Golden Globe, fuorionda e schizofrenia3 min read

La Grande Bellezza continua a collezionare premi. L’ultimo arrivato in ordine di tempo è stato il prestigioso Golden Globe, nella serata di gala di domenica scorsa. La pellicola di Paolo Sorrentino ha ricevuto il premio come miglior film straniero, un riconoscimento che mancava in Italia dai tempi di Tornatore con il mai dimenticato Nuovo Cinema Paradiso.

Durante la premiazione il regista era emozionato e disincantato allo stesso tempo. Nel discorso di ringraziamento ha voluto dedicare il premio al Nostro Paese, definendolo nel suo inglese dal marcato accento italiano crazy country but beautiful.

Potrebbero non fermarsi qui i riconoscimenti per il film di Paolo Sorrentino, fra meno di due mesi ci sarà la notte degli Oscar e il cinema italiano potrebbe rivivere un’altra notte da sogno. Anche se così non fosse, con La Grande Bellezza il cinema nostrano esce finalmente dall’anonimato dopo tanto tempo. E lo fa con il regista meno convenzionale, più eclettico e talentuoso della nuova generazione. Un traguardo in ogni caso sorprendente.

In Italia la notizia ha avuto un grande risalto e ovviamente ha scatenato una serie di reazioni e commenti tra i più disparati. Rivelandosi come sempre una nazione più crazy che beautiful. Chi non lo ha capito, chi (legittimamente) non lo ha apprezzato (non tanti a mio parere), chi si è sforzato di cercare le pecche del film per metterle in risalto rispetto ai tantissimi pregi, e infine chi ha espresso un parere negativo a prescindere, perché così è la moda, perché fa figo, perché se una cosa è apprezzata allora è obbligatorio parlarne, magari addirittura senza aver visto il film.

Le critiche si sono ripetute in modo più virale e compulsivo alla notizia della vittoria del Golden Globe. Anzi, a poco più di 24 ore dal premio, l’argomento che sta facendo scatenare stampa e social network non è tanto il Golden Globe quanto il presunto fuori onda di Toni Servillo nell’intervista a Rai News 24.

L’intervista volge al termine quando la giornalista fa un accenno alle critiche che sono seguite all’uscita del film. Toni Servillo si mostra subito infastidito e ribadisce quanto sia importante condividere un momento di gioia per il cinema italiano. Fin qui tutto normale, quando poi inizia la commedia in diretta.

L’attore dice che sta per entrare in un tunnel (ma la sua voce continua a sentirsi perfettamente) e non sente più la giornalista. Convinto di aver chiuso la telefonata, si lascia scappare un commento non propriamente oxfordiano sulla domanda fatta dalla giornalista. Esattamente come il Galeazzi cult di Nicola Savino a Zelig qualche anno fa. Né più né meno.

Non immaginava, l’attore casertano, che avrebbe innescato il nuovo capitolo dei deliri da social network.

Servillo cafone, solidarietà alla giornalista, l’arroganza di chi fa arte, la necessità di avere una claque di yes men a tutti i costi, Servillo che si immedesima in Jep Gambardella (che ci potrebbe anche stare, ma non deve essere per forza visto come un’accezione negativa) sono alcuni estratti più significativi dalla schizofrenia quotidiana dei social network.

Toni Servillo che diventa trend topic, l’argomento principale di discussione, non per le sue bellissime interpretazioni, per una bellissima carriera da attore ma perché gli è scappato un vaffanculo alla giornalista.

Continuiamone a parlare ancora, chiamiamo esperti in vaffalogia, senza accorgerci che per una volta siamo riusciti a fare una cosa bella, che magari potrà non piacere a tutti, ma che fa parlare bene dell’Italia all’estero.

Ma forse questa è la colpa principale. Crazy but beautiful (cit.). But above all crazy.