EZLN, 20 anni di rivoluzione zapatista. Il discorso del Subcomandante Marcos5 min read

9 Gennaio 2014 Mondo Politica -

EZLN, 20 anni di rivoluzione zapatista. Il discorso del Subcomandante Marcos5 min read

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@tj scenes

C’era una volta il 1994… Così potrebbe iniziare il racconto di una delle rivoluzioni più riuscite e clamorose avvenute nel XX secolo, che ha sconfinato oltre il millennio e si propone di resistere ben oltre.

In una terra dove il neoliberismo e le narcomafie hanno parola di vita e di morte sulle persone, il Messico, un gruppetto di rivoluzionari armati arriva a San Cristobal, Chiapas. È il 1 gennaio 1994, data simbolicamente molto importante perché segna l’entrata in vigore del North American Free Trade Association, il cavallo di Troia della politica neoliberista nordamericana in tutto il continente.

L’esercito Zapatista, tra cui spicca un uomo alto, carismatico e vestito di nero con il passamontagna, il Subcomandante Marcos, sceglie il Chiapas come territorio di una battaglia che sarà globale: un territorio ricco di risorse e una popolazione indigena ridotta in povertà assoluta.

Quel giorno gli zapatisti radunano i turisti nella piazza di San Cristobal, più per evitare possibili attacchi strumentali dei militari del governo che per avere degli ostaggi, promettendo di rilasciarli l’indomani, direzione Cancún. Pare che accortisi di non essere in pericolo, alcuni turisti iniziarono a protestare per non poter continuare i loro itinerari programmati.

Si narra che allora il Subcomandante Marcos, dimostrando sin da subito una grande ironia, rispose a uno di loro:

Scusi il disturbo, ma qui è in atto una rivoluzione

L’EZLN da quel 1 gennaio 1994 ha sparato solo pochi colpi di fucile, i primi giorni della rivoluzione, poi ha lavorato per costruire molteplici comunità autonome, dove giustizia e solidarietà rappresentassero le stelle da seguire. Da apparente conflitto regionale, il Movimento Zapatista ha creato una lotta globale, che ha visto il Chiapas eletto a modello in tutto quel mondo che si riconosce nella ricerca di altri mondi possibili, in opposizione alle politiche neoliberiste che fanno la voce grossa a qualunque latitudine.

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@nrahaim

Opposizione al capitalismo, autogoverno, partecipazione: questi i pilastri della rivoluzione zapatista. In occasione dei 20 anni le escuelitas hanno accolto gli attivisti internazionali per mostrare al mondo cosa succede davvero nelle comunità zapatiste: sono ancora tanti infatti i tentativi da parte di giornali e media mainstream -soprattutto messicani, gli altri nemmeno ne parlano- di ricoprire di bugie quello spaccato di mondo alternativo di cui nessuno parla se non per infangare; troppa la paura che il modello diventi fonte di ispirazione e di azione.

Le comunità zapatiste resistono alla guerra a bassa intensità dei 51 distaccamenti militari che le assediano, e sviluppano da 20 anni una politica dal basso che ha cambiato completamente il loro mondo e non solo il loro. Le testimonianze internazionali, come quella dei ragazzi italiani di #20zln, stanno lì a documentare immagini di una lotta che ogni giorno si sviluppa e guarda al futuro, ispirando migliaia di persone in tutto il mondo.

La figura di riferimento, divenuta icona a livello mondiale, dell’EZLN è il Subcomandante Marcos, misterioso combattente poeta con il passamontagna che negli anni ha prodotto una vera e propria letteratura di riferimento con storie, racconti, miti, narrazioni, discorsi che si intrecciano e vanno a formare il firmamento zapatista.

Per chi vuole capire meglio di cosa si sta parlando, consiglio Racconti per una solitudine insonne, I racconti del vecchio Antonio e Libertad y Dignidad.

Si intuisce la portata degli scritti di Marcos anche dagli editori di altre sue opere: in Italia Tropea ha pubblicato Morti Scomodi, scritto insieme Paco Ignacio Taibo II e la Mondadori Nei nostri sogni esiste un altro mondo.

Una rivoluzione quindi che è governo ma anche parola, conflitto globale e allo stesso tempo battaglia mondiale contro il Golia neoliberista, che spazza via le popolazioni indigene e appiattisce cultura e tradizioni a prodotto da consumare one shot.

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@nrahaim

Per questi 20 anni il Subcomandante Marcos ha voluto lanciare un messaggio, che molto dice di quello che sono oggi gli zapatisti:

«Noi non siamo mai morti, anche se loro si sono impegnati a far credere ai media di ogni tipo che lo eravamo, noi siamo risorti come Indigeni Zapatisti che sempre siamo stati e sempre saremo.

In questi anni abbiamo potenziato e migliorato in maniera significativa le nostre condizioni di vita. Il nostro livello di vita è superiore a quello delle comunità indigene affini al governo di turno, le quali ricevono solo l’elemosina e sperperano quei soldi in alcool e articoli inutili. Le nostre abitazioni migliorano senza per questo intaccare la natura ed imponendole, quindi, un percorso che le è sconosciuto.

Nei nostri villaggi, la terra che prima era utile solo a ingrassare il bestiame dei latifondisti e dei proprietari terrieri, ora produce mais, fagioli e verdure che splendono sulle nostre tavole. Il nostro lavoro ci dona la doppia soddisfazione di provvedere al necessario per farci vivere onestamente e di contribuire alla crescita collettiva delle nostre comunità. I nostri figli e le nostre figlie vanno ad una scuola che le insegna la oro propria storia, quella della loro patria e del mondo, come insegna le scienze e le tecniche necessarie per accrescere il proprio sapere senza smettere di essere Indigeni.

Le donne indigene zapatiste non sono vendute come mercanzia. Le Indigene affiliate al PRI vanno nei nostri ospedali, cliniche e laboratori perché quelli del governo non hanno medicine né strumentazioni né dottori né personale qualificato.

La nostra cultura prospera, non per l’isolamento ma per l’arricchimento dovuto al contatto con le culture degli altri popoli del Messico e del Mondo.

Governiamo e ci governiamo autonomamente, cercando sempre il confronto prima dello scontro. Tutto questo è stato raggiunto non solo senza il Governo, la classe politica e i media che li appoggiavano, ma anche resistendo ai loro attacchi di ogni tipo.

Abbiamo dimostrato ancora una volta che siamo ciò che siamo.
Con il nostro silenzio abbiamo affermato la nostra presenza.

È territorio zapatista, è Chiapas, è Messico, è America Latina, è la Terra. Ed è dicembre 2013, fa freddo come 20 anni fa e, come allora, oggi ci ripara una bandiera: quella della ribellione.».

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Lo appassionano filosofia, semiotica e Fc Internazionale. Prova a prendersi cura della comunità di Le Nius, in pratica delle relazioni con le persone. Formatore nelle scuole. Per lavoro si occupa di strategie digitali. davide@lenius.it
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