Le vite segrete dei grandi scrittori6 min read

22 Maggio 2014 Cultura -

Le vite segrete dei grandi scrittori6 min read

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Le vite segrete dei grandi scrittori
@churl

[quote align=”center” color=”#999999″]Ne conosciamo le opere e le carriere eccelse, ma dietro ogni grande nome della letteratura mondiale si nasconde un torbido segreto. Robert Schanakenberg ce li racconta in un bellissimo libro dal titolo Le vite segrete dei grandi scrittori (Electa) illustrato da Mario Zucca. Abbiamo stanato dieci autori dal curriculum ineccepibile e dai vizietti insospettabili.[/quote]

William Shakespeare. Benché del bardo si dubiti persino che sia davvero esistito, dietro il nome di William Shakespeare si nascondono molti e torbidi segreti. Ad esempio quale può essere il più grande paradosso per uno scrittore oggi celebrato in tutto il mondo? Non saper scrivere il proprio nome. Esistono almeno sei versioni del suo nome, ritrovate nei manoscritti autografi. Inoltre Shakespeare non amava il fisco e ha costruito la sua ricchezza proprio sulla sua frode. Impenitente libertino, riuscì a introdursi nel boudoir di una giovane signora che aspettava al suo posto Richard Burbage, attore nelle sue opere, origliando una conversazione tra i due.

Emily Dickinson. La poetessa di Amherst ha inventato lo stile dell’artista eremita, ben prima di J.D. Salinger o Thomas Pynchon, arrivando a dei picchi di assurdità che potrebbero aver messo a repentaglio la sua vita. Anche dopo che le fu diagnosticata una patologia renale in stadio terminale, non cedette all’intrusione di medici in casa sua, ma acconsentì a farsi visitare solo da dietro una porta chiusa.

Louisa May Alcott. Dopo aver badato per una vita intera al padre e alle sorelle, a soli due giorni dalla sua morte nel marzo del 1888, mentre organizzava il funerale del padre, la puntigliosa e suscettibile Louisa May Alcott scriveva nel suo diario “Troverò il tempo di morire?”. La scrittrice, legatissima alla sua famiglia, divenne famosa per il suo Piccole Donne, anche se a lei non interessavano affatto le storie per ragazzi. Che forse la dipendenza da oppio l’abbia aiutata a mantenere i nervi saldi durante la stesura? Era talmente dipendente dalla sostanza che ne scriveva in ogni lavoro, trasformando i personaggi dei suoi thriller (scritti sotto pseudonimo) in accaniti consumatori di oppio.

H.G. Wells. “Non sono mai stato un grande amante”, disse una volta Wells. Ma le innumerevoli donne con cui l’autore de La macchina del tempo è andato a letto potrebbero – se fossero vive – ampiamente smentirlo. Basso, grasso, calvo, con le mani minute, la voce stridula e la libido di un 15enne, Wells è stato descritto da uno dei suoi biografi come una macchina del sesso. Il segreto? Uno solo: non si faceva scrupoli. Lo scrittore inglese rimase una vera calamita per le donne fino ai settant’anni: una delle sue amanti sosteneva che l’aroma di miele emanato dal suo corpo fosse la sua arma segreta.

Jack London. Che abbia scritto Il richiamo della foresta è noto ai più. Che bevesse tanto da cadere dal molo di Oakland e ritrovarsi nella Baia di San Francisco un po’ meno. Ma quello che molti ignorano è che Jack London è molto amato dai seguaci di Satana per un libro che, tra l’altro, non ha mai scritto. Per decenni la Chiesa di Satana di Anton LaVey sostenne che London fosse l’autore di Might is Right, creato con lo pseudonimo di Ragnar Redbear. Curioso miscuglio di teorie evoluzionistiche e superomismo nietzchiano, contiene frasi come “Il Forte deve sempre comandare il Debole nella dura legge primordiale”. Col passare del tempo altri studiosi hanno accertato che il vero autore di queste teorie fosse Arthur Desmond.

