Site icon Le Nius

16 protagonisti politici del 2016

Reading Time: 6 minutes

Inutile negarlo, se persino il referendum sulla costituzione è diventato un plebiscito su chi lo ha proposto, la politica cammina sempre più spedita verso la personalizzazione. Vediamo quali sono i 16 protagonisti del 2016, 9 stranieri e 7 italiani (al contrario della Raggi, non temiamo l’asimmetria). Curioso anche notare che 5 di questi 16 erano già stati protagonisti nel 2015, almeno per la nostra redazione.

@treeangle.co.id

Vladimir Putin

Mentre gli altri capi di Stato passano lui rimane al suo posto e grazie ad un’Europa sempre più debole e agli Stati Uniti che ritornano all’isolazionismo accresce la sua sfera di influenza sul globo, a partire dagli ex stati satellite come l’Ucraina. Da Snowden ai finanziamenti al Fronte Nazionale, dalla rete di siti di news filo-russi su internet all’hackeraggio delle presidenziali USA, sembra quello che ha capito meglio di tutti gli altri cosa è il potere nel XXI secolo.

@independent.co.uk

Recep Tayyip Erdoğan

Si incarica di bloccare (con ogni mezzo) il flusso di profughi siriani verso l’Europa, ricevendo in cambio dei bei soldoni. Supera brillantemente la crisi con la Russia causata dall’abbattimento di un caccia da combattimento, interviene in Siria colpendo in primo luogo gli odiati curdi, protagonisti fino ad allora di una storica resistenza contro l’Isis, senza che nessuno protesti, si auto organizza (o lascia che organizzino) un golpe ai suoi danni per far fuori definitivamente ogni opposizione. Sempre più sultano.

@Gage Skidmore

Donald Trump

La “sorpresa” dell’anno per quasi tutti –noi ci avevamo preso– il 2016 è stato l’anno della sua affermazione. Solo nel 2017 potremo veramente renderci conto di cosa significherà il “trumpismo” per gli Stati Uniti e per il mondo.

@lyonora

Papa Francesco

Dice quello che le sinistre di tutto il mondo non dicono più, o quantomeno non affermano con la stessa forza, difende i poveri, gli oppressi, i migranti. Eppure il mondo sembra andare in maniera diametralmente opposta e i cattolici tradizionalisti sembrano non amarlo. Un papa senza fedeli?

@independent.co.uk

Marine Le Pen

Ha completato la trasformazione del vecchio partito para-fascista del padre in un movimento che incarna meglio di altri in Europa la marea montante nazionalista e sovranista. Tutti i sondaggi dicono che la troveremo al ballottaggio nelle presidenziali francesi della prossima primavera, chissà se il fronte antifascista le impedirà la vittoria finale come accadde nel 2002 per Jean Marie.

Nigel Farage

Con Boris Johnson è stato il vincitore morale di Brexit. Poi entrambi si sono defilati. Sintomo della difficoltà di passare dalla protesta alla proposta?

@Marc Nozell

Hillary Clinton

Simbolo, fino ad un certo punto suo malgrado, della sconfitta del moderatismo progressista, paga lo scotto di essere sempre quella sbagliata al momento sbagliato. Superata.

@Franz Johann Morgenbesser

Alexander Van der Bellen

Le presidenziali austriache sono sempre state buone al massimo per un trafiletto nella sezione esteri dei giornali più importanti. Date le modalità in cui si sono svolte in questo 2016 sembrano invece essersi trasformate in un test elettorale che ci riguarda tutti. In una campagna elettorale giocata sul tema cruciale dell’emigrazione gli Austriaci hanno infatti voltato le spalle ai partiti tradizionali (socialdemocratico e popolare) polarizzandosi su accoglienza (Van Der Bellen) e chiusura (Hofer). L’indipendente verde ha prima vinto sul filo del rasoio a maggio e poi più nettamente quando (con una decisione senza precedenti) la Corte Costituzionale ha deciso di ripetere la consultazione. Rappresenta finora l’unico volto vincente di una sinistra rassicurante ma non moderata che si incarna nei Sanders, nei Corbyn, negli Iglesias e di cui in Italia Giuliano Pisapia vorrebbe essere espressione.

L’attentatore Isis

Membro di un commando o cane sciolto, cittadino europeo, clandestino o rifugiato come l’attentatore anarchico a cavallo di Ottocento e Novecento il suo atto finisce per condizionare la politica e il dibattito europeo ben al di sopra dell’operato di molti leader politici riconosciuti. E questa è già una immensa vittoria politica.

@IBimes UK

Matteo Renzi

Nel bene e nel male catalizza simpatie e antipatie di tutti gli Italiani. Dopo aver centrato lo storico risultato dell’approvazione delle unioni civili il 2016 è anche l’anno della sua sconfitta al referendum e della sua (temporanea) uscita di scena. Il 2017 sarà l’anno della riscossa?

Virginia Raggi

Simbolo e protagonista della più importante conquista dei 5 stelle, quella del Campidoglio, ma anche dei guai che affliggono (non solo a Roma) il Movimento. Il 2017 ci dirà se davvero l’alternativa è migliore dell’originale.

@Bruno Cordioli

Giuliano Pisapia

Si defila dalla competizione per Palazzo Marino, spiana di fatto la strada al candidato renziano, Beppe Sala, candidando la fedelissima Francesca Balzani, resta defilato pur sbilanciandosi su un “più sì che no” al referendum. Poi cala l’asso annunciando la nascita di un movimento alternativo ma compatibile al PD che superi le logiche dei partitini della sinistra al 4%. Anche per lui il 2017 sarà l’anno del tutto o niente.

Matteo Salvini

Leader social e ospite fisso della tv, compie il passaggio definitivo della Lega da partito secessionista a omologo nazionale del sovranismo alla Le Pen. Con un problema, gli mancano ancora i voti della destra al sud, che invece Berlusconi ancora in qualche modo conserva, e questo lo mantiene al momento a distanza di sicurezza da Palazzo Chigi.

Enrico Mentana

Nessuno come lui sui social, nessuno come lui in tv. Enrico Mentana conia la parola “webeti” prima che l’Oxford Dictionary sdogani il concetto di Post Verità, e comincia subito a randellare (blastare, come dice l’omonima pagina) i poveri internauti che provano a contraddirlo. Sindaco di facebook.

Paolo Gentiloni Silveri

Nobile e contestatore, laico e cattolico, esponente di spicco delle seconde file della politica ne diventa improvvisamente protagonista. In poco più di dieci giorni inaugura una grande autostrada, nazionalizza una grande banca e la stessa sorte potrebbe a breve toccare a Mediaset. Se fossi un kulako mi preoccuperei.

Valeria, Giulio e Fabrizia

Se è vero, e lo abbiamo detto, che la politica è sempre più decisa da pochi leader è secondo noi altrettanto vero che esiste una generazione (i cosiddetti Millennials) che cominciano a far sentire la propria voce, che incidono con le loro parole, i loro atti e le loro idee sulla tenuta culturale e valoriale del nostro (e di altri) Paesi. Alcuni di loro, come Valeria Solesin, Giulio Regeni e Fabrizia Di Lorenzo rimangono vittime delle politiche messe in atto da chi il potere lo detiene e lo esercita o da chi, violentemente, lo contesta. A noi, piccoli/grandi costruttori di futuro, tocca portare avanti nel 2017 il loro testimone.

CONDIVIDI
Exit mobile version