Film di Halloween: 13 film horror da vedere10 min read
Reading Time: 8 minutesIl genere horror viene troppo facilmente relegato ad una periferia utilitaria della mappa del cinema, talvolta anche da critici di testate che dedicano ampio spazio a veri e propri crimini contro la settima arte (se non contro l’umanità stessa), magari glossando che il titolo di turno è “divertimento senza pretese” o che per questo particolare film dozzinale bisogna “lasciare il cervello a casa”, scegliendo di essere snob in modo capzioso e solamente nei confronti di generi ben precisi.
I film di Halloween che vi proponiamo sono tredici film horror realizzati negli ultimi venti anni che hanno coniugato due condizioni intrinseche dell’essere umano: la paura e il bisogno di creare arte. Per via delle coordinate temporali, non troverete in lista pietre miliari dell’horror high brow come Rosemary’s Baby, Shining o L’esorcista, ma neanche film di ottimo livello in cui l’elemento horror è indubbiamente parte importante del linguaggio visivo, ma non tanto da considerarli di genere, come Il cigno nero o Il silenzio degli innocenti.
Abbassate le persiane e, mentre i popcorn scoppiettano in questa nuova penombra, recuperate un plaid sotto al quale cercare rifugio nei momenti di maggiore suspense. Buona visione.
I 13 film di Halloween: film horror tra paura e arte
1. It – Andy Muschietti, 2017
Il film di Muschietti, nelle sale italiane tra ottobre e novembre 2017, ci ricorda che è possibile proporre dei remake sensati, andando a rifare un film TV degli anni ’90 che, pur avendo goduto di buona fortuna per via del materiale originale, lasciava grandissimo spazio a miglioramenti.
I punti di forza di It sono una palette di accostamenti cromatici maniacalmente studiati (sembra quasi Park Chan Wook), la nostalgica ricostruzione di una cittadina del Maine alla fine degli anni 80 e l’immancabile amicizia tra ragazzi “perdenti” alle prese sia con dei bulli che con forze più grandi di loro, ripresa dalla novella The Body (da cui il film Stand by me) dello stesso King e in seguito ampiamente saccheggiata da mille altri prodotti del genere, dai Goonies fino al recente Stranger Things – dal cast del quale ricompare un azzeccatissimo Finn Wolfhard.
Gli spaventi non sono poi granché e a volte appaiono quasi forzati per fare funzionare commercialmente oggi un solido impianto narrativo di altri tempi; fortunatamente, però, non è sui salti sulla poltrona che il film deve campare. Mood: nostalgico.
2. It follows – Robert Mitchell, 2014
Tra i più osannati horror degli ultimi tempi, It follows racconta di una maledizione trasmissibile sessualmente, dalla quale ci si può liberare unicamente trasmettendola a qualcun altro. Un po’ per la contagiosa colonna sonora elettronica di Disasterpeace, un po’ perché il male prende la forma di anonimi sconosciuti (volti tra i volti in una folla), un po’ per le evidenti metafore sulle malattie veneree, il film di Mitchell preme dei tasti nuovi e lo fa pure con un cast azzeccato e una messa in scena che ammicca agli horror anni ’70, ma senza puntare mai sulla nostalgia, delirando immagini fresche e fuori dal tempo.
Non ci sono, volutamente, oggetti che potrebbero datare temporalmente la vicenda e il film ne guadagna una sorta di instantanea classicità – pur mancando di una scena madre che lo avrebbe consacrato per sempre nella storia del cinema. Mood: hipster.
3. The Witch – Robert Eggers, 2015
Lento, elegante e curato nella minuziosa ricostruzione storica della vita nelle comunità del New England nel XVII secolo per soli addetti ai lavori, The Witch lascia subito intuire le proprie ambizioni artistiche. Incredibile è, invece, scoprire che si tratta dell’esordio registico di Robert Eggers che, in un film fortemente voluto dalla giovane età, ci guida in una dolorosa caccia alla strega, insinuando ragionevoli e irragionevoli dubbi sui membri della famiglia protagonista e proponendo di base uno studio sul male e il suo dominio sull’esistenza umana.Sicuramente non un titolo da popcorn ma un inquietante studio di personaggi che rimarrà a farvi domande per un po’ di tempo dopo la visione. Mood: impegnato.
