Caso Mineo: un PD meno democratico è quello che piace agli elettori?3 min read

13 Giugno 2014 Politica Politica interna -

Caso Mineo: un PD meno democratico è quello che piace agli elettori?3 min read

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Caso Mineo: un PD meno democratico è quello che piace agli elettori?Partito Democratico, almeno nella nomenclatura. I casi Mineo e Chiti aprono infatti una crepa all’interno dei democratici: basterà la leadership di Matteo Renzi a tenerlo unito?

La Commissione per gli Affari costituzionali al Senato continua a perdere pezzi: dopo la sostituzione del senatore Mario Mauro di Scelta Civica con Lucio Romano, più vicino al governo, tocca ora ai Senatori del Pd Corradino Mineo e Vannino Chiti venire esclusi a causa delle loro posizioni contrarie al disegno di legge presentato dall’esecutivo per la riforma del Senato. Prevedibile la dura reazione da parte dei diretti interessati, che non sono rimasti a guardare, meno la rivolta all’interno del gruppo dei senatori PD, dove ben 14 senatori si sono autosospesi dai loro impieghi in segno di protesta.

Renzi giustifica l’iniziativa con la necessità di portare avanti le riforme promesse agli elettori italiani che “non devono subire una brusca frenata a causa di pochi dissidenti con potere di veto”. I disegni di legge infatti devono necessariamente essere approvati dalle commissioni parlamentari competenti, che rispecchiano la composizione dei gruppi parlamentari della camera di riferimento. È quindi necessario che il Governo abbia la maggioranza anche all’interno delle commissioni per avere la certezza che il testo arrivi così com’è alla discussione in Parlamento.

Viste le posizioni contrarie dei senatori PD proprio all’interno della commissione per gli Affari costituzionali, il disegno di legge presentato dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi rischiava di rimanere bloccato ancor prima di arrivare alle Camere. Per evitarlo il giovane segretario del Partito Democratica ha forzato la mano, facendo rimuovere dalla commissione i dissidenti su cui poteva avere controllo e agevolando così una più rapida approvazione del testo.

Caso Mineo: un PD meno democratico è quello che piace agli elettori?

La cosa non è andata giù a buona parte del PD: ai già citati 14 senatori autosospesi, si aggiungono le voci dello stesso Mineo, che accusa il Governo di “militarizzare la commissione”, e Pippo Civati, che paragona la vicenda all’editto bulgaro di berlusconiana memoria; anche Stefano Fassina, ex-vice ministro dell’Economia del Governo Letta, evidenzia come il gesto possa rappresentare una potenziale minaccia per il pluralismo interno al partito.

Critiche anche dalle opposizioni, mentre il ministro Boschi, promotrice del disegno di legge, difende l’operato di Renzi affermando che il processo di riforme non si può fermare per colpa di dieci senatori (riferendosi alla commissione). Il partito rimane spaccato fra coloro che difendono il segretario a spada tratta e coloro che non esitano a muovere pesanti critiche verso l’esecutivo. La questione più interessante è capire se dall’atto di forza del premier possa nascere una scissione.

Che Matteo Renzi voglia a tutti i costi mantenere le promesse fatte prima e dopo la campagna delle europee appare chiaro, ma in pochi si aspettavano una forzatura così netta delle funzioni di un organo costituzionale quali le commissioni parlamentari. Forte di quel 41% dei consensi che, secondo alcuni, può avergli dato alla testa, ha escluso gli uomini critici nei confronti del suo operato, accusandoli di remare contro quel cambiamento di cui rappresenterebbe la volontà incarnata.

Il dibattito interno continua, ma il PD sembra aver perso quella capacità di discussione interna a vantaggio di un vero e proprio deus ex machina, il premier, disposto a passare sopra a tutto e tutti per “il bene per l’Italia”. Un PD meno democratico è quello che piace agli elettori? Dai risultati sembra di si, gli italiani continuano a riporre le proprie speranze nell'”uomo forte” di turno, più che in un partito e nella sua azione politica.

Un ritorno a quel modo di fare politica per cui “il fine giustifica i mezzi”. Che l’Italia abbia trovato il suo nuovo Principe?

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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