Crowdmapping: quando la mappa è un’opera collettiva3 min read
Reading Time: 3 minutesEccoci alla terza puntata del nostro viaggio attraverso le mappe dei viaggiatori. In questa puntata parliamo di crowdmapping, ovvero quando sono le persone a creare mappe e cartografie segnalando luoghi ed eventi su una mappa geografica.
Il termine crowdmapping unisce infatti i due termini crowd (folla, moltitudine) e mapping (mappare). Si tratta di una nuova concezione del cartografare che fa appello alla collettività. Nel crowdmapping non c’è un singolo cartografo ma una collettività di residenti e utenti. Questo approccio nasce dall’unione di logiche partecipative bottom-up, nuove tecnologie digitali e dispositivi di geolocalizzazione come gps e tablet.
Il crowdmapping è figlio dei nostri tempi non solo per quel che riguarda l’utilizzo di nuove tecnologie e dispositivi ma anche per il ruolo della collettività nel definire temi e priorità e nel cooperare in maniera autonoma e spontanea. Basti pensare alle numerose piattaforme di crowdfunding dove singoli individui chiedono aiuto alla collettività per finanziare i loro progetti, agli open data (letteralmente “dati aperti”, ovvero banche dati non protette da brevetti e copyright a disposizione della collettività per essere utilizzati e rielaborati), oppure ai software open source frutto del lavoro di una comunità di programmatori indipendenti.
Il crowdmapping rientra quindi in un’ottica di crowdsourcing, cioè un modello di business nel quale la progettazione, la realizzazione e lo sviluppo di un progetto o idea sono affidati a un insieme indefinito di persone, non organizzate precedentemente. A questo proposito una lettura interessante è il libro di James Surowiecki La saggezza della folla.
Il crowdmapping è un fenomeno in crescita e dalle grandi potenzialità. Rende infatti possibile la segnalazione di luoghi pericolosi o interessanti grazie alla fusione delle segnalazioni dei singoli individui. Le segnalazioni confluiscono in un’unica mappa sempre a disposizione e sempre più dettagliata, consultabile da tutti.
Crowdsourcing e Crowdmapping
Un progetto di crowdsourcing con interessanti applicazioni anche nell’ambito del crowdmapping è la piattaforma Ushahidi. Si tratta di un’azienda no-profit che sviluppa un software open source per la raccolta, visualizzazione e geolocalizzazione interattiva di informazioni.
Le origini di Ushahidi risalgono al 2007 in Kenya quando, durante i disordini e le violenze post elettorali, fu creato un portale web per raccogliere segnalazioni e testimonianze oculari degli avvenimenti. La parola ‘ushahidi’ in swahili significa, infatti, “testimonianza”. Abbiamo a che fare con una forma di activist mapping dove convergono attivismo sociale, citizen journalism e informazioni georeferenziate.
Il team di Ushahidi, all’interno della piattaforma, ha sviluppato anche il settore Crowdmap per la creazione istantanea di mappe dove segnalare avvenimenti ed eventi in tempo reale.
Ushahidi e Crowdmap giocano un ruolo fondamentale in territori e situazioni di crisi e instabilità politica. Numerose sono state le loro applicazioni in contesti quali Gaza, la Repubblica Democratica del Congo o altri paesi africani o mediorientali. Hanno giocato un ruolo chiave anche in concomitanza di eventi quali Occupy Wall Street e l’Occupy Movement. Appare quindi evidente come l’utilizzo di piattaforme di crowdmapping si sia sovrapposto e intrecciato a quello di crisis mapping per mappare e informare in merito a situazioni d’emergenza e instabilità.
Crowdmapping per viaggiare meglio
Tornando al nostro punto di partenza, ovvero le mappe dei viaggiatori, pensiamo a tutto il potenziale di questi processi in merito ai luoghi dei viaggiatori e delle comunità locali che vogliono mappare e promuovere i propri territori. Si tratta, infatti, di strumenti fondamentali per lo sviluppo di forme di turismo comunitario nei contesti più disparati. Un esempio affascinante è il sito Use-it Europe, Tourist Info for Young People, un portale che invita a creare mappe turistiche di città e destinazioni indicando luoghi ed eventi non altrimenti intercettabili attraverso i normali canali. Anche se non si tratta di un’opera collettiva, di certo è un primo passo verso una nuova concezione di mappatura dei luoghi del turismo secondo logiche non convenzionali e bottom-up.