10 cose sull’Australian Open 20157 min read

1 Febbraio 2015 Uncategorized -

10 cose sull’Australian Open 20157 min read

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10 cose sull'Australian Open 2015
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10 cose sull’Australian Open 2015: i vincitori

1) Si giocasse sempre in Australia, Nole Djokovic sarebbe quasi imbattibile: cinque dei suoi otto titoli Slam li ha vinti a Melbourne e nell’era Open nessuno ha mai fatto così bene nella terra dei canguri. Non ha espresso il suo miglior tennis, ma contro Wawrinka in semifinale e contro Murray nell’ultimo atto ha dimostrato ancora una volta una solidità mentale spaventosa, riuscendo a superare i momenti di maggiore difficoltà grazie alla consapevolezza del più forte. Aspettando il nuovo assalto al Career Grand Slam a Parigi, il serbo si gode l’ottava gemma della carriera, stacca McEnroe e Wilander e raggiunge Connors, Lendl e Agassi. I 17 titoli Slam di Federer sono probabilmente irraggiungibili, ma Laver e Borg (11) ed Emerson (12) non appaiono poi troppo lontani.

2) La legge del più forte non ha risparmiato nemmeno il torneo femminile e così per la sesta volta la Daphne Akhurst Memorial Cup finisce tra le possenti braccia di Serena Williams. “Meeka”, com’era soprannominata da ragazzina, ha iniziato il torneo con qualche titubanza, ha lasciato per strada un set contro Svitolina e Muguruza, ma nelle seconda settimana ha tirato fuori il meglio di sé, spazzando via tutte le avversarie. Onore a Maria Sharapova per aver lottato da vera campionessa in una delle finali femminili più belle degli ultimi anni, ma è dura fare di più contro una giocatrice capace di mettere a segno 15 ace in un solo parziale. Nel gennaio del 2003 Serenona completava il Career Grand Slam vincendo il primo titolo in Australia, sono passati dodici anni, ma ora come allora la numero 1 è sempre lei.

3) Cinquantasei anni dopo il successo della coppia Pietrangeli-Sirola al Roland Garros, l’Italia ritrova un titolo Slam in doppio grazie a Fabio Fognini e Simone Bolelli. Vero che una vittoria Slam in singolare è distante anni luce da una in doppio, ma è comunque una bella soddisfazione e un’iniezione di fiducia anche per il proseguo della stagione. Ne aveva bisogno Fabio, che quest’anno non ha ancora vinto un match in singolare ed è sempre vittima del suo carattere fumantino, ma è una spinta utile anche per Simone che sta ritrovando una classifica e un livello di gioco vicini a quelli della sua miglior stagione. La coppia sarà un’arma importante anche in vista dell’impegno di Davis contro il Kazakistan e, a meno di grandi sorprese, li vedremo protagonisti alle ATP World Tour Finals di novembre.

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10 cose sull’Australian Open 2015: le sorprese

4) Ricorderemo questo Australian Open anche (o soprattutto?) per l’impresa di Andreas Seppi, giustiziere di sua maestà Roger Federer al terzo turno. Dopo la consueta partita fiume contro l’uzbeko Istomin e il bel successo contro Chardy, il Kid di Caldaro ha messo fine a una striscia di dieci sconfitte consecutive contro l’elvetico, giocando la partita più bella della carriera. E pazienza se contro Kyrgios la sconfitta è arrivata dopo essere stato avanti 2 set a 0, quando già pregustavamo nuovamente un italiano ai quarti di Melbourne 24 anni dopo Cristiano Caratti. Andreas è la banale ma sacrosanta dimostrazione che il duro lavoro paga e che anche a 30 anni suonati è possibile migliorare e togliersi grandi soddisfazioni. Una mentalità purtroppo non troppo diffusa nell’ambiente sportivo italiano.

5) Negli ultimi anni le imprese della Williams sono servite a nascondere sotto il tappeto i problemi del tennis americano, rimasto senza un giocatore da top 10 in campo maschile e alla disperata ricerca di una degna erede di Serena, pronta a spegnere 34 candeline. Questa edizione dell’Australian Open forse è servita a dare una soluzione al secondo dilemma grazie alla sorprendente semifinale di Madison Keys, classe 1995 e in costante miglioramento da un anno a questa parte. La storia di Madison è quella della classica predestinata, capace di vincere il primo match nel circuito WTA nel 2009, a soli 14 anni: primo turno a Ponte Vedra Beach contro la russa Alla Kudryavtseva. Ora, a quasi 20 anni, la Keys sembra pronta per il grande salto: lo scorso giugno ha conquistato il primo titolo in carriera e dopo l’exploit australiano sarà numero 20 del mondo. Miglioramenti che non a caso sono arrivati sotto la guida di Lindsay Davenport, una che in carriera ha ottenuto “discreti” successi.

