In viaggio da sole: quando a partire sono le donne11 min read
Reading Time: 8 minutesMi capita di viaggiare spesso da sola. Niente di che, brevi spostamenti dal mio paesino tra le colline toscane a Firenze e da lì a Milano, Pisa, Parma, Bologna… e ritorno. Spostamenti piccoli che però mi fanno riflettere su quanto sia bello decidere di mettersi in viaggio da sole, potendo disporre del proprio tempo in autonomia, definendo spazi e confini.
Un’esperienza, quella del viaggio in solitaria, che accomuna sempre più donne anche in Italia. Sono infatti moltissime quelle che come me viaggiano da sole per svago, vacanza o lavoro; fidanzate, sposate, single. Donne che scelgono di partire in barba all’odioso stereotipo che “se parti da sola di sicuro sei una single in cerca di avventura oppure una sfigata senza amici”.
Circa una paio di mesi fa come redattore di Le Nius mi è stato chiesto di parlare proprio di donne in viaggio da sole alla fiera Fa’ La Cosa Giusta di Milano, all’interno di un incontro intitolato Io viaggio da sola.
Ci si chiedeva perché sempre più donne decidono di partire da sole, questo che effetto ha sull’ambiente che le circonda (amici, familiari, partner…) e, soprattutto, che significato ha oggi per una donna viaggiare da sola?
Negli ultimi anni le donne che hanno deciso di affrontare un viaggio da sole sono state sempre più numerose, tanto che possiamo davvero parlare di un boom. Una ricerca realizzata nel 2015 da Newsweek rivela che il numero di donne che viaggiano e fanno turismo da sole è aumentato del 70% negli ultimi 10 anni.
Per quanto riguarda l’Italia, secondo una ricerca condotta dal centro studi sul turismo JFC e riportata da Il Venerdì di Repubblica, tre anni fa le solo female traveler italiane erano poco più di 430 mila, mentre nel 2017 sono state oltre 517 mila e la previsione è che a breve si arriverà a superare il milione a stagione. Tra il 2016 e il 2017 l’incremento è stato di quasi il 10%. Le viaggiatrici italiane hanno un’età media di 32 anni, otto su dieci parlano almeno una lingua straniera e in quasi il 50% dei casi hanno un partner.
Donne in viaggio da sole: le pioniere
Una cosa la dobbiamo dire: le donne non hanno iniziato a viaggiare da sole da un giorno all’altro. Se proviamo a ripercorrere la storia troviamo molte donne che hanno deciso di prendere il proprio bagaglio e partire alla scoperta del mondo. Forse sono meno famose dei loro colleghi uomini, ma questo non riduce l’importanza dei loro viaggi.
Una di loro, ad esempio, è l’irlandese Dervla Murphy della quale vi abbiamo raccontato la storia qualche tempo fa. Nel 1963 Dervla decide di partire da sola per l’India in bicicletta, inseguendo un sogno che coltivava fin da bambina. Andando più indietro nel tempo, sul finire degli anni venti troviamo Freya Stark (di origine inglese, ma cresciuta in Italia), la prima donna occidentale a viaggiare nel Deserto Arabico attraverso terre remote come le regioni occidentali dell’Iran, l’Arabia Meridionale, il Libano, Siria, Iraq, Persia. Al 1889 risale invece il viaggio di Nellie Bly, una reporter americana che ispirandosi al romanzo di Jules Verne fece da sola il giro del mondo impiegando solo 72 giorni. Più recente è il viaggio di Laura Dekker, olandese, che nel 2010 all’età di 14 anni è diventata la più giovane velista ad aver circumnavigato il mondo in un’unica tappa in solitaria.
Cosa ha spinto le prime donne viaggiatrici come Freya Stark e Nellie Bly a sfidare le convenzioni sociali che vedevano la donna dedita esclusivamente all’ambito familiare e a partire? Sicuramente la curiosità e il desiderio di conoscere il mondo. Un mondo che era molto meno esplorato e noto di quanto non lo sia oggi. Queste donne, con i loro viaggi, hanno contribuito ad affermare il ruolo di una donna libera e indipendente e le testimonianze che hanno lasciato in diari e fotografie non solo ci raccontano oggi le loro avventure, ma hanno rappresentato una grande fonte di ispirazione per le donne che si sono messe in viaggio dopo di loro. E testimoniano quanto la spinta a viaggiare e scoprire sia uguale e universale.
Come dice Marguerite Yourcenar:
Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
Le prime donne viaggiatrici/esploratrici si sono messe in viaggio inseguendo un sogno, un interesse o un’intuizione, superando i giudizi morali della propria epoca e le numerose difficoltà incontrate lungo il proprio cammino.
