Dopo Vicenza-Entella serve un’impresa. Facciamola2 min read

7 Maggio 2015 Uncategorized -

Dopo Vicenza-Entella serve un’impresa. Facciamola2 min read

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@VicenzaCalcio

Coraggio, gambe, testa e cuore. È dura ma bisogna tirare fuori queste queste quattro cose per portare a casa quella che a questo punto sarebbe un’altra impresa, dopo – ricordiamolo – averne già compiuta una arrivando a tre giornate dalla fine a giocarsi la promozione. Almeno per provarci, perché è vero che dopo il pareggio con l’Entella – tra un Gavillucci fastidioso e un gol che non voleva proprio arrivare – recuperare 4 punti in tre partite è difficile, ma questo non è un buon motivo per “mandare in mona” tutto. Ci siamo conquistati questa possibilità, abbiamo corso e recuperato posizioni, quindi bisogna finire bene, no? Ancor di più perché non abbiamo nulla da perdere: tutti sappiamo dove eravamo un anno fa e l’occasione non va sprecata. Male che vada, i playoff sono già lì, “matematici”, a offrirci un’altra strada.

Ma per farla breve prima di tutto ci vuole coraggio. Le tre partite che dobbiamo giocare – Spezia, Livorno e Frosinone – sembrano il classico tappone di montagna del Giro d’Italia, con tre salite che rischiamo di spaccarti subito le gambe se le sottovaluti o le approcci con sufficienza. Dal 1′ minuto fino al 90esimo più che le qualità tecniche va messa da parte la paura. Si tratta di metterci sempre la gamba, rincorrere l’avversario, non perdere tempo a disperarsi se pigli un palo o sfiori il gol. Intanto si parte con questo… Poi si deve, soprattutto, correre.

E qui ultimamente abbiamo qualche problema. Squadra stanca, e dopo 39 partite chi non lo sarebbe, con gente chiave come Laverone – al quale non si può dir nulla, visto che da inizio stagione si fa tutta la fascia servendo cross a Cocco – che va fatta rifiatare, mettendo in campo – sul serio – chi è più fresco. Ragusa, Vita o Sbrissa, per dirne tre, devono alzarsi dalla panchina, entrare e fare la differenza. È utile adesso, e sarà utile dopo nel caso ce la dovessimo giocare ai playoff.

Poi ci vuole testa. L’intelligenza di capire che se “non ne hai” è meglio tenere palla, far correre l’avversario, aspettare con pazienza che si apra un varco, un pertugio, e colpire con decisione. Senza “giochini”, senza “numeri” – vero Moretti? – e con semplicità, anche brutti ma pragmatici e concreti. Quella testa, ogni tanto, da lasciare andare, perché con l’Entella, quando abbiamo cominciato a collezionare calci d’angolo, sarebbe bastato tenerli lì a difendersi, magari rischiando qualcosa in più, per buttarla dentro sotto la Sud.

Infine il cuore, il “vecchio cuore biancorosso”. Quel cuore che fa “bruciare” nel giro di due ore tutti i biglietti disponibili in curva per la partita con il Frosinone, quel cuore che farà ribollire il Menti ma non solo, visto che in trasferta ultimamente “abbiamo giocato in casa”. Quel cuore che, se lo metti in gioco, ti fa dire di non aver alcun rimpianto. Mettiamolo in campo e sugli spalti, a noi basta solo questo.

 

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Collettivo della curva sud del Romeo Menti, teatro delle imprese del Lanerossi Vicenza. Qui saremo la sirena d’allarme per un calcio moderno alla deriva: in trasferta ci portiamo il cabernet, non la tessera. Allo stadio andiamo con la sciarpa biancorossa, non i bastoni. Potrà cambiare il clima ed il cielo, mai la nostra bandiera, biancorossa per sempre.
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