Io non sono ipocondriaca: intervista a Giusella De Maria4 min read

7 Agosto 2014 Cultura -

Io non sono ipocondriaca: intervista a Giusella De Maria4 min read

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Io non sono ipocondriaca intervista a Giusella De Maria
@Rakka

Io non sono ipocondriaca. Faccio pap test e analisi del sangue ogni sei mesi. Ecografia mammaria ogni tre. So tutto sui cibi che provocano il cancro e approfondisco continuamente l’argomento “alimentazione a basso indice glicemico”. Ho guardato il Dottor House studiando tutte le possibili manifestazioni della peste e ora so tutto sulle malattie autoimmuni.

Non sono ipocondriaca: sono solo previdente. E Nina è come me. Lei ha anche il kit “mai senza” con essenziali medicamenti che ti possono salvare la vita in ogni momento. Nina è anche la protagonista del secondo romanzo di Giusella De Maria, Io non sono ipocondriaca (Mondadori). In questo libro troverete una cura formidabile a qualsiasi malattia: le risate. Sì, perché “Giusella Kinsella” (come ama farsi amare la De Maria) è riuscita a trasformare un incredibile tormento in un divertentissimo romanzo.

Nata a Cava de’ Tirreni, oggi ha trent’anni e, fra le mille cose con cui si destreggia (tra cui l’ipocondria), ha trovato anche il tempo di inventare una professione, quella della wedding writer: voi vi sposate, lei scrive un libro sul vostro matrimonio. Noi di Lenius.it l’abbiamo intervistata per voi.

Cos’è l’ipocondria secondo te?

È una grande tristezza. Sai quando tutti sono in giro a fare baldoria, a bere superalcolici, a parlare di cose futili, a mangiare cozze crude, mentre tu sei in pigiama per la città diretta al pronto soccorso, perché non respiri o perché hai tutti i sintomi di un infarto del miocardio anche se hai 24 anni? Quella è l’ipocondria. Una grande solitudine. In cui ci sei solo tu, la tua paura di morte imminente, e nessuno che ti possa dare conforto.

Come riesci a mixare l’umorismo con temi seri quali la malattia e la morte?

Bevendo sorsate di vita. Lei è così, oggi ti sembra una sitcom e tutto d’un tratto è una tragedia. Sono cresciuta in una famiglia particolare, con una madre che sembra davvero uscita da una serie tv americana. Lei mi ha insegnato a guardare sempre il lato grottesco e umoristico di questa esistenza curiosa. Se conosci la vita in questo modo, allora affronterai seriamente il dramma. Vivendo in ogni suo momento con eroismo, senza cedere alla paresi esistenziale o alla fuga, come spesso capita agli esseri umani di fronte alle tragedie. L’umorismo è una cosa seria, è la chiave per guardare il mondo nelle sue due facce, la luce e il buio, e non c’è niente di più drammatico che far ridere in mezzo a un’immane tragedia.

Tu sei ipocondriaca?

Io? No, non sono ipocondriaca! L’ho ripetuto proprio ieri al mio dottore, sono andata lì per un anomalo gonfiore addominale, volevo mi prescrivesse un’eco addome completo, e invece, con mio orrore, mi ha prescritto degli ansiolitici! Cos’è, non si può essere previdenti, a questo mondo? O girare con due pastiglie di Bentelan per attacchi respiratori improvvisi di causa ignota?!

Quanto c’è della tua vita in questo romanzo?

Troppo, mi sa. Mia sorella mi ha detto, dopo aver terminato il romanzo, “a momenti mi sentivo quasi in colpa, sembrava di sbirciare nel tuo diario”. Ma è chiaro che poi la narrativa, anche quando ingloba la nostra vita, è sempre altro, è trasfigurazione, è un’altra storia.

Il primo romanzo Suona per me è uscito con una piccola casa editrice (Avagliano), questo per Mondadori: come si fa il grande salto?

Avendo un piano. C’è un momento preciso in cui dai davvero del tuo meglio ed è in quell’occasione che è possibile che qualcuno creda in te. Prima di tutto, modestia e autocritica. Secondo, avere un agente che pensi che sei un cavallo su cui puntare. Il resto, se è quello che ti ha riservato il destino, verrà da sé.

Qual è il kit “mai senza” di Giusella De Maria scrittrice?

Una penna e un supporto su cui scarabocchiare! E un treno su cui viaggiare, possibilmente. I miei prodotti migliori nascono quando sono in giro. Su un autobus, in viaggio, perfino a un concerto rock in mezzo alla bolgia. Carta e penna sempre con me. E, qualche volta, anche un goccetto di un buon liquore. Tanto, poi, c’è il Gaviscon a rimediare al reflusso. Qualche volta li tracanno anche insieme, ora che ci penso. E, ovviamente, la mia carica di ottimismo verso la vita. È quella, credo, la mia arma più pericolosa.

[quote align=”center” color=”#999999″]La citazione: “E questo è un altro dei motivi per cui non mi fido dei medici. Non sai mai di che umore li trovi. Sono volubili ed egocentrici, oggi ti ascoltano comprensivi, domani ti liquidano con un ansiolitico.
Per come la vedo io, dovrebbero darsi una calmata. Perché verrà il giorno in cui tutti gli ammalati del mondo si ribelleranno alla loro sudditanza. E realizzeranno che, nell’era della diffusione dei farmaci nei supermercati e dei robot chirurgici, non hanno più bisogno di loro”.
Consigliato a chi: ama i libri di Sophie Kinsella e il Dottor House.
Il libro: Io non sono ipocondriaca, Giusella De Maria, pp. 240, 15 euro, Mondadori 2014.[/quote]

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Stefania nasce nel '82, mentre in Portogallo si dava alle stampe l’allora sconosciuto Il libro dell’inquietudine di Pessoa. Il suo destino sembra essere legato all’editoria: lavora per 10 anni in 4 diverse fucine editoriali. Sin dai tempi dell'università, scrive di libri su vari portali. Ora lavora come web editor freelance, scrive di libri, finanza e lifestyle e, quando è tempo, fa l’olio più buono del mondo.
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