I cattivi nella letteratura e nel cinema2 min read

24 Giugno 2014 Cultura -

I cattivi nella letteratura e nel cinema2 min read

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I cattivi hanno più fascino dei buoni, ammettiamolo una buona volta.

Sono più interessanti, parlano meglio (a volte troppo, specialmente poco prima di commettere misfatti), hanno il carattere deciso di chi sa cosa vuole dalla vita, anche se si tratta di sangue e budella.

Se è vera l’etimologia per cui cattivo è colui che è prigioniero – del diavolo, secondo i latini – allora non potremo colpevolizzare questi cattivi se inseguono le vittime brandendo asce, motoseghe, coltelli ecc… Soprattutto non potremo giudicarli nella nefandezza delle loro azioni perché hanno ridimensionato il concetto del male prima della loro comparsa.

Quelli che hanno maggiormente influenzato l’immaginario comune sono quelli che hanno compiuto il grande salto passando dalla carta alla pellicola.

Sei cattivi indelebili passati dalla letteratura al cinema

1) Pennywise (IT, Stephen King). Un simpatico pagliaccio di sproporzionate dimensioni che girovaga nelle fogne, assume le forme delle nostre peggiori paure e avrebbe bisogno di un’urgente cura odontotecnica.

2) Hannibal Lecter (Il silenzio degli innocenti, Thomas Harris). Lo psichiatra cannibale ed esteta che ha ridefinito il concetto di pazzo e, soprattutto, gli abbinamenti culinari delle fave e del Chianti.

3) Jack Torrance (Shining, Stephen King). Il mite custode dell’Overlook hotel che, rinchiuso per gelidi mesi invernali, con la tutt’altro che bella moglie e il figlio mezzo scemo che parla con un dito, decide di farne spezzatino con una ormai famosissima ascia; citando per altro uno dei pesi massimi della cattiveria letteraria: il lupo cattivo.

4) Patrick Bateman (American Psycho, Bret Easton Ellis). Il milionario newyorkese che riesce a terrorizzare più parlando di creme per il viso che lanciando una motosega in una tromba delle scale per centrare la sfortunata ragazza di turno. Di certo ha lasciato intuire perché i maniaci dell’ordine sono così inquietanti.

5) Anne Wilkes (Misery, Stephen King). Quote rosa del brivido. L’amabile fan di uno sfortunato scrittore costretto a subire le sue cure recluso in una casa tra le montagne. Come gli Harmony hanno contribuito al male nel mondo.

6) Paris Trout (Il cuore nero di Paris Trout, Pete Dexter). Il droghiere più cattivo d’America. Uno per cui il razzismo è una parola inventata da uno di quei pochi negri che sanno leggere e scrivere.

Sì, tre su sei sono di Stephen King, ma che possiamo farci se nel Maine accadono le cose peggiori? Ce ne sarebbero potuti essere tanti altri, è vero, ma come si fa a citare Anton Chigurh (Non è un paese per vecchi, Cormac McCarthy)? Javier Bardem con il caschetto? è troppo oltre la paura.

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Nato lo scorso secolo, da 30 anni specula sui grandi temi dell’umanità: Dio, la velocità della mano sul claxon allo scattare del verde, gli abbinamenti scarpe-cintura. Dopo un dottorato di ricerca in filosofia ora lavora. Sì, fa quello che state pensando. Proprio quel mestiere. Intanto si è appassionato ai documentari sulla riproduzione degli animali. Si vanta di non avere verità, solo qualche opinione, come questa.
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