La nostra alimentazione ha costi altissimi su salute e ambiente, ecco perché dobbiamo cambiarla7 min read

16 Settembre 2020 Ambiente Salute -

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Antropologa

La nostra alimentazione ha costi altissimi su salute e ambiente, ecco perché dobbiamo cambiarla7 min read

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Il report annuale della Fao The State of Food Security and Nutrition in the World 2020 (Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo), pubblicato a luglio 2020, quest’anno si è focalizzato su un messaggio ben chiaro: la salute e i cambiamenti climatici sono problemi da affrontare innanzitutto cambiando la nostra alimentazione.

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Se la popolazione mondiale adottasse una dieta meno ricca di carne, latticini e zuccheri, in 10 anni la spesa globale nella sanità crollerebbe del 95% e il costo dell’aumento dei gas a effetto serra provocati dal nostro sistema alimentare si ridurrebbe del 41-74%.

Questi i risultati presentati nel report da Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia), Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) e Wfp (Programma Alimentare Mondiale), che ha calcolato i costi nascosti sulla salute e sull’ambiente del regime alimentare attualmente diffuso nel mondo, confrontandoli con l’impatto che avrebbero 4 diete maggiormente salutari e sostenibili.

Nello studio, l’attuale dieta mondiale è sintetizzata sulla base di una media dei consumi alimentari di 157 paesi e comprende un consumo pro capite giornaliero di 100 grammi di carne (tra pollo, manzo, agnello e maiale), 243 grammi di uova e latticini, 297 grammi di cereali, 354 grammi di frutta e verdura, 50 grammi di zucchero, 28 grammi di olio e 134 grammi di radici e legumi.

I costi ambientali e sanitari di ciò che mangiamo

Secondo il Rapporto Speciale del 2019 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, tra il 2007 e il 2016 il sistema alimentare, basato su questo tipo di dieta, è stato responsabile del 21-37% delle emissioni globali di gas a effetto serra.

Tutto questo ha un costo anche economico, che la Fao ha stimato intorno a 1,7 trilioni di dollari statunitensi all’anno a partire dal 2030, se i trend attuali rimanessero immutati (le produzioni di manzo e latte sono responsabili da sole del 60% di questi costi). Tali costi potrebbero essere ridotti in dieci anni dal 41 al 74% se venisse adottata una delle quattro diete individuate dallo studio come “salutari e sostenibili”, che descriveremo a breve.

L’attuale alimentazione poco salutare mediamente diffusa a livello globale è anche “la principale causa delle malattie non trasmissibili” come diabete, patologie cardiovascolari, cancro, obesità e ictus, che rappresentano il 71% delle cause di morte nel mondo. Le analisi presentate nel rapporto della Fao prevedono che, senza un intervento sul sistema alimentare, per il 2030 la spesa globale sanitaria legata alla nutrizione sarà di 1,3 trilioni di dollari statunitensi annui.

Invece, adottando una delle quattro diete presentate nel documento, si otterrebbero enormi benefici sulla salute della popolazione mondiale, riducendo la spesa sanitaria fino al 95%.

Le 4 diete salutari e sostenibili

Le 4 diete salutari e sostenibili elaborate dalla Fao sono la Flexitarian, onnivora ma basata su bassi consumi quotidiani di carne (30 grammi) e latticini e uova (165 grammi), la Pescatarian, priva di carne ma con basse quantità di pesce (65 grammi) e latticini e uova (165 grammi), la Vegetarian, completamente priva di carne e pesce e con 165 grammi al giorno di uova e latticini e la Vegan, che si basa esclusivamente su alimenti da fonti vegetali.

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Numero di morti evitati nel 2030 se si adottasse una delle 4 diete | Fonte: FAO

Il report ha stimato una significativa riduzione della mortalità annua per tutte e 4 le diete rispetto alla dieta attuale: dai 12,7 milioni di morti all’anno che si eviterebbero adottando la dieta Flexitarian, si giunge fino ai 19,4 milioni di decessi in meno con una dieta vegana.

Le quattro diete presentate sono solo degli esempi: non esistono regole valide per tutti, essendoci categorie della popolazione (come bambini e donne incinta) che necessitano di un apporto nutritivo differente. Nonostante questo, un principio universalmente valido, a beneficio dell’ambiente e della salute, è un basso consumo di carne.

Se i costi nascosti dell’alimentazione sulla salute e sull’ambiente si riflettessero sui prezzi, la dieta attuale dovrebbe costare circa il 50% in più. Quindi, se considerassimo il costo completo di ciò che mangiamo (prezzo di mercato + costo sanitario + costo ambientale), le 4 diete salutari e sostenibili sarebbero anche più economiche (fino al 29% di risparmio).

