La musica in testa #4 – 5 propositi per il mercato discografico3 min read

10 Gennaio 2014 Cultura -

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La musica in testa #4 – 5 propositi per il mercato discografico3 min read

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spotifyComincia, per tutti quanti, il 2014. E comincia anche per il mercato discografico. I discografici, si sa, si lamentano. Si lamentano che c’è la crisi, cosa che facciamo un po’ tutti, ma loro, gli va riconosciuto, lo fanno da prima di tutti gli altri. E magari hanno anche ragione. La crisi del mercato musicale va avanti da tempo. D’altronde, ogni cambiamento comporta una crisi. E di cose, nel mondo delle note, ne sono cambiate parecchie, negli ultimi anni.

Ma diciamocelo, se le cose vanno così così, è perché invece di abbracciarlo, il cambiamento, i discografici per anni hanno tentato di ostacolarlo. In ogni modo. Spesso in maniera grottesca e anacronistica. E visto che ogni anno nuovo porta desiderio di rinnovamento, provo a proporre cinque buoni propositi per il 2014, alcuni per i professionisti della musica, altri per i compratori.

Basta dare la colpa alla pirateria, che tanto ormai non ci crede più nessuno. Uno studio commissionato due anni fa dal governo svizzero ha addirittura dimostrato che chi scarica di più “illegalmente”, poi è anche portato ad acquistare più musica. Anche perché il 90% degli mp3 che si scaricano, non sarebbero altrimenti stati comprati. Il download con Torrent, eMule e via dicendo ha per molti una funzione esplorativa: io mi ascolto e scopro un sacco di artisti nuovi. Poi, quando c’è qualcuno che mi acchiappa, lo ripago acquistando i suoi dischi.

Ok, abbiamo stabilito che il download non fa male. Ma purtroppo ci sei anche tu, scroccone senza ritegno, che scarichi musica come un riccio e te la prendi a male quando il tuo artista preferito ti chiede pochi spicci in cambio del suo album. Ricordati che la musica non è solo una passione, ma anche un mestiere, e chi ci dedica tutto se stesso (anche per il tuo piacere) deve potercisi pagare le bollette. Quindi, ogni tot dischi o singoli che scarichi a sbuffo, ricordati di comprarne anche qualcuno, magari di musicisti o gruppi non proprio superfamosi, che più di altri hanno bisogno del tuo supporto.

Ma c’è un altro modo, forse addirittura migliore, per sostenere chi fa musica: andare ai concerti. Ormai pochissimi artisti si guadagnano da vivere con le sole vendite di album e singoli, mentre i live sono diventati una delle loro principali fonti di sostentamento. Sostenere la musica dal vivo è anche il miglior modo di mantenerla viva. E poi permette di entrare in contatto coi nostri beniamini in una maniera impensabile per qualsiasi disco. Morale? Alza quel culo peso e vai a vedere un bel concerto!

Torniamo a noi, cari discografici. I momenti di crisi sono quelli che richiedono più azzardo. Quindi è vero che ci sono delle strategie che premiano su breve periodo, ma non vi permetteranno di sopravvivere a lungo. Basta con i talenti in serie da un disco e via. Basta con i dischi di dieci-dodici canzoni, di cui l’unica decente è quella che fa da singolo. Quello si faceva negli anni ’90. E poi, non c’è niente di male nel vendere singoli ed EP, piuttosto che smerciare rumenta. E, beh, lì fuori è pieno di grandissimi talenti che hanno bisogno di due, magari tre dischi prima di portare dei buoni risultati. Siate pazienti, tenete il respiro fino a che non passa l’onda anomala, e dategli una possibilità.

Spotify e simili potrebbero non essere LA risposta. Anzi, proprio su Spotify di recente si è molto dibattuto, perché molti sostengono che faccia male in primo luogo agli artisti, che della torta si beccano solo le briciole. Ma almeno sono UNA risposta. O comunque un tentativo. È però ormai evidente che la musica non si venderà come si faceva un tempo. Il quinto proposito è valido per tutti quanti ed è: continuiamo a cercare, con impegno. Prima o poi una buona soluzione spunterà fuori.

Immagine | Spotify.com

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Ciao a tutti, mi chiamo Agu e ho un problema con l’alce. E pure con i correttori automatici. Sono giornalista freelance. Pubblico racconti e disegnetti sul mio blog, Come un dinosauro in un bicchier d’acqua. Se ne avete voglia, dateci un occhio. Prima o poi ve lo restituiremo.
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