Seduto in quel caffè: 29 settembre2 min read

29 Settembre 2014 Cultura -

Seduto in quel caffè: 29 settembre2 min read

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Seduto in quel caffè: 29 settembre

Seduto in quel caffè, quel 29 Settembre 1967, Battisti non pensava alla sua donna. Chissà che magari aveva già il presentimento che, di lì a poco, quella data sarebbe stata associata al bis di compleanni di Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani e non alla sua canzone. Forse era proprio per quello che il caffè sapeva di acido, era per quello che la sua mente si crucciava e si distraeva.

“29 Settembre” la conosciamo tutti, fu scritta a quattro mani da Mogol e Lucio Battisti probabilmente nel ’66. Uscì prima nella versione dell’Equipe 84: per la prima volta in Italia si parlava di rock psichedelico, un successone per la sopracitata formazione avanguardista quasi quanto per i Beatles e il loro psichedelico “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” , uscito tre mesi dopo.

(Non avrei mai pensato che Equipe 84 e Beatles potessero stare in una stessa frase: adesso, per correttezza, immaginiamoci i Fab Four che cantano “ogni mattina uouoh ed ogni sera uouoh” ).

Due anni dopo, nel 1969, Battisti la inserì nel suo album di esordio “Lucio Battisti”: tutta un’altra storia. Fu probabilmente il primo dei suoi tantissimi capolavori. Un incrocio di originalità e sensibilità, in cui si cela il contributo fondamentale che Battisti ha dato all’evoluzione della nostra canzone. Un testo semplice e una voce che non si sforza ma semplicemente suona, un’introduzione fatta di una fitta trama di chitarra e nient’altro di eccessivo, influenze tutte mutuate dalle lezioni angloamericane di Beatles e Byrds (senza nulla togliere all’Equipe 84, ovviamente).

È una canzone ipnotica, priva di un vero e proprio ritornello eppure eccezionalmente ricca, che nella versione di Battisti assume una dimensione reale e tangibile, come se lo si vedesse davvero seduto al bancone del caffè. In questo primo caso come nei successivi, è evidente la forza delle immagini che nascono dalle liriche di Mogol e dall’interpretazione di Lucio: sembra sempre che in quelle parole ci sia molto di noi stessi, o almeno di quella che avrebbe potuto essere la nostra vita. Oggi è il 29 Settembre e anche noi di Le Nius ricordiamo Lucio Battisti.

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Da biologa pentita, procedo in direzione contraria al buon senso e mi rifugio a Milano per studiare Scienze della Comunicazione, dopo anni di vagabondaggi alla ricerca della pace interiore. Così, la riscopro nella Tequila, nei concerti al Magnolia, nelle canzoni coi finali tristi, nelle newsletter di Rockit e nelle pagine del Rolling Stone. Adoro ossessivamente X-Factor e odio il fatto che Sanremo coincida con la sessione invernale.
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