Varallo Sesia: divieto di diversità2 min read

21 Febbraio 2014 Società -

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Sociologo

Varallo Sesia: divieto di diversità2 min read

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Varallo Sesia
@ilvenerdiditribuna.it

L’immagine di Società di oggi rimanda alla difficoltà dei processi di integrazione. Ne potevamo trovare mille ma, nel suo essere così esplicitamente estremista ai limiti del ridicolo, crediamo che questa ben rappresenti una condizione quasi esistenziale di alcuni territori italiani. Ma partiamo dai fatti.

Il Comune di Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, ha fatto affiggere alcuni cartelli per vietare l’uso di burqa, burqini e niqab, nonché l’attività di “vù cumprà” (vocabolo in disuso dagli anni novanta, aggiorniamoci almeno) e mendicanti sul territorio comunale.

Un poco elegante escamotage per tenere alla larga mussulmani e Rom. Alcuni cittadini di Varallo Sesia, sostenuti dagli avvocati di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), hanno presentato, e vinto il 12 febbraio scorso, un ricorso per discriminazione.

Il sindaco leghista Eraldo Botta, alla ricerca di un qualche premio simpatia, il giorno successivo ne fa affiggere di nuovi sostituendo la frase “a volto coperto” alla parola “burqa”, nell’intento forse di includere i motociclisti tra le persone sgradite.

La prima reazione è certamente di indignazione e condanna. Tuttavia liquidare l’iniziativa di Varallo Sesia come esagerata, volgare, razzista porta con sé un pericolo. Quello di sottovalutare il fatto che alcuni territori italiani fanno una fatica enorme a convivere con le differenze.

Varallo Sesia
@novara.com

Si trovano soprattutto al nord e la fatica è il risultato di un complesso di motivazioni, che vanno da una modalità di vivere le relazioni sociali impregnata di sospetto e diffidenza (che difficilmente si fa sciogliere dal contatto con l’altro) all’opera ormai ventennale del leghismo, che ha proprio giocato su questo aspetto.

Non si tratta necessariamente di razzismo, ma si esplicita come tale. Una difficoltà ben rappresentata nel film Il vento fa il suo giro, di Giorgio Diritti. Nel film gli abitanti del paesino piemontese dove si trasferisce la famiglia francese protagonista della narrazione mostrano un’iniziale curiosità e volontà di entrare in relazione con i nuovi arrivati. A poco a poco però qualcosa si incrina, i forestieri minano le abitudini degli abitanti del paese e ogni piccola situazione diventa motivo di incomprensioni che alimentano il solco della differenza. La reazione è alla fine quella esclusiva, è la sottolineatura della altrui non appartenenza al territorio, è la difesa delle proprie abitudini e dei modelli di relazione sociale già presenti.

I cartelli di Varallo Sesia sono quindi l’immagine amara di una società che tende a difendersi piuttosto che rischiare, a respingere piuttosto che cambiare, a ferire piuttosto che prendersi cura. Per fortuna non è un destino segnato. Come un altro recente film italiano insegna, La prima neve di Andrea Segre ambientato in Trentino, un’integrazione è possibile. Ma solo se passa per momenti di fatica, conflitto e sofferenza.

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
1 Commenti
  1. Piergiorgio Rossetto

    Troppo vero Fabio. ''Fatica, conflitto e sofferenza'' ci vogliono per costruire una reale (e non buonista) convivenza. In gran parte del Veneto, anche quelle date per irrecuperabili (vedi Treviso) ci stiamo provando

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