Il campetto, dove c’è un pallone1 min read
Reading Time: 2 minutesNon è un luogo preciso, è più un insieme poco definito. Il pallone rotola, tu lo insegui, probabilmente in tenera età. Fanno eccezione i bimbi cresciuti, i papà che accompagnano i figli e non resistono alla tentazione. Sono quelli che si divertono di più e che sovente finiscono con le ossa rotte il giorno dopo, finalmente rassegnati a lasciare spazio alle nuove leve.
Il campetto è un rettangolo nel quale cresce la passione. In Italia è spesso in erba e ci scorre sopra una palla da calcio, ma anche in altre latitudini cambia solo l’attrezzo, non le motivazioni. Per molti è riscatto sociale, oltre che divertimento. Chi è povero sa che lo sport è “a’ livella” dei vivi: bimbo sono io e bimbo sei tu, alla vita vera si torna solo una volta finita la partita. Nel momento del gioco ogni azione è una “Fuga per la vittoria”.
Forse per questo la palla ha resistito a ogni cambiamento tecnologico. Alle consolle, alle simulazioni più realistiche. Ha resistito al razzismo nelle sue evoluzioni, mai troverete altrove un insieme di colori come in un campetto. A bordo campo le sfide sembrano una tavolozza impazzita di un pittore, in continuo movimento, che si riempie con le sfumature di fango e sudore.
Quando vedete Maradona o Messi, pensate che negli angoli reconditi di Youtube ci sono ancora le loro prime prodezze, realizzate non sui manti da biliardo attorniati dagli spalti e allestiti apposta per i fuoriclasse, bensì sul campetto alla Villa di Buenos Aires o in periferia a Rosario. Nuovi fenomeni e freschi bimbi si alternano sulle medesime zolle.
Ha ragione Zlatan Ibrahimovic: non serve il Pallone d’Oro per sentirsi il migliore. Basta il campetto. Basta il pallone.
Fabio Colombo
che vintage le immagini di Maradona su Telemontecarlo...
Stefano
Complimenti per l’articolo... pura verità.. quanto è importante per crescere #uncampettopergiocare... ⚽️??