Feel blues2 min read

18 Dicembre 2013 Cultura -

Feel blues2 min read

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blues_oggi_sempre
@Jeroen Peerbolte

Vi sentite malinconici? Beh allora siete sulla strada giusta per apprezzare il blues. Feel blue infatti significa proprio questo.

Sì, lo so. Sentiamo blues e ci vengono in mente campi di cotone, vagabondi con la chitarra e l’armonica, voci nere strascicate e dolci. Un altro tempo, un altro luogo. E invece… la malinconia è universale. E il blues è proprio la colonna sonora più adatta per viverla fino in fondo. E vincerla.

La canzone blues è molto semplice, ripetitiva, quasi un mantra. La strofa sale, ha il suo apice e poi ridiscende. Uno schema fisso, ideale per la creatività del singolo.

Nata fra gli schiavi africani, si porta l’Africa dentro. Anche per il suo tono spesso solenne, un po’ oracolare. Canto di libertà perduta, canto per riprendere la libertà.

Semplice, il blues. Basta la voce e una chitarra. O un piano. Batterete il ritmo col tacco. Ed è finita lì. Strumenti essenziali. Una chitarra fatta con una scatola di scarpe e una corda. L’armonica in bocca, che sta in tasca. La washboard, l’asse per lavare i panni, a vivacizzare il ritmo.

Una musica semplice e ancestrale ben si presta a incontrare, a mescolare. Fin dagli anni ‘20 dialoga da vicino col fratello jazz, urbano, frutto di culture diverse, polistrumentale quanto il blues delle origini è rurale, omogeneo, parco di strumenti.

Ma dal blues gemma anche il rock’n roll. Cioè, il blues è nientemeno che il nonno del rock, cioè la musica per eccellenza degli ultimi 60 anni in Occidente.

Ascoltate le prime canzoni di gruppi tipo Beatles o Rolling Stones (il loro stesso nome è un brano di Muddy Waters), e sentirete ancora forte e chiaro il peso del blues. Ed Eric Clapton? La sua celebre Slow Hand si è formata proprio sul blues.

Acque Fangose. Lupo Urlante e tanti altri, erano i nomi di carismatici bluesmen nati cent’anni fa sul Missisippi. Leggende per gli appassionati del genere. Un genere che ha travalicato i suoi stessi confini.

Perché quando sei malinconico, vuoi che passi presto. Il blues può segnare il ritmo di quel “presto”.

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Aspirante antropologo, vive da sempre in habitat lagunar-fluviale veneto, per la precisione svolazza tra Laguna di Venezia, Sile e Piave. Decisamente glocal, ama lo stivale tutto (calzini fetidi inclusi), e prova a starci dietro, spesso in bici. Così dopo frivole escursioni nella giurisprudenza e nel non profit, ha deciso che è giunta seriamente l'ora di mettere la testa a posto e scrivere su tutto quello che gli piace.
6 Commenti
  1. Fabio Colombo

    un buon modo per conoscere i musicisti che hai citato è la visione del film "Cadillac Records". Non che sia un film eccezionale ma fa conoscere i grandi bluesmen degli inizi e un po' del clima che si respirava.

    • Pier

      Non lo conoscevo mica, ora ho visto che è una biografia di Chess, fondatore della mitica Chess Records di Chicago, ''la'' casa discografica x eccellenza del periodo più glorioso del blues classico, il Chicago Blues, nato tra i locali che ospitavano nottetempo le performance degli operai della Windy City… Grazie x la segnalazione!

  2. Ste

    mi piace molto il blues e molti dei musicisti che citi negli anni ho imparato ad ascoltarli. Credo ke il blues dia il suo meglio dal vivo e penso che ascoltarlo in casa sia tutta un altra storia, forse ne perde anche un po’.

  3. Pier

    Concordo! a meno che in casa tu non possa urlare assieme alla voce del cantante o mimare i piano o guitar solos...

  4. lorenzo

    il blues per uno veramente scarso in musica come me è un invito a nozze anche perchè coniuga benissimo una certa semplicità dal punto di vista musicale con la malinconia, uno degli stati d'animo più piacevoli e da me più ricercati in cui amo calarmi quando ho un po' di tempo libero per fotografare....bella foto, dice quasi tutto

  5. Pier

    Già il blues è una colonna sonora ''vuota'', una grande crépe da riempire con i nostri sentimenti e stati d'animo.

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