E oggi che significato ha, per una donna, viaggiare da sola?
Donne in viaggio da sole oggi
Ci troviamo in un momento storico in cui le donne rivendicano il proprio ruolo nella società, i propri diritti e la propria libertà. In generale, facciamo molte cose per affermarci, essere libere, metterci alla prova e spesso e volentieri lo facciamo da sole. Viaggiare è una di queste cose.
Secondo la ricerca condotta dal centro studi sul turismo JFC le motivazioni che spingono più del 90% delle solo female traveler italiane a mettersi in viaggio da sole sono affermare la propria indipendenza, accrescere l’autostima e ritagliarsi spazi privati; solo il 4,6% lo fa in seguito a una separazione o a un divorzio. E le numerose esperienze di viaggio in solitaria al femminile che si trovano in rete lo confermano.
Oggi ha meno importanza la dimensione dell’esplorazione (internet lascia poco spazio all’immaginazione) e restano il desiderio di avventura, indipendenza, di mettersi alla prova, superare i propri limiti e stare in contatto con se stesse. Di liste dei buoni motivi per viaggiare da sole oggi è pieno il web e alcuni li abbiamo raccolti anche noi qui. Ci sono, poi, donne che partono con lo scopo di supportare una causa, come Antonella Gentile che nel 2017 ha viaggiato da Roma a Capo Nord in bicicletta (circa 5000 chilometri) per raccogliere fondi a sostegno di un progetto idrico di Amref.
La cosa strana è che nel 2018 una donna che viaggia da sola può ancora sorprendere ed essere oggetto di giudizi morali e stereotipi. In Italia, più che in altri Paesi, la donna che viaggia da sola è ancora una figura incompresa. Ho ben presente le facce dei miei parenti che mi dicono “Come, vai da sola? Nessuno ti può accompagnare? Stai attenta…”.
Ne ho parlato durante l’incontro di Milano con Elisabetta Cerea, psicologa psicoterapeuta di indirizzo analitico transazionale e viaggiatrice in solitaria.
«Se nel resto del mondo ma soprattutto nel nord Europa il viaggio al femminile in solitaria è abbastanza diffuso, i paesi dell’Europa meridionale, come l’Italia, vedono un numero di gran lunga inferiore di viaggiatrici. Come mai? Quali sono i fattori che influenzano ed intervengono nella decisione di partire? Quali gli ostacoli che incontrano le donne viaggiatrici?
Come esseri sociali donna e uomo hanno bisogno non solo di individuarsi, di avere un’identità specifica e di realizzarsi, ma anche di appartenere, di far parte di un gruppo, una famiglia, una cultura, di avere delle caratteristiche simili con gli altri componenti dello stesso gruppo. Fin dalla nascita, il cucciolo d’uomo ha bisogno degli altri per soddisfare i suoi bisogni di sopravvivenza e non solo, ha bisogno che le persone intorno a lui lo riconoscano, gli diano attenzioni e cure. Questo crea necessariamente un legame con il contesto di appartenenza attraverso messaggi espliciti che riguardano cos’è giusto e cos’è sbagliato fare, dire, essere e ancora più potenti sono i messaggi non verbali che influenzano la personalità e ne rimangono a far parte.
Le donne viaggiatrici italiane hanno condiviso la lotta contro la società e cultura di appartenenza che spesso diceva loro “le donne sono deboli, sono in pericolo, non sono in grado di viaggiare da sole”. E per far questo si sono armate di: informazioni prima di partire, organizzazione e prenotazione quando serve, condivisione delle esperienze di altre viaggiatrici, buon senso, l’esperienza maturata passo dopo passo, l’insegnamento degli errori.»
Una donna che viaggia da sola smuove gli equilibri. Costringe parenti, amici e conoscenti a fare i conti con il fatto che non siamo degli esserini fragili e vulnerabili, angeli del focolare che hanno bisogno della scorta per uscire di casa. Costringe ad accettare il fatto che una donna che ha una casa, un partner, magari anche dei figli, può partire per fare un viaggio da sola e la sua famiglia resterà lì ad aspettarla senza alcuno sconvolgimento. Realizza una nuova visione dei ruoli. Richiede di comprendere che una donna in viaggio da sola potrà decidere di affiancarsi temporaneamente a un partner e che in questo non c’è nulla di male, ma anche che il motivo della partenza nella maggior parte dei casi non è proprio per niente la ricerca di un partner (occasionale o meno).
