Carlo Levi e il vero senso della politica3 min read

25 Novembre 2013 Cultura -

Carlo Levi e il vero senso della politica3 min read

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Carlo LeviLeggendo Cristo si è fermato ad Eboli, non si può non rimanere affascinati dalla figura di Carlo Levi, politico, scrittore, medico e, prima di tutto, per sua stessa ammissione, pittore.
Tracciarne un breve ritratto, oggi, potrebbe aiutare a riconoscere un esempio di intellettuale che ha messo la propria vita a servizio dello sviluppo culturale e sociale della comunità e il senso vero della parola politica, in un momento come quello attuale dove per politica si intende solo malaffare e privilegio della casta.

Carlo Levi nasce a Torino nel 1902 in una famiglia dell’alta borghesia ebraica. Si laurea in medicina ma la sua passione principale resta la pittura, mentre grazie all’amicizia con Piero Gobetti inizia a frequentare gli ambienti politici vicini al socialismo. Questo mix di impegno artistico e politico lo porta a tessere rapporti molto stretti con personalità di spicco del mondo culturale torinese, tra cui: Cesare Pavese, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi.

La sua concezione di libertà espressa nella pittura lo porta a scontrarsi con l’ideologia fascista che tutto omologa e conforma. Così l’impegno politico, che dal 1931 lo vede tra le fila del movimento antifascista di Giustizia e Libertà, e l’attività artistica lo rendono sospetto agli occhi del regime. La condanna al confino arriva nel 1935 e la destinazione è un paesino della Lucania: Aliano.

Qui, in questo piccolo borgo dimenticato da Dio e dagli uomini (“In questa terra oscura senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato ad Eboli”), Carlo Levi vive un’esperienza drammatica e arricchente al tempo stesso. Ha modo di conoscere il Sud, tutto ciò che si trova sotto Eboli, l’ultima stazione ferroviaria della linea che collega lo stivale. Ha modo di conoscere le gente, gli uomini e le donne, i vecchi e i bambini, i nobili e i poveri, i loro vizi e le loro virtù, le usanze e le credenze, la miseria e la rassegnazione.

Con una prosa semplice e lineare, ricca di analisi e sempre priva di retorica, regala un affresco del meridione. Uno sguardo che viene dal lontano Nord, dalla ricca città di Torino, da un’artista e intellettuale dell’alta borghesia. Nel paese di Aliano Carlo Levi fa emergere tutta la sua umanità, diventa uno del popolo, rispettato e amato da tutti, temuto dal podestà perché considerato carico di intelligenza, sensibilità e senso critico. Ad Aliano riprende suo malgrado a esercitare la professione di medico (i contadini si fidano solo di lui), rispolverando quella laurea che qualche anno prima aveva appeso in soffitta.

Un’intellettuale che scende tra la gente povera, che prova a entrare con discrezione nelle dinamiche della comunità. Si rende conto di trovarsi in mezzo a un popolo che da secoli è costretto a subire la Storia, la dominazione dall’alto, prima dei Borboni, poi dell’Italia dei piemontesi e dei Savoia. Anche la Prima guerra mondiale è distante anni luce da loro, molti sono stati gli Alianesi partiti per il fronte, ignari dei motivi veri del conflitto. Carlo Levi si rende conto di vivere in una comunità dove è assente la coscienza di popolo, dove anche la religione si è arresa e il messaggio di Cristo non è mai arrivato ed ecco da qui il titolo del libro.

Nel 1936, a seguito della conquista dell’Etiopia da parte dell’Italia mussoliniana, viene rilasciato, ma la Lucania e la questione meridionale rimangono impresse come macchia indelebile nel suo vissuto. La sua vita, infatti, da questo momento si divide tra la passione per la pittura e la scrittura e l’impegno sociale e politico: produce molte inchieste a difesa delle classi più deboli e svantaggiate, specie del sud Italia. Negli anni ’60 la sua attività diventa anche istituzionale, viene eletto come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano al Senato della Repubblica.

Commovente è l’epilogo della sua vita, l’intellettuale torinese infatti vuole essere seppellito ad Aliano vicino a a quella gente, la sua gente che non ha mai dimenticato e smesso di difendere.

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Andrea Bevacqua insegna Lettere nei Centri per l'Educazione degli Adulti in provincia di Mantova. Attivista altermondista e pacifista, pratica forme di politica dal basso.
1 Commenti
  1. Pier

    Questo libro è stato centrale -assieme a due viaggi, in Puglia e Sicilia prima dei 16 anni- per far capire a un ''nordico'' come me, la vita, il dolore, l'essenza vera della gente del Sud. E a non smettere mai più di rispettarla. Un altro grande intellettuale si interesserà, solo due decine di anni dopo di Levi, della gente lucana: l'etnologo Ernesto De Martino (ad es.''Sud e magia'', Feltrinelli 2010).

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