300 – L’alba di un impero2 min read

3 Aprile 2014 Cultura -

300 – L’alba di un impero2 min read

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300 - l'alba di un imperoQuando un film di cassetta ha successo, di solito si gira il sequel; oppure, come va di moda da qualche anno, il prequel. Al prezzo di un solo biglietto, 300 – L’alba di un impero vi offre tutti e due, prequel e sequel in un solo film: cosa volete di più dalla vita?

Facciamo un passo indietro. Nel 2007 sbanca i botteghini di tutto il mondo 300, che racconta la storia degli Spartani alle Termopili trasformandola in una sorta di videogame splatter, iperrealista e, diciamocelo, molto divertente. Un paio di battute e situazioni entrano nell’immaginario collettivo, il regista Zack Snyder diventa una superstar dell’action movie d’autore.

Sette anni dopo arriva nelle sale l’inevitabile seguito, diretto dall’israeliano Noam Murro. Messi da parte gli Spartani, il numero due si concentra sulle gesta degli Ateniesi; al corrusco Leonida di Gerard Butler subentra il Temistocle di Sullivan Stapleton. Villain di turno è Artemisia, generalessa della flotta persiana realmente esistita, che nell’interpretazione di Eva Green si traduce in una sorta di Bond Girl ante litteram.

Si diceva che è un sequel ma anche un prequel, perché racconta tutto quello che è successo prima, durante e dopo il sacrificio dei trecento alle Termopili: le origini dell’imperatore persiano Serse, le radici del suo odio verso la Grecia, la reazione delle città elleniche davanti al nemico comune, le battaglie di Maratona e di Salamina.

Ma più che un secondo capitolo, durante la visione sembra di aver davanti un remake. Tolta qualche differenza epidermica, tipo il fatto che l’azione si svolge sul mare e non sulla terra, 300 – L’alba di un impero è sostanzialmente 300 senza l’effetto sorpresa della novità.

I due film sono pressoché sovrapponibili non solo nella trama – Serse si presenta con un esercito sterminato, i greci lo fregano nonostante l’inferiorità numerica – ma anche nell’estetica: Murro, onesto professionista con tanta esperienza nel campo spot pubblicitari e quasi nessuna nel cinema, si limita a fare il lavoro per il quale è pagato, cioè pantografare la spettacolarità barocca e il gusto per il grottesco di Snyder. Non c’è neanche quel pizzico d’ironia che rendeva digeribile il prototipo.

Un’operazione del genere può interessare solo a due categorie di spettatori: chi ha adorato alla follia 300, e i fan sfegatati di Eva Green, sempre bella e brava, che qui ruba la scena al resto del cast e concede al suo pubblico l’immancabile scena in topless. A giudicare dagli incassi, notevoli sia negli Stati Uniti che in Italia, devono essere due categorie molto numerose.

Curiosità: 300 era tratto dall’omonima graphic novel del fumettista statunitense Frank Miller. In teoria il sequel del film dovrebbe essere la trasposizione del seguito del fumetto, che però non è ancora stato pubblicato, perché Miller non è riuscito a completarlo in tempo.

Perciò 300 – L’alba di un impero è forse il primo caso nella Storia del cinema di film tratto da un’opera che… non esiste.

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Classe 1975, è laureato in Lettere. Lavora come editor in campo letterario, televisivo e cinematografico. Vive con la sua famiglia a Segrate, in provincia di Milano.
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