James Joyce. “L’unica richiesta che faccio al mio lettore è di consacrare la sua intera vita a leggere le mie opere”. Facile, no? Non siete ansiosi di farlo felice, leggendo l’interminabile Ulisse? Eppure l’autore irlandese non era un tipo noioso. Scriveva cose zozze alla sua compagna di una vita, Nora, pregandola di frustarlo. Annusava la biancheria di lei e si dedicava a molte pratiche sessuali non proprio ortodosse. Quando un giovane passante per le strade di Zurigo si fermò chiedendogli se poteva baciare la mano che aveva scritto l’Ulisse, Joyce rispose seccamente di no, dicendo “Fa anche molte altre cose”. E forse, se avesse saputo cosa, quel ragazzo non avrebbe nemmeno osato porre la domanda!

Franz Kafka. Opposta alla fervida fame sessuale di Joyce, c’è il puritanesimo di Kafka. Lo scrittore boemo non rifuggiva l’accoppiamento, ma considerava il coito come la “punizione per la gioia di stare insieme” a una donna. Tuttavia sposò Felice Bauer che fu per lui musa ispiratrice e balsamo per il suo ego: lo rassicurò così tanto che Kafka riuscì a concedersi moltissime scappatelle durante tutta la sua vita. Fu anche un nudista, ma nel resort dove usava frequentare questa comunità fu soprannominato “l’uomo col costume da bagno”. I complessi verso il proprio corpo non si sconfiggono così facilmente.

Agatha Christie. La mamma di Hercule Poirot pubblicò in vita novantatré libri e diciassette commedie, inclusi sei romanzi rosa che vergò con lo pseudonimo di Mary Westmacott. I suoi lavori furono tradotti in 123 lingue, più di Shakespeare. Ma in realtà non poggiò mai la penna sul foglio. Christie infatti era affetta da disgrafia, un disturbo che le impediva di scrivere in maniera leggibile. Dettò tutti i suoi romanzi.

J.R.R. Tolkien. Ha scritto Lo Hobbit, ma in cuor suo lui credeva davvero di esserlo. Inoltre era un pessimo guidatore: odiava le automobili e smise di guidare all’inizio della seconda guerra mondiale. Spesso viaggiava contromano e alla fine sua moglie si rifiutò di viaggiare con lui. Inoltre era un noto taccagno: quando il governo britannico concepì uno schema per usare fondi pubblici per finanziare il nuovo aereo Concorde, Tolkien scrisse sul suo modulo “nessun penny per il Concorde!”.

William Faulkner. Fu un pioniere del telelavoro e si applicò molto per sviluppare questa modalità. Durante il suo impiego alla Metro Goldwyn Mayer telefonò in ufficio, chiedendo se poteva lavorare da casa per quel giorno. Al sì, si mise in viaggio per tornare a casa sua… nel Mississippi! Ma non doveva essere un lavoratore accanito perché durante i suoi anni da direttore delle poste riuscì a perdere il lavoro perché fu beccato più volte a gettare lettere e pacchi nella spazzatura. Recalcitrante all’idea di viaggiare, fece moltissime resistenze al viaggio verso Stoccolma per ritirare il Nobel. Acconsentì solo a patto di non doversi comprare un abito nuovo, ma quello che noleggiò gli piacque così tanto che si rifiutò di restituirlo!

J.D. Salinger. “C’è una meravigliosa pace nel non pubblicare”: che fosse un vero maestro nel non farsi avvicinare è risaputo e forse è stato un bene perché alcuni segretucci maleodoranti sono venuti alla luce solo dopo la sua morte. Sua figlia Margaret ha rivelato che Salinger beveva la propria urina, forse con propositi curativi. Inoltre amava passare molto tempo nella Scatola di Orgone, un congegno monoposto in legno inventato nel 1930 da un bizzarro psicanalista: credeva che assorbisse l’essenza vitale dell’universo.

Consigliato a chi: ha amato Superzelda di Tiziana Lo Porto e non sa resistere alle biografie, specie se illustrate.
Il libro: Le vite segrete di grandi scrittori, testi di Robert Schanakenberg e illustrazioni di Mario Zucca, pp. 304, 19.90 euro, Electa 2014.

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Stefania nasce nel '82, mentre in Portogallo si dava alle stampe l’allora sconosciuto Il libro dell’inquietudine di Pessoa. Il suo destino sembra essere legato all’editoria: lavora per 10 anni in 4 diverse fucine editoriali. Sin dai tempi dell'università, scrive di libri su vari portali. Ora lavora come web editor freelance, scrive di libri, finanza e lifestyle e, quando è tempo, fa l’olio più buono del mondo.
1 Commenti
  1. marco

    Interessante!!!

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