Scegliere di partire da sole non è scontato, farlo dovendo combattere anche contro le paure e le insinuazioni degli altri rende tutto molto più difficile, a volte impossibile.
«Tuttavia – continua Elisabetta Cerea – l’ostacolo più grande non è convincere famiglia e parenti. Prima di prendere la decisione di partire ci si confronta con il proprio conflitto interiore. I conflitti nascono tra una parte di noi che dice devo e l’altra che risponde voglio. Per questo spesso siamo proprio noi il primo ostacolo alla partenza. Una volta partite si scopre con sorprendente felicità che gli ostacoli ci sono e che si possono superare e che ogni esperienza che capita diventa un importante apprendimento di vita.
Non credo, però, che il viaggio in solitaria sia per tutti e nemmeno la persona che lo ha già fatto lo deve scegliere ad ogni viaggio della sua vita. Prima di partire è fondamentale avere chiari quali sono i propri bisogni. Si desidera partire da sole o si ha bisogno di compagnia? Si vuole conoscere persone viaggiando? Si è disposti all’avventura di non avere programmi o è importante prenotare gli spostamenti? Quali altri bisogni avete? Organizzate in modo che siano soddisfatti.
Il viaggio in quest’ottica diventa non solo un viaggio alla scoperta di terre e culture diverse dalla nostra, ma un viaggio alla scoperta di noi, delle nostre regole interne, dei nostri bisogni dei nostri valori, di come il contatto con la diversità possa condurci alla conoscenza di altri aspetti di noi che prima non immaginavamo e a nuove possibilità.»
La forza della rete
Se i fattori che tendono a limitarci nel nostro viaggiare da sole sono molti, è anche vero che stiamo contribuendo in maniera piuttosto decisa ad affrontarli; sia perché le donne che viaggiano da sole sono in costante aumento, sia perché sono molte quelle che raccontano la propria esperienza in rete.
È possibile che durante un viaggio in solitaria ci troviamo ad affrontare difficoltà e imprevisti, che alcuni paesi siano meno ospitali e poco sicuri per le donne. La fortuna, a differenza di quanto accadeva per le prime donne viaggiatrici, è che oggi esiste la rete e molti siti che parlano proprio di donne in viaggio da sole. Siti in cui le utenti raccontano la propria esperienza e danno consigli e suggerimenti contribuendo a creare degli spazi di confronto e ad aumentare la consapevolezza di cosa vuol dire viaggiare da sole.
Un po’ come i diari di viaggio delle prime esploratrici, i siti che parlano di donne in viaggio da sole rappresentano un’ispirazione e uno stimolo per molte donne che si avvicinano a questa esperienza, oltre che una fonte inesauribile di consigli e incoraggiamenti. Uno di questi siti è viaggiodasolaperche.com, di cui ho conosciuto le fondatrici Dana ed Elena durante l’incontro di Milano.
Dice Dana Donato: «Se un uomo dice che farà un viaggio da solo, il più delle volte suscita fascino e ammirazione; se invece a dirlo è una donna quasi sempre genera compatimento. Ecco quello che vogliamo fare è smentire e smontare questo stereotipo. Il viaggio solitario di un uomo o di una donna ha tantissimi aspetti simili, quello che cambia spesso è la preparazione o gli umori delle persone che stanno intorno. La donna è ritenuta più debole, quindi si amplifica l’alone di preoccupazione che anticipa la partenza. Ma lo stare all’erta, lo stare “sull’attenti” è il modo peggiore per viaggiare. Bisogna prevenire qualsiasi inconveniente, non essere sprovvedute, evitare rischi inutili, studiare bene la meta. Ma poi è fondamentale vivere ogni attimo con passione, felicità e comprensione»*.
L’obiettivo di un sito come Viaggio Da Sola Perché è quello di mettere in connessione le donne che viaggiano da sole, raccogliendo e diffondendo le loro storie e creando una rete basata su cooperazione, supporto reciproco e solidarietà. E credo che questo sia un punto molto importante perché, come si dice, l’unione fa la forza.
Viaggiare è come il vento, che ti porta dove vuole se sai seguirlo, che ti spinge avanti se sai imbrigliarlo e può condurti a perdere la strada ma anche farti scoprire luoghi remoti, che non avresti creduto esistessero. Viaggiare è come il sale, è come le spezie, cambia il sapore di tutto ciò che tocchi, ti lascia profumi e fragranze impigliate nel cuore. Viaggiare è come l’amore. Una grazia, un volo, qualcosa che non puoi prevedere.
Rula Jebreal
*tratto da un’intervista rilasciata a lastampa.it