Come è cambiato il voto degli italiani negli ultimi dieci anni4 min read

27 Aprile 2018 Politica -

di
Sociologo

Come è cambiato il voto degli italiani negli ultimi dieci anni4 min read

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Le elezioni del 4 marzo 2018 hanno consacrato il Movimento 5 Stelle come primo partito nazionale, un partito che solo dieci anni fa non era nemmeno presente all’interno del panorama politico italiano. Si tratta della più evidente delle trasformazioni della politica italiana degli ultimi anni, trasformazioni che cerchiamo di leggere attraverso alcuni numeri.

La crisi di partiti e coalizioni tradizionali

Tra i partiti tradizionali principali, dal 2008 a oggi il Partito Democratico registra una perdita del 50% dei voti; la Lega quasi ne raddoppia il numero; il Partito delle Libertà del 2008 e 2013 (Forza Italia + Fratelli d’Italia nel 2018) passa dai 13,6 milioni di elettori nel 2008 ai 6 milioni del 2018.

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Alle elezioni politiche dell’aprile del 2008, le due coalizioni di centrosinistra e centrodestra conquistavano insieme 30.753.000 voti alla Camera. Dieci anni dopo, nel marzo del 2018, hanno raggiunto un totale di 19.676.000 voti, una perdita complessiva di oltre 11 milioni di voti. In particolare la coalizione di centrosinistra ha perso più di sei milioni di voti, mentre il centrodestra ne ha persi quasi cinque milioni.

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Gli elettori del Movimento 5 Stelle

Sulla base dei dati presentati sopra risulta evidente che il principale bacino elettorale del Movimento 5 Stelle – che alla Camera è stato votato da circa 10.740.000 elettori – è composto soprattutto dagli elettori che in precedenza votavano i due blocchi tradizionali. Nel 2013 il grosso dei voti (8,6 milioni alla Camera) al partito di Grillo proveniva principalmente da ex elettori della coalizione di centrodestra, che aveva perso quasi otto milioni di voti rispetto alle elezioni di cinque anni prima, mentre quella di centrosinistra “solo” 3,6 milioni.

Nel 2018 invece, dei 2,1 milioni di voti in più che i 5 Stelle hanno ottenuto rispetto alle elezioni di cinque anni fa, ben 1,4 milioni sono arrivati da elettori che nel 2013 avevano votato la coalizione di centrosinistra. Secondo l’analisi dei flussi di Ipsos, il 14% di coloro che nel 2013 avevano votato PD, ha votato Movimento 5 Stelle nel 2018.

Questa analisi risulta ulteriormente suffragata da un sondaggio effettuato dall’istituto Tecnè su un campione di oltre 30 mila persone il 4 marzo 2018. Come illustrato in tabella, il Movimento 5 Stelle ha ricevuto il massimo dei consensi in ogni categoria sociale, particolarmente tra i disoccupati, precari e studenti.

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Comportamento di voto per professione. Fonte: Tecnè

Il contenimento degli estremi

Non si verificano segnali di crescita né all’estrema sinistra né all’estrema destra. La situazione per la sinistra radicale, ossia tutto quello “a sinistra del PD”, che dieci anni fa aveva in Rifondazione Comunista il principale partito, oggi Liberi e Uguali, è sostanzialmente rimasta invariata: 1,5 milioni di voti nel 2008, 1,586 oggi.

Un milione e mezzo di soggetti ancora legati a valori e principi fortemente di sinistra che, indipendentemente dai vari partiti e nomi che sono nati e decaduti, continuano a votare per questa area politica di riferimento.

L’estrema destra invece, che nel 2008 si attestava intorno alle 994 mila unità (allora rappresentata da La Destra dell’on. Santanchè e Forza Nuova) nel 2018 scende a mezzo milione di voti con Casa Pound, con circa 300 mila voti, come primo referente di questa area.

La crescita del partito dell’astensione

L’astensione, oggi “male comune” a tutte le principali democrazie europee, comincia a raggiungere livelli importanti anche in Italia, i cui aventi diritto al voto sono pari a circa 50 milioni di cittadini, compresi i residenti all’estero.

Se nel 2008 non votarono 9,8 milioni di persone (19,5% del totale aventi diritto), alle elezioni del 2018 questo valore ha raggiunto i 13,7 milioni di elettori (26,9% del totale aventi diritto). In soli dieci anni il numero di coloro che non votano è aumentato di 4 milioni di persone, ossia l’8% degli aventi diritto.

Se a questo dato aggiungiamo il numero di schede bianche o nulle, emerge che alle elezioni del 2018 circa il 35% del corpo elettorale non ha espresso nessuna dichiarazione di voto; ossia un italiano su tre non ha ritenuto di optare per nessuna coalizione o partito.

Questo dato è senza dubbio indicativo e allarmante per la classe politica e le istituzioni. È necessario “rinforzare” nei cittadini l’idea dell’importanza civica del voto come strumento di partecipazione democratica, per evitare un’inesorabile emorragia che a oggi vede in Italia come primo partito proprio quello del “non voto per nessuno”.

Come è cambiato il voto degli italiani: conclusioni

Dai dati analizzati si può affermare che, se da una parte il sistema democratico italiano e il suo pluralismo interno ancora tengono, nonostante i gravi problemi socio-economici di questi anni, è pur vero che si registra una continua disaffezione generale nei confronti della politica tradizionale: dal 2008 a oggi l’astensionismo è aumentato notevolmente e circa 11 milioni di elettori ha ‘abbandonato’ i due principali competitor: centrodestra e centrosinistra.

In questo scenario, l’elemento di novità assoluto, non solo italiano ma europeo, rimane il Movimento 5 Stelle, i cui quasi 11 milioni di elettori sono per buona parte ex elettori di centrodestra e centrosinistra, il che spiega anche perché il movimento sia restio a prendere posizioni nette su molti temi, posizioni che probabilmente verranno decise di volta in volta su specifiche leggi o programmi.

Questo fattore che nel breve periodo può rappresentare un punto di forza, configurando i 5 Stelle come un partito non legato a ideologie o schemi politici del passato che possono condizionarne l’attività politica, potrebbe in futuro rappresentare una debolezza. Un movimento composto da soggetti non legati particolarmente ad un’idea forte o ad una visione ‘politica’ della società è infatti più soggetto alla fuoriuscita dei propri elettori in caso di difficoltà a realizzare il programma elettorale.

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Nato a Trastevere, Roma, sociologo con un master in sistemi urbani multietnici, è studioso dei flussi migratori, ed è convinto che numeri e tabelle possano aiutare l'opinione pubblica a comprendere fenomeni complessi.
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