E se per rivoluzionare la tua giornata bastasse un abbraccio?2 min read

12 Gennaio 2015 Cultura -

E se per rivoluzionare la tua giornata bastasse un abbraccio?2 min read

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“E se per rivoluzionare la tua giornata bastasse un abbraccio?”. L’Orso, collettivo milanese figlio di Garrincha Dischi, pubblicherà il prossimo 3 febbraio il nuovo album “Ho messo la sveglia per la rivoluzione”. Lo scorso 15 dicembre ci ha offerto una piccola anteprima con il brano inedito “Giorni migliori”.

Questa volta, e per la prima volta per questo giovane gruppo, si è scelto di staccarsi dai consueti canali della promozione musicale, lasciando ai fan e ai più curiosi la possibilità di acquistare e ascoltare l’inedito, insieme alla b-side “Lui, Lei”, direttamente da iTunes.

Così, i cinque hanno raggiunto il primo posto nella classifica “Alternative” e il dodicesimo in quella generale, scalzando clamorosamente i vari Vasco Rossi, Gianna Nannini e finalisti di X Factor, un po’ come era successo lo scorso aprile ai fratellini de Lo Stato Sociale.
Insomma, Garrincha Dischi c’ha visto bene un’altra volta.

Ma cosa c’entrano gli abbracci? “Giorni Migliori” ha un testo che è intenzionalmente semplice ed elementare, perché racconta di una condizione altrettanto semplice ed elementare: quella dell’amore, o meglio quella del più appropriato e intangibile coraggio per fare qualcosa di buono: fidarsi.

Ma la cosa bella, ma bella veramente, è il video.
Loro lo hanno definito “un esperimento sociale”. Riprende la campagna “Free Hugs”, la famosa iniziativa degli “abbracci gratis” nata a Sydney una decina di anni fa e diffusasi in tutto il mondo, per la gioia di tutti (o quasi).https://www.youtube.com/watch?v=u9VwMNSDmQM

Ma questa volta funziona al contrario, quantomeno nei gesti e nel concetto di fondo. I cinque componenti, infatti, hanno girato le principali piazze italiane: Milano, Bologna, Firenze, Venezia e Padova. Hanno tirato fuori una lavagnetta con su scritto “E se per rivoluzionare la tua giornata bastasse un abbraccio? Io sono qui. Bendato gli occhi, aperto le braccia e aspettato.” Nel frattempo, in mezzo alla folla, una telecamera riprendeva le risposte e le reazioni dei passanti: quelli che si fiondavano tra braccia sconosciute, quelli che guardavano sconcertati e trattenevano un “ma che cazzo stanno a fa?”, quelli che si commuovevano e quelli che non lasciavano più la presa.

Dall’esitazione dei più introversi, dallo scetticismo e la diffidenza di qualcuno, fino alla gentilezza e l’affabilità della maggior parte, quanta paura si nasconde dietro un piccolo, puro e semplice atto di bontà?
Facciamoci abbracciare!

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Da biologa pentita, procedo in direzione contraria al buon senso e mi rifugio a Milano per studiare Scienze della Comunicazione, dopo anni di vagabondaggi alla ricerca della pace interiore. Così, la riscopro nella Tequila, nei concerti al Magnolia, nelle canzoni coi finali tristi, nelle newsletter di Rockit e nelle pagine del Rolling Stone. Adoro ossessivamente X-Factor e odio il fatto che Sanremo coincida con la sessione invernale.
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