4. Get out – Jordan Peele, 2017
Chris viene invitato dalla propria, bianchissima, ragazza a passare il weekend dai suoi genitori in un paese in cui, almeno a giudicare dalle maldestre battute su Tiger Woods e Barack Obama, nessuno sembra aver visto una persona di colore prima di lui. Certo i bianchi sono sempre un po’ strani… Ma l’inquietudine del protagonista è solo suggestione o c’è qualcosa di più? Quando la vicenda esplode, lo fa anche la critica sociale che è serpeggiata in filigrana dall’inizio di quella che è l’opera prima di Peele, giungendo a un finale forse meno amaro di quanto avrebbe potuto essere. Mood: politico.
5. Drag me to hell – Sam Raimi, 2009
È il ritorno di Sam Raimi alla horror-comedy che lo ha reso celebre con la trilogia di Evil Dead. La maledizione di una zingara a cui una povera impiegata di banca si trova – suo malgrado – costretta a rifiutare un prestito, mette in moto una serie di situazioni terrificanti. Raimi, con lievi spostamenti di prospettiva e di tono, ci fa avvertire anche tutto l’intrinseco ridicolo degli avvenimenti. Una presenza che continua a lasciare messaggi inquietanti sul telefono, o appare improvvisamente in ogni luogo con una sempre più palesata intenzione di vomitarci addosso è sicuramente raccapricciante, ma in qualche modo anche esilarante.
Avere paura fa assolutamente ridere e Drag me to hell è come la ridarola che ci prende a tradimento prima della discesa sulle montagne russe. Consigliatissimo. Mood: demenziale.
6. Lasciami entrare – Tomas Alfredson, 2008
La gelida e anodina periferia di Stoccolma fa da cornice al racconto di due solitudini: quella di Oskar, che vorrebbe potere saltare la sua infanzia e svegliarsi già adulto ed equipaggiato ad affrontare un mondo duro, e quella di Eli, una piccola vampira dal corpo efebico e quasi asessuato che non ha altra scelta se non lottare e uccidere per restare al mondo. Seppure, insieme all’innocente storia d’amore, sia proprio il sangue vermiglio ad offrire un minimo di calore umano allo scenario algido, Alfredson usa un tono elegiaco e gentile, poco comune al cinema di genere horror, ricercando e sottolineando (specie con l’accompagnamento musicale) più volte il romanticismo piuttosto che la tensione e lasciando la vicenda aperta a più chiavi di lettura. Mood: poetico.
7. L’alba dei morti dementi (Shaun of the Dead) – Edgar Wright, 2004
La seconda horror-comedy della lista ci procura un iniziale enorme spavento con l’adattamento del titolo in L’alba dei morti dementi. Ykes! È la storia di Shaun (Simon Pegg) che, preso a fare i conti con il fallimento della sua vita su ogni fronte, si trova inaspettatamente nel mezzo di un’epidemia zombie che invade Londra. Insieme all’amico Ed (Nick Frost nella sua migliore interpretazione ad oggi) abbandona di necessità la vita noiosa e ripetitiva da vivi-morenti fatta di serate tutte uguali passate davanti alla TV, per affrontare la minaccia forse non più letale ma assolutamente più manifesta dei morti-viventi che imperversano per la città.
Stracolmo di battute rapidissime, stacchi di scena geniali e almeno un intensissimo momento di forte presa empatica, Shaun of the Dead è se non un capolavoro, almeno un vero gioiellino. Mood: frizzante.
8.The Conjuring – James Wan, 2013
Un altro che possiamo sicuramente inserire nella cerchia dei “film di Halloween” è The Conjuring: è un classico film horror, di quelli che immaginate quando pensate al genere. Ci sono presagi, genitori che rassicurano i figli con spiegazioni imbecilli e un crescendo di episodi sempre più chiaramente paranormali. Se non che James Wan, già produttore di Saw e regista di Insidious, svolge un ottimo lavoro nel creare setup e background non solo per gli spaventi (davvero ben realizzati) ma anche per la vicenda, l’ambientazione storica e i personaggi, aiutato anche dal fortunato casting di Vera Farmiga e Patrick Wilson nei panni dei coniugi Warren che furono nella realtà dei consulenti esoterici per l’F.B.I. in alcuni casi.