Il sistema alimentare però funziona male

Eppure non lo sono. Secondo i dati Fao, 3 miliardi di persone nel mondo non possono permettersi un’alimentazione sana e nutriente.

Diverse sono le distorsioni del sistema alimentare globale che rendono i prodotti alimentari più salutari, come frutta e verdura, insieme a quelli ricchi di proteine (carne, pesce e latticini) in media più costosi degli altri in tutti i paesi. L’alta deperibilità degli ortaggi pone numerosi problemi di conservazione e trasporto, che per la loro inefficienza possono generare enormi sprechi, aumentando il prezzo.

L’urbanizzazione è un altro fattore che ha determinato un aumento della domanda di cibi pronti altamente processati, a discapito dei prodotti freschi. Il costo di frutta e verdura aumenta anche a causa degli eventi climatici estremi, che stanno rendendo sempre più difficoltoso il lavoro degli agricoltori, i cui raccolti vengono sempre più spesso distrutti da piogge intense o minacciati dalla siccità.

Le politiche mirate a ridurre il prezzo degli alimenti sani sono di primaria importanza per consentire a tutte le fasce della popolazione di potersi nutrire in maniera salutare.

Come? Gli interventi sono di diverso tipo: incoraggiare la diversificazione delle coltivazioni, evitare la tassazione sui cibi nutrienti di importazione, migliorare l’efficienza delle infrastrutture di irrigazione e delle tecnologie per ridurre gli sprechi, investire nel miglioramento della conservazione di prodotti alimentari freschi al posto che in cibi altamente processati, introdurre tasse sui cibi troppo grassi o zuccherati.

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Allevamento intensivo di polli negli Stati Uniti | Foto: Rawpixel Ltd

Denutrizione e obesità sono in aumento

Gli effetti deleteri di questo sistema distorto si riflettono anche su due condizioni la cui diffusione è in crescita: denutrizione e obesità.

I dati Fao mostrano che l’8,9% della popolazione mondiale soffre la fame, mentre più del 13% degli adulti nel mondo è obeso. L’aumento della denutrizione nel mondo è da imputare a diversi fattori quali crisi economiche, eventi climatici estremi e conflitti armati, e riguarda soprattutto il continente africano e il centro e sud America. Ma in queste stesse regioni, così come in tutto il resto del mondo, anche l’obesità è in forte crescita.

Per comprendere questo paradosso, come si legge nel recente documento, bisogna tenere presente che per tutto il secolo scorso, “le politiche alimentari per combattere la fame nel mondo avevano come obiettivo primario l’aumento della disponibilità di cibo, riservando poca attenzione alla qualità della dieta”, nonostante essa sia di primaria importanza nel prevenire tutte le forme di malnutrizione.

Per lungo tempo l’obesità non è quindi stata considerata un problema. La situazione è cambiata solo alla fine del XX secolo quando:

Divenne sempre più evidente che l’insicurezza alimentare non era associata solo alla denutrizione, ma spesso connessa anche all’obesità, in particolare nei paesi a reddito più alto.

Diversi studiosi hanno parlato di obesity transition riferendosi al fenomeno riscontrato per il quale l’obesità aumenta con il crescere del Pil di una nazione. Ciò che nasconde questa tendenza sono le differenze interne ai paesi.

Secondo i dati Fao, nei paesi ricchi esiste un rapporto inversamente proporzionale tra obesità e reddito: la diffusione della patologia è maggiore tra le fasce meno abbienti e rispecchia una limitata possibilità di scelta alimentare a causa delle ristrettezze economiche.

In sostanza, obesità e denutrizione hanno in comune il fatto di essere diffuse tra gli strati più poveri della popolazione in tutti i paesi del mondo. Se in un paese a basso reddito, tra le fasce più povere della popolazione esiste ancora il rischio di denutrizione, nei paesi a medio e alto reddito c’è invece una probabilità maggiore di diventare sovrappeso o obesi.

Il fatto che la denutrizione e l’arresto della crescita nei bambini aumentino la loro predisposizione al sovrappeso e all’obesità sottolinea i legami tra le diverse forme di malnutrizione.

Per tutte queste ragioni – sanitarie, ambientali, economiche – il sistema alimentare necessita di un cambiamento radicale e urgente. In questa partita, anche le scelte dei consumatori hanno un peso fondamentale: in quanto cittadini di un paese ad alto reddito, consumatori di una dieta a forte impatto ambientale, siamo chiamati per primi a riflettere su ciò che mangiamo e operare scelte ragionate per la nostra salute e per il nostro futuro di abitanti sulla terra.

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Antropologa, si interroga su come la società occidentale possa cambiare il rapporto annichilente che intrattiene con la Terra e gli altri animali. Scrive di questi temi ed è convinta che le scienze sociali dovrebbero dare di più alla divulgazione. marianna@lenius.it
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