Il passato e farci i conti2 min read

7 Marzo 2014 Cultura -

Il passato e farci i conti2 min read

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Il passato e farci i conti
@Luca Franchini

Mettete una madre che fa fatica a chiudere le proprie vicende sentimentali e che anzi ne apre subito di nuove. Mettete un ormai ex-marito che si ritrova a fare i conti con il disagio che i suoi ex-figliastri stanno vivendo, mettendosi a cercarne le ragioni e scoprendosi pienamente coinvolto. E mettete infine il nuovo compagno di lei, distrutto dai sensi di colpa per aver lasciato la moglie e per il tentato suicidio della stessa. Ma soprattutto metteteci la domanda: è importante fare i conti con il proprio passato per educare i propri figli?

Il film di Farhadi racconta con grande verosimiglianza le vicende di personaggi che vanno continuamente a sbattere contro gli scogli mai rimossi del passato, facendosi del male e provocandolo agli altri, soprattutto nei bambini, pur senza volerlo.

Il tema è attualissimo: la famiglia, o meglio le famiglie rappresentate sono in trasformazione continua (divorzi e convivenze allargate) e multiculturali (lei francese, i due uomini mediorientali), ma il cuore della questione è quello indicato dal titolo, il passato che diventa fardello insostenibile o forse bomba a orologeria.

Ahmad, iraniano, torna a Parigi per l’atto finale del divorzio dalla donna con cui ha vissuto per anni. Lei (Berenice Bejo, palma d’oro 2013 come migliore attrice) lo va a prendere all’aeroporto e lo porta a casa sua.

“Perché non mi hai prenotato un albergo?” “Volevo che passassi un po’ di tempo con le ragazze, ti sono ancora molto affezionate”. L’uomo accetta ma dal momento in cui rientra nella sua vecchia casa resta inviluppato in un groviglio di conflitti tra adulti, bambini e adolescenti che lo metterà a dura prova e che lui proverà, gioco-forza, a districare.

Dialoghi splendidi in cui ognuno porta le sue ragioni e tutte appaiono più che plausibili, i problemi esplodono essenzialmente a causa dei figli che non riescono più a sostenere la situazione.

Sì perché nella casa insieme a Marie, la quasi ex-moglie, vivono le due figlie di lei avute dal precedente matrimonio e il figlio del nuovo compagno Samir. I ragazzi non hanno più punti di riferimento, i ruoli si confondono, ci sono due padri e due madri che escono e rientrano in scena continuamente.

L’epilogo, nella stanza d’ospedale in cui è ricoverata la moglie di Samir, scompaginerà (probabilmente) di nuovo l’equilibrio che andava a costituirsi. Il film di fatto procede per rivelazioni e scoperte, come un giallo, e per questo risulta anche avvincente.

Il passato, mi piace chiosare, smette di essere un fantasma quando gli adulti iniziano ad assumersi le proprie responsabilità e i figli sono la cartina di tornasole delle loro scelte, chi li ascolta e osserva smette di scappare. Se ce la fa.

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Pensa che ho studiato Lettere con indirizzo Comunicazioni Sociali per fare il giornalista. Risultato? Mi son trovato a lavorare nell'educazione. Allora mi sono messo a studiare questioni educative per poi ritrovarmi a scrivere sempre di più. Di questo passo allora mi piace il cinema perché ho seguito corsi di teatro e amo lo sport perché ho studiato a lungo come montare le poltrone Ikea... Di sicuro c'è che son nato sulle sponde del Naviglio Martesana e ora mi trovo a rimirare il porto di Genova dalla finestra di casa: meglio non progettarmi a lungo termine!
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