limite della maleducazione, a me diverte e sta simpatico anche per questo. I progressi in questi 4 anni sono stati importanti, e le 12 partite consecutive vinte a Luglio, portandosi in dote Stoccarda, Amburgo e la finale di Umago, sono state il momento più alto della carriera di Fognini. E lo sono pur essendo tornei minori, e pur non avendo affrontato avversari impossibili.

Riuscire a vincere con continuità quando si è favoriti, è un indice di maturazione, specie per le caratteristiche elencate sopra. Ma il 2013 di Fabio è stato anche la semifinale di Montecarlo, la bella stagione sul rosso, la sua superficie preferita, i bei risultati a Indian Wells e Miami, le belle prestazioni contro Djokovic, e contro Nadal a Parigi, la vittoria a Torino in coppa Davis contro Dodig nel punto decisivo. Ma anche prestazioni pessime, come la sconfitta al primo turno agli US Open contro Ram (che sembrerebbe essere la memoria di un computer, ma è un tennista americano), dove è riuscito a esprimere in una partita tutti i lati negativi del suo carattere.

Cosa può fare Fabio nel 2014? Sarà un anno in cui avrà molti punti da difendere, per cui sulla carta si presenta come un anno più difficile. Ma Fognini dà l’impressione di avere qualche colpo in canna: vincere un torneo più importante, magari sul rosso, compiere un’impresa con un Fab Four, arrivare lontano al Roland Garros, migliorare sulle altre superfici, dove comunque ha dimostrato di poter farsi valere, magari portare lontano l’Italia in Coppa Davis. Staremo a vedere, l’augurio è che si veda più spesso la bella versione di Fabio, divertente, ma sempre più determinato e concentrato in campo.

La stagione di Andreas Seppi, numero 2 italiano e rispettabilissimo numero 25 ATP, forse è stata leggermente deludente rispetto alle ultime. Se infatti nel 2011 era riuscito a vincere il torneo di Eastbourne sull’erba, e nel 2012 il torneo di Belgrado sul rosso e il torneo di Mosca sul veloce, nel 2013 l’albo d’oro del tennista di Caldaro (provincia di Bolzano) è rimasto così com’era a Dicembre 2012.

Andreas SeppiAndreas Seppi è un tennista diverso da Fabio Fognini, sicuramente meno dotato tecnicamente meno spettacolare, ma è un professionista serio, un bravissimo ragazzo, concreto, volenteroso, e la posizione numero 25 con un best ranking 18, è un premio meritato per la sua carriera. Da sempre il suo allenatore è Massimo Sartori, un sodalizio che dura dal 1995 quando Andreas Seppi aveva ancora 11 anni. Qualità: riesce a difendersi e ad ottenere dei buoni risultati su ogni superficie, paradossalmente l’erba è la superficie dove riesce ad esprimere il suo miglior tennis. Da questo punto di vista rappresenta quindi un’eccezione considerando il rossocentrismo di tennisti e allenatori italiani. Difetti: non ha un colpo particolarmente prediletto. Però sa lottare, ha una buona resistenza, infatti i suoi migliori risultati quest’anno sono arrivati negli Slam, con gli ottavi di finale raggiunti sia negli Australian Open che a Wimbledon. In entrambi i casi è stato sconfitto: a Melbourne per opera del francese Jeremy Chardy in quattro set, e a Wimbledon per opera di Del Potro. C’è rammarico soprattutto per la sconfitta contro Chardy, tennista ampiamente alla portata di Andreas Seppi, per quanto poi questo risultato ha consentito al bolzanino di raggiungere il suo best ranking, appunto al numero 18.

Se c’è un tratto in comune tra Seppi e Fognini, è l’imprevedibilità degli andamenti delle partite. Infatti anche con Seppi è facile assistere a rimonte clamorose, fatte e subite, a partite perse per degli errori nei momenti decisivi, a partite riaperte che sembravano perse, e ad occasioni gettate letteralmente alle ortiche.

La critica più comune per Seppi è la mancanza di spettacolarità e più in generale di bellezza nel suo gioco, nonostante riesca abilmente a far giocare male l’avversario. E’ facile trovare anche dei neologismi tra i critici di Andreas: tipo una partita seppica, in cui l’avversario più debole riesce a far giocare male il giocatore più quotato. C’ anche il classico game seppico, ossia in un set particolarmente equilibrato, magari senza break, si arriva al 4-5 oppure al 5-6 con Seppi al servizio, e puntualmente arriva un break, proprio nel momento decisivo. Parte delle critiche sono state spazzate via negli ultimi 3 anni, in cui sono arrivate le prime vittorie, e delle belle prestazioni anche a livello di gioco. Il momento migliore per Seppi è stato negli ottavi di finale l’anno scorso al Roland Garros, quando ha sfiorato la vittoria contro Djokovic, facendo vedere il suo miglior tennis soprattutto nei primi due set, prima di subire l’inevitabile ritorno del campione serbo. Ci si aspetta per Andreas un 2014 migliore di questo 2013, convinti che l’impegno da parte sua sarà sempre il massimo.

Per completare la panoramica sul tennis maschile italiano, non si può non parlare della grande promessa sulla quale sono riposte le speranze per i prossimi anni: Gianluigi Quinzi. Il ragazzo classe 1996 è il tennista più interessante dei suoi pari età. Ha vinto anche Wimbledon Juniores ed è secondo molti addetti ai lavori destinato ad una grande carriera; sarà importante gestire la transizione dai tornei Juniores ai tornei ATP, che è una fase cruciale nella carriera di un tennista. Speriamo di poter scrivere di imprese di Quinzi nel mondo dei grandi.

Un plauso va anche a Filippo Volandri, che a discapito delle 32 primavere, tra challenger e punti ATP racimolati a destra e a manca è riuscito a chiudere il 2013 nei primi 70, e non ne vuole sapere di mollare. Così come valgono una menzione Paolo Lorenzi e l’inossidabile Potito Starace subito dopo i primi 100. Infine chiudiamo con Simone Bolelli, la promessa mai sbocciata del tennis italiano, alcuni lo avevano paragonato a Omar Camporese, altri, un tantino audaci, ne avevano parlato come di un novello Federer. Purtroppo quest’anno quando sembrava essersi messo alle spalle le sue insicurezze e poter raggiungere dei risultati discreti sia in singolare che in doppio, è stato bloccato nuovamente da un infortunio al polso. A Simone va il nostro in bocca al lupo augurandoci di rivederlo in campo nuovamente nel 2014.

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2 Commenti
  1. Beppe Ruggiero

    Un po' troppo buono con Seppi, però è davvero un bell'articolo. Completissimo. Io penso che l'anno prossimo entrambi chiuderanno qualche posizione più in giù, tutto sommato risultati difficili da pronosticare quest'anno.

  2. Gabriele

    Grande Enzo! Bella panoramica su questo nostro movimento non esattamente 'in salute' come qualcuno vorrebbe farci credere, ma con alcune belle realtà e qualche interessante prospettiva per il futuro. Su Fognini ti dò atto di avermene parlato in termini positivi in tempi non sospetti. Quanto a Seppi, hai dimenticato il celebre "braccino seppico" :-D

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