I 20 anni di Grace, il capolavoro di Jeff Buckley2 min read

1 Settembre 2014 Cultura -

I 20 anni di Grace, il capolavoro di Jeff Buckley2 min read

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I 20 anni di Grace, il capolavoro di Jeff Buckley
@Anna Banana

Il 23 agosto di vent’anni fa usciva Grace, primo e unico album di Jeff Buckley, un capolavoro che ha fatto la storia del rock.

Tim Buckley, suo padre, era un cantautore folk piuttosto noto che a soli 28 anni morì di overdose. Jeff nutriva nei suoi confronti sentimenti contrastanti, essendo stato abbandonato ancor prima che nascesse e avendolo incontrato una sola volta.

Nel 1991 Jeff, invitato a un concerto-tributo per il padre nella chiesa di St. Anne a New York, si esibì in pubblico per la prima volta, lasciando tutti a bocca aperta.

L’evidente talento vocale era un’eredità del padre, ma Jeff voleva sprecarlo per liberarsi così del suo ricordo. Voleva diventare un chitarrista per sperimentare tutto ciò che lo allontanasse dal paragone col padre. Ma per quanto lui cercasse di discostarsene, lo stile, il volto e la voce rimandavano chiaramente a Tim. E doveva farci i conti.

In quello stesso anno realizzò un demo-tape che conteneva quattro pezzi inediti scritti da lui. A convincerlo fu lo stesso produttore del padre. Dopo varie collaborazioni, nell’agosto del ‘94 inaugura la sua carriera da solista con l’uscita dell’album Grace.

Quelli erano gli anni dell’hard rock, dei Nirvana e dei Pearl Jam, degli U2 sempre in cime alle classifiche e di Springsteen. In Italia avevamo gli 883 e Jovanotti. Ma Grace era tutto un altro mondo.

Dieci canzoni: tre cover di livello, tra cui l’intensissima Halleluja di Leonard Cohen, e sette brani firmati da Buckley e alcuni fedeli collaboratori.

Arte pura ed essenziale: un’estensione vocale incredibile e una musica graffiante e struggente. Le canzoni sono viaggi: un intreccio di rabbia, desideri infelici e inesaudibili. Paura, grinta e la profonda disperazione di una distanza e di un’assenza incolmabile, quella del padre. Un album capace di sfondare cuore e cervello insieme. Che fa venire la pelle d’oca ancora oggi, anche adesso che lo scrivo.

David Bowie lo ha definito come uno dei dieci dischi che avrebbe voluto portare con sé su un’isola deserta. Bono degli U2 lo ricorda come “una goccia pura in un oceano di rumore”.

Ma a tre anni da questa pubblicazione, Jeff Buckley muore annegato nelle acque del Mississippi, probabilmente senza sapere di aver affidato alla storia un modo di ascoltare e di fare la musica che è ancora oggi fonte d’ ispirazione. [quote align=”center” color=”#999999″]Buon compleanno, Grace![/quote]

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Da biologa pentita, procedo in direzione contraria al buon senso e mi rifugio a Milano per studiare Scienze della Comunicazione, dopo anni di vagabondaggi alla ricerca della pace interiore. Così, la riscopro nella Tequila, nei concerti al Magnolia, nelle canzoni coi finali tristi, nelle newsletter di Rockit e nelle pagine del Rolling Stone. Adoro ossessivamente X-Factor e odio il fatto che Sanremo coincida con la sessione invernale.
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