Lo zoo di vetro2 min read

17 Gennaio 2014 Cultura -

Lo zoo di vetro2 min read

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Lo zoo di vetro
La sera di giovedì 9 gennaio, nella sala del teatro Menotti di Milano, c’erano due madri.

Una era sul palco. Si chiamava Amanda e, nell’intensa performance dell’attrice Milvia Marigliano, esprimeva con ansiogena logorrea la preoccupazione per il destino dei suoi due figli, l’inquieto Tom e l’introversa Laura.

L’altra era mia madre, seduta di fianco a me. L’avevo convinta ad accompagnarmi con un po’ di difficoltà. Non la entusiasmava l’idea di trascorrere due ore in compagnia di Tennessee Williams e del suo Zoo di vetro, un autore e un’opera che conosceva a malapena di nome. Da profana quasi totale del teatro contemporaneo, temeva che avrebbe incontrato solo freddo intellettualismo, temi e linguaggi lontani dal suo universo culturale e, in una parola, noia.

Sono bastati pochi minuti di spettacolo perché cambiasse idea. È stato sufficiente che Laura, incarnata con eterea levità da Monica Piseddu, attraversasse la scena da destra a sinistra per accendere un vecchio giradischi, diffondendo le note di una canzone di Luigi Tenco.

Con la coda dell’occhio ho visto mia madre illuminarsi. L’ho sentita canticchiare a mezza voce quel testo così ben radicato nel suo retroterra personale. Mi sono accorto che da quel momento ha smesso di guardare alla ribalta con sospetto e anzi, ha cominciato ad appassionarsi alla vicenda, a sussurrare commenti, a sviluppare preferenze tra i protagonisti e opinioni sulla loro condotta.

Quando il regista Arturo Cirillo, che presta anche il suo volto al personaggio di Tom, ha scelto di utilizzare Tenco come colonna sonora, non so se avesse in mente un effetto del genere. So solo che la musica di Tenco ha fornito il tassello mancante per collegare l’America degli anni Quaranta di Tennessee Williams a una spettatrice del ventunesimo secolo poco interessata alla materia. Ha aperto un foro grande abbastanza per guardare attraverso l’aura di soggezione che avvolge il Capolavoro e vedere cosa c’è dietro: una storia di paure, rimpianti, piccole illusioni e grandi debolezze. Una storia semplicemente umana.

A me è piaciuto. Ma soprattutto è piaciuto a mia madre.

Lo zoo di vetro è in scena al teatro Menotti fino al 26 gennaio. 
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Classe 1975, è laureato in Lettere. Lavora come editor in campo letterario, televisivo e cinematografico. Vive con la sua famiglia a Segrate, in provincia di Milano.
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