Aretha Franklin cacciata da un Fast Food1 min read

28 Luglio 2014 Cultura -

Aretha Franklin cacciata da un Fast Food1 min read

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Aretha FranklinChi avrebbe mai il coraggio di trattare Aretha Franklin senza R-E-S-P-E-C-T? Succede a Niagara Falls, nell’Ontario.

Aretha Franklin, dopo un concerto tenuto a Lewiston, New York, pensa bene di fermarsi in uno dei ristoranti della catena di Hamburger “Johnny Rockets”. La cantante, una buonissima forchetta, ordina il “solito”: un hamburger take-away e una Cherry Coke.

Si sa, la sola regola che impone un servizio take-away è quella di portare via quanto comprato e mangiarlo da tutt’altra parte: sotto un diluvio, in una stazione di servizio, in macchina ma non nel ristorante. Questo proprio non si fa, nemmeno se ti chiami Aretha Franklin.

La cantante, forse stanca e parecchio affamata, dimentica questa semplice regola e decide di sedersi in uno dei tavoli vuoti all’interno del locale.

Poi, il dramma.

Aretha Franklin, 72 anni, pietra miliare della musica soul del 20esimo secolo, non può mangiare un hamburger all’interno del locale.

“Lei non può stare seduta qua”, le urla contro una giovanissima cameriera, obbligandola ad alzarsi e andar fuori.

La giovane cameriera, che chiaramente non ha riconosciuto chi aveva di fronte, proprio non ne ha voluto sapere di giustificazioni e scuse varie. Ci rimedia una bella figuraccia a livello internazionale. Però mi sono accertata di una cosa: la ragazza non è stata licenziata, e, una volta reso pubblico l’episodio, anche i proprietari del Johnny Rockets si sono prodigati in scuse umili e sincere.

Chissà se avrà perso l’appetito.

“All I’m askin’ is for a little respect”, canta Aretha Franklin. Questa settimana su Le Nius le offriamo tutta la solidarietà e tutto il rispetto mancato.

Immagine| cdt.ch

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Da biologa pentita, procedo in direzione contraria al buon senso e mi rifugio a Milano per studiare Scienze della Comunicazione, dopo anni di vagabondaggi alla ricerca della pace interiore. Così, la riscopro nella Tequila, nei concerti al Magnolia, nelle canzoni coi finali tristi, nelle newsletter di Rockit e nelle pagine del Rolling Stone. Adoro ossessivamente X-Factor e odio il fatto che Sanremo coincida con la sessione invernale.
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