La mia classe, quando il cinema descrive la quotidianità dei migranti in Italia2 min read

26 Febbraio 2014 Cultura -

La mia classe, quando il cinema descrive la quotidianità dei migranti in Italia2 min read

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La mia classe, quando il cinema descrive la quotidianità dei migranti in ItaliaValerio Mastandrea, insegnante di italiano in una scuola per adulti, sembra vero e in parte un po’ lo è, visto che il regista Daniele Gaglianone ha voluto realizzare una pellicola a metà strada tra il documentario e il film di narrazione e di finzione.

Un vero esempio di metacinema, un esperimento riuscito e che ha letteralmente spiazzato il pubblico in sala.

La mia classe è ambientato a Roma e vede protagonisti alcuni studenti migranti e il loro insegnante. Una storia che trova nel quotidiano e nel vissuto dei personaggi la propria forza narrativa.

A parte Mastandrea, nessuno degli attori è professionista, sono tutti uomini e donne presi dalla strada, migranti dell’Asia e dell’Africa alle prese con le proprie vicende personali e familiari.

La mia classe denuncia le leggi italiane sull’immigrazione, l’assurdità e la crudeltà del reato di clandestinità che non permette per esempio ad alcuni studenti di continuare a frequentare il corso di italiano. Una scena in particolare vede la troupe costretta ad allontanare un ragazzo sprovvisto di permesso di soggiorno poiché chi è senza documento non può lavorare regolarmente.

Oltre le leggi però c’è il lavoro quotidiano e umano dell’insegnante di italiano, il quale non si ferma solo a impartire le regole della grammatica ma entra nelle storie dei personaggi, li fa parlare, raccontare le loro origini, la loro terra, la loro famiglia.

A un tratto nel film si assiste a un racconto di sofferenza e amarezza, di speranze e delusioni che cattura lo spettatore mettendolo in contatto con la situazione vissuta dai migranti in Italia.

Questo esperimento ben riuscito dimostra che in Italia è ancora possibile fare buon cinema e soprattutto cinema di ricerca senza spendere molti soldi. Purtroppo persiste il problema della distribuzione di questi film, in un mercato sempre più dominato dalle multisale e dalle grandi star.

In questi giorni di ennesimo rinnovo della compagine governativa, un messaggio lo vogliamo lanciare anche dalle colonne del nostro blog: investire in cultura significa anche rianimare le piccole sale e spronare e incentivare il cinema di ricerca, documentaristico e di indagine dei giovani registi.

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Andrea Bevacqua insegna Lettere nei Centri per l'Educazione degli Adulti in provincia di Mantova. Attivista altermondista e pacifista, pratica forme di politica dal basso.
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