Alla scoperta dell’ozploitation6 min read
Reading Time: 5 minutesWolf Creek 1 e 2 di Greg McLean (2005 e 2013)
Facciamo un balzo nel presente e arriviamo all’ozploitation oggi. L’Australia è presa d’assalto dai turisti, soprattutto backpackers, che affascinati dalle sue foreste primordiali, dai suoi deserti popolati dai dingo, dalla sua natura selvaggia e ribelle, vanno alla ricerca dell’avventura in the middle of nowhere. E le probabilità di tornare da dove sono venuti diminuiscono drasticamente se, in quel quadrato di nulla, si imbattono in Mick Taylor, all’apparente un rozzo contadino, in realtà un intelligente e sofisticato serial killer.
La storia si ispira a fatti realmente accaduti e ai numerosi casi di persone scomparse che si verificano ogni anno Downunder.
Oltre ai protagonisti in carne e ossa, McLean filma con talento documentaristico la sua madre patria, valorizzandone la sua naturale bellezza e i suoi immensi spazi aperti, per poi ribaltare tutto, appenderci letteralmente a testa in giù e mostrarci il lato oscuro di quella terra senza confini dominata da isolamento e aridità.
Il secondo capitolo mantiene il serial killer protagonista, ma la storia ricomincia da zero e dà vita a un sequel indipendente ancora più spassoso del primo.
Nel film del 2005 abbondano torture e sangue, in quello del 2013 le torture non mancano, ma il vero punto di forza è l’ironia: il malcapitato inglese di turno – catturato dopo un bellissimo inseguimento on the road che strizza l’occhio a Duel di Spielberg – dovrà dimostrare al vecchio Mick di conoscere usanze e tradizioni australiane, per conservare le sue dita. E così l’horror, oltre a tenerci incollati allo schermo, ci dà lezioni di cultura generale australiana.