6) Gli occhi di tutto il pubblico australiano erano puntati su di lui e Nick Kyrgios non ha deluso le attese. A soli 19 anni e alla seconda partecipazione allo Slam di casa è riuscito a spingersi sino ai quarti di finale, confermando di essere un giocatore dal grande avvenire. Ha rischiato grosso al primo turno contro l’argentino Delbonis, ma superato il primo ostacolo ha disputato un torneo di alto livello. Ciò che impressiona di questo ragazzone di Canberra dal cognome greco e dai tratti malesi, è la personalità con cui affronta ogni match, che spesso sfocia in una “sfacciataggine” comunque mai offensiva verso l’avversario. Questione di (poco) tempo e lo vedremo arrivare in fondo in moltissimi tornei.

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10 cose sull’Australian Open 2015: i grandi vecchi

7) Per un talento australiano che sorge eccone uno che tramonta: si tratta del vecchio inossidabile Lleyton Hewitt. Dopo la sconfitta al secondo turno contro Benjamin Becker, “Rusty” ha annunciato che l’Australian Open 2016 sarà il suo ultimo torneo. Chiuderà a casa sua una carriera fatta di tanti successi, probabilmente più numerosi di quanto ci si potesse aspettare quando poco più che bambino iniziava a giocare tra i professionisti. Privo di un colpo veramente letale, si è costruito una carriera da numero 1 grazie alla strepitosa capacità di lottare su ogni punto, non lesinando urlacci di incoraggiamento spesso poco graditi agli avversari. A quasi 34 anni, con 30 titoli all’attivo, oltre 600 vittorie tra i professionisti e una placca metallica nel piede indispensabile per poter continuare a giocare, Lleyton ha deciso di dire basta. Avremo un anno di tempo per salutarlo e, nonostante tutto, i suoi C’MOOON ci mancheranno.

8) Chi non sembra aver intenzione di smettere è Venus Williams, tornata a giocare un quarto di finale Slam a oltre quattro anni di distanza dall’ultima volta (US Open 2010) e incredibilmente ad un passo dall’essere di nuovo top 10. Il 17 giugno compirà 35 anni, il fisico non è più quello di qualche anno fa e a complicare tutto c’è anche la malattia, quella sindrome di Sjogren che da un momento all’altro la prosciuga di energie e le impedisce di essere competitiva. Eppure Venus c’è ancora, sta lì e lotta come sempre, con la sua solita voglia e il suo solito sorriso, che non svanisce mai nemmeno dopo una sconfitta. Ecco perché vederla di nuovo lì tra le prime 10 sarebbe una delle storie sportive più belle degli ultimi anni.

9) L’Australian Open 2015 è anche lo Slam della “Restaurazione dei Fab Four”: Novak Djokovic, Roger Federer, Rafael Nadal e Andy Murray sono di nuovo i primi quattro del Ranking ATP, con buona pace dei nuovi che avanzano (ma non troppo). Djokovic a parte, Murray può essere il più soddisfatto del torneo visto che nell’ultimo anno e mezzo non aveva mai dato la sensazione di poter essere competitivo per arrivare in fondo ad un Major. La partnership con la Mauresmo sembra funzionare bene, ma rimangono da sistemare un paio di difetti come la seconda di servizio ancora troppo debole e una tenuta mentale non eccezionale, come dimostra il quarto set della finale totalmente mollato dallo scozzese.

10) Tirando le somme non è stato un Australian Open indimenticabile, sia in campo maschile che in quello femminile. La finale Williams-Sharapova ha riabilitato un torneo in gonnella abbastanza deludente: Kvitova e Ivanovic disastrose, Azarenka ancora non al 100%, Radwanska solita incompiuta, Halep e Bouchard crollate al primo test significativo. Non è andata meglio tra i maschietti: sia le semifinali che la finale non hanno messo in mostra un tennis di alto livello, tutti i quarti di finale si sono conclusi in tre set senza che ci sia mai stata vera lotta, i vari Dimitrov, Raonic e Nishikori hanno confermato ancora una volta di essere almeno un gradino sotto i soliti noti. Bene Wawrinka che nonostante la pressione per la difesa del titolo è arrivato sino al penultimo atto e si è arreso al quinto contro Djokovic in quello che, visti i precedenti su questi campi, era il match più atteso e che invece non si è rivelato all’altezza delle aspettative.

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Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
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