Salone del Libro di Torino: un libro ci racconta la storia3 min read

11 Maggio 2014 Cultura -

Salone del Libro di Torino: un libro ci racconta la storia3 min read

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Salone del Libro di Torino un libro ci racconta la storiaTutti ci vanno, ma forse del Salone del Libro di Torino pochi conoscono l’intera storia. Roberto Moisio l’ha raccontata per la prima volta in Un romanzo di carta, pubblicato dai tipi di Marsilio.

Non si tratta solo di una cronaca, ma di un vero e proprio racconto corale fatto con le voci di chi la storia del Salone l’ha vissuta in prima persona.

Sì, Salone e non Fiera perché così scelse di chiamarlo il suo creatore, Angelo Pezzana, libraio giramondo che aprì la prima libreria internazionale a Torino.

Dalla sua Luxemburg ogni giorno scrutava gli orizzonti del mondo attraverso il giornale, andava a Francoforte e a Londra per capire cosa bisognava portare in Italia. Poi un giorno del 1986 l’illuminazione: legge sul giornale del Festival Internazionale del Libro di Managua  in Nicaragua e pensa “Perché Managua sì e non Torino?”.

L’incontro con Guido Accornero, finanziere interessato ad aziende disastrate da rimettere in sesto (comprò un terzo dell’Einaudi), permise a Pezzana di trovare tutti i soldi necessari per portare in Italia il Salone del libro. Scelse questa parola al posto del più banale “fiera” perché meglio si adattava all’idea di elegante convivialità che si tentò di dare anche alla struttura che ospitava la kermesse.

Per i primi cinque anni il Salone fu accolto da Torino Esposizioni, dove furono realizzati gli stand in pietra (altro che preallestiti!) e una costruzione chiamata l’Agorà, dedicata ai dibattiti. Il logo fu elaborato da Armando Testa. Il primo investimento fu di quattro miliardi di lire, di cui un miliardo e mezzo investiti in pubblicità.

Il Salone di Torino è un appuntamento amato e odiato dagli editori. Sin dalla sua prima edizione, partita il 19 maggio 1988, guerre intestine agitarono la vita del Salone, come l’annoso duello tra Milano, capitale dell’editoria, che voleva imporsi come sede naturale.

Per fortuna i vertici di Prosa prima e della Fondazione poi non hanno mai mollato, grazie anche al sostegno di intellettuali editori come Elvira Sellerio che, parlando di Torino, la definì “la città perfetta per il Salone perché speciale, con un clima culturale adatto ai libri e all’editoria”.

Ma tanto di buono ha portato all’Italia e all’editoria questa iniziativa che da 27 anni rappresenta un appuntamento fisso per appassionati e addetti ai lavori, ragazzi e adulti che ogni anno affollano i locali del Lingotto, odiata e amata casa del Salone dal 1995.

Se vi chiedete ad esempio perché la gente faccia incetta di cataloghi, riempiendo interi trolley, sappiate che è una tradizione nata proprio perché prima, senza internet, il catalogo cartaceo era il solo strumento per conoscere tutta la produzione editoriale italiana.

E se vi domandate cosa animi persone come Ernesto Ferrero, che all’editoria ha dedicato la sua vita prima nell’Einaudi e poi attraverso la direzione culturale del Salone, il tutto si può sintetizzare in una frase del giornalista Marco Neirotti: “Il libro dovrebbe far parte della quotidianità, come play station e hamburger”.

Il lavoro di Moisio, giornalista e docente di Comunicazione Pubblica, fa quello che fanno gli altri libri: ci racconta una storia, facendo parlare i creatori di un evento che mette al centro i libri e i lettori, a partire dai più piccoli perché un bambino che legge sarà un uomo che pensa. Lunga vita al Salone del libro di Torino!

La citazione: [quote align=”center” color=”#999999″]“Il lettore lo formi esattamente in età pre-scolare e lo formi in famiglia, con queste famose letture ad alta voce, addirittura in età pre-asilo. È lì che crei la fascinazione del racconto e dell’affabulazione e poi il bambino, quando imparerà a leggere, svilupperà per conto proprio”.[/quote]

Consigliato a chi: ha amato I migliori anni della nostra vita di Ernesto Ferrero e dei libri vuole conoscere anche le storie che stanno dietro alla loro creazione.
Il libro: Un romanzo di carta. Storia del Salone del libro di Torino, Roberto Moisio, pp. 199, 18,50 euro, Marsilio 2014.

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Stefania nasce nel '82, mentre in Portogallo si dava alle stampe l’allora sconosciuto Il libro dell’inquietudine di Pessoa. Il suo destino sembra essere legato all’editoria: lavora per 10 anni in 4 diverse fucine editoriali. Sin dai tempi dell'università, scrive di libri su vari portali. Ora lavora come web editor freelance, scrive di libri, finanza e lifestyle e, quando è tempo, fa l’olio più buono del mondo.
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