The Conjuring è, in fin dei conti, un film su una casa stregata… Realizzato con la dignità cinematografica che spesso manca agli horror da cassetta. Mood: classico.
9.The Descent – Neill Marshall, 2005
The Descent ha un cast interamente femminile, un po’ come l’ormai prossimo Annihilation, e segue la discesa di un gruppo di speleologhe all’interno di una rete di caverne non ancora mappate. La claustrofobia e la tensione un po’ da survival movie sarebbero già abbondantemente sufficienti a tenere in tensione anche lo spettatore più smaliziato ma, e spiace quasi rivelarlo, la svolta horror arriva, ed è cruenta, spietata ed estremamente grafica, al punto che la distribuzione americana richiese un nuovo montaggio incentrato sull’alleggerimento di alcune scene un po’ troppo splatter.
Nell’incoscienza di averlo visto ad una trentina di centimetri dallo schermo del Mac, con audio in cuffietta nel cuore della notte, The Descent rappresenta per me una delle esperienze filmiche più spaventose di sempre. Mood: claustrofobico.
10.Quella casa nel bosco – Drew Goddard, 2012
Basato su un soggetto di Goddard e Whedon, la cui effettiva realizzazione dobbiamo in parte anche al successo del film degli Avengers, Cabin in The Woods è un interessante esperimento di film escatologico che giustifica ogni altro film horror.
Spiegare di più sarebbe rovinare la visione e se non sempre la qualità del titolo scena per scena sia in sé paragonabile a quella degli altri titoli in lista, l’intreccio narrativo e l’espediente geniale che vi sta dietro giustificano a pieno la visione. Mood: postmoderno.
11. 28 giorni dopo – Danny Boyle, 2002
Un po’ opera di fantascienza dura che si propone di sviluppare in modo verosimile i possibili futuri di un contagio pandemico, un po’ allegoria politica, ma soprattutto film di zombie (ancora in salsa UK, come Shaun of the Dead del punto 7), 28 giorni dopo mette la iper-cinetica regia di Danny Boyle al servizio di un soggetto in cui può risultare utile.La distopia avvenuta durante i 28 giorni di coma del protagonista è la base di partenza per interrogarsi su come l’umanità reagirebbe per sopravvivere a una catastrofe del genere e le risposte, plausibilissime, non sono sempre così facili da accettare. Mood: fantascientifico.
12.The Ring – Gore Verbinski, 2002
Non si può redigere una lista di film di Halloween e non includerlo. Certo, vedere The Ring in streaming oggi non fa lo stesso effetto che al tempo faceva inserire nel videoregistratore un film su una videocassetta maledetta, guardando la quale la gente muore dopo una settimana. Remake del film giapponese di Hideo Nakata che ha aperto una vera e propria stagione di remake horror asiatici ad Hollywood, The Ring merita tutta l’attenzione che gli è stata data, appropriandosi di un ritmo e di un linguaggio cinematografico straniero, fatto anche di lentezza e tensione e sdoganandolo completamente.
I personaggi non hanno un grande spessore ma l’idea che di fatto muoiano di paura, con volti straziati dall’ultimo incubo visto nel momento della morte, amplifica la carica ansiosa di un film che è più spettrale che sanguigno. Mood: asiatico.
13. Scream – Wes Craven, 1996
Il film di Halloween più vecchio della nostra lista non è tecnicamente un horror – si tratta del thriller Scream in cui l’assassino, con l’iconica maschera da teschio incappucciato, pone alle sue vittime domande sui film horror e la loro mitologia. “Qual è il tuo film horror preferito?”. Wes Craven, regista di Nightmare, realizza il primo vero cult movie postmoderno, strizzando l’occhio a un pubblico di fedeli appassionati che potrebbe rispondere alle domande dello strano molestatore telefonico molto più efficacemente di Drew Barrymore nell’iconico incipit del film.E sono sempre delle “regole” apprese guardando i film di genere che possono aiutarci a sopravvivere: negli horror i personaggi che fanno sesso non sopravvivono, così come quelli che bevono troppo o fanno uso di droghe. E mai e poi mai dire “torno subito” o “c’è qualcuno lì?”. Perché c’è sempre qualcuno. O qualcosa. Mood: cult.