Arte e sogno4 min read

25 Marzo 2014 Cultura -

Arte e sogno4 min read

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arte e sogno“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni; e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita”. William Shakespeare, La Tempesta

Amo fluttuare, procedere per suggestioni date da versi così. La conoscenza per me segue l’andamento dei sogni e dei ricordi, concetti e nozioni sono solo un pretesto. Amo mettere insieme spunti diversi che affiorano in libertà, per parlare di noi. Così parlare della connessione tra arte e sogno per me significa parlare di ognuno di noi, perché tutti noi sogniamo e tutti noi potenzialmente possiamo fare arte.

Il legame tra arte e sogno è intuitivo, evidente ovunque la soggettività dell’artista si esprima senza filtri attraverso immagini. Si pensi a immagini pittoriche, ma anche a rappresentazioni teatrali, o alla trama di immagini di un testo letterario. Spesso il tema del sogno è dichiarato, programmatico, come per i surrealisti o per Alice nel paese delle meraviglie.

Arte e sognoTuttavia, in molte opere contemporanee l’influenza del sogno rimane sotterranea, perché la loro priorità è esprimere concetti che stimolino l’intelletto. In questo caso il sogno filtra attraverso l’aspirazione a rompere il nostro sguardo convenzionale sulle cose, per individuare nuove vie e incidere nella realtà, arrivando a mettere in discussione gli stessi limiti di ciò che è arte.

Molto spesso si sente parlare di immaginario, di fantasia, come se l’arte fosse la creazione dal nulla di qualcosa di totalmente nuovo, “nuovo” soprattutto perché distante o non presente nella realtà. Questa è anche la dimensione dell’utopia, che esprime l’aspirazione a un ideale di realtà, che però non esiste in “nessun luogo”.

Eppure il materiale di partenza per produrre arte non è mai del tutto nuovo e lo possediamo tutti, anche se è unico. Quello che rende una creazione qualcosa che sembra nuovo, nel senso di originale, è il modo in cui l’opera viene assemblata: lo sguardo dell’artista e la sua abilità espressiva tradotta in un linguaggio (o più linguaggi insieme) che crea dei significati.

Il materiale di partenza è costituito dai nostri ricordi, che vengono fissati e riorganizzati durante il sonno tramite i sogni. Infatti, c’è una relazione precisa tra il ricordo e il sogno: i ricordi non si formano quando siamo svegli, bensì si fissano quando dormiamo. Ciò che li organizza è il sogno, in una specie di reset per immagini. Cioè è sognare che ci permette di rielaborare e conservare i ricordi, rielaborazione della nostra storia che viene continuamente riscritta attraverso scene e immagini camuffate.

Secondo Thorsten Schafer in Fisiologia del sonno (“Mente e cervello” N.70, ottobre 2010), l’evoluzione delle teorie oniriche è segnata da tre contributi fondamentali: nel 1900 Freud dice che impulsi oscuri dell’inconscio si manifestano attraverso i sogni, nascosti in forma simbolica. A fine anni ’70 Hobson e McCarley dichiarano che nella fase REM le cellule nervose del tronco cerebrale attivano in modo casuale i contenuti della memoria e le emozioni. Il sogno è un tentativo della corteccia cerebrale di dare un senso a questi frammenti di ricordi. Oggi Mark Solms sostiene che i sogni implicano una stretta collaborazione delle aree del cervello, come nelle esperienze vissute.

Arte e sognoInoltre, secondo la psicanalista Manuela Tartari (ospite del seminario di antropologia dell’arte dell’antropologo Carlo Severi, Università IUAV di Venezia, 2010), un evento attiva una percezione che ha lasciato una traccia nella memoria. Nel conscio si cerca di dare un ordine a queste tracce mediante rappresentazioni mentali di parole. Nella rielaborazione onirica le tracce percettive si raccolgono in immagini mentali che si organizzano per condensazione e per spostamento (assemblaggio casuale di frammenti di esperienze percettive, spesso visualizzati come pezzi di corpo: cioè camouflage). Quindi un sogno è un linguaggio in codice travestito con il preciso scopo di risolvere tensioni. Quando il meccanismo di travestimento è difettoso avviene l’incubo, che ci costringe a svegliarci.

Secondo Carlo Severi, nel corso della storia il pensiero visivo primitivo è stato soppiantato da quello verbale, ma in origine vi erano caratteristiche comuni a tutto il genere umano: gli studi antropologici rivelano che non c’era nessuna separazione tra immagini, musica o parole, ma commistione tra questi, come le tracce percettive su cui si basano i sogni.

In particolare i sogni e le arti visive si basano sul linguaggio analogico, che ha tre caratteristiche: l’assenza di categorie spazio-temporali, della negazione, e del principio di casualità; cioè nei sogni ci sono solo giustapposizioni tra cose, non legate da un filo logico, ma accostate per analogia. Dunque, il pensiero iconico, come il sogno, denota una comunicazione tra conscio e inconscio.
Perciò per Severi l’antropologia dell’arte è un’antropologia della memoria e il sogno è ri-creativo per l’individuo, lo rigenera, così come (come sostiene Victor Turner in Antropologia della performance) l’arte e il rito sono esperienze trasformative.

Da tutto ciò si desume che tutti noi abbiamo dentro delle immagini, archiviate nel grande museo della memoria, anche se non tutti le traduciamo all’esterno in opere d’arte. Queste immagini danno corpo ai ricordi, che man mano prendono forma e ci rigenerano, in un incessante gioco di rimandi tra la vita e il sogno, tra il sogno e la vita.

Immagini / Johann Heinrich Fussli, L’Incubo, 1781
René Magritte, La filosofia nel Boudoir, 1954
Salvador Dalì, Sogno causato dal volo di un’ape, 1944

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Nata milanese, naturalizzata scozzese, morta veneziana, risorta in riva al Piave. Con alle spalle 12 traslochi e 2 lauree (lingue e arti visive), l'ex poetessa della classe non ha ancora capito cosa farà da grande, intanto si interessa di quasi tutto, a fasi. Qui è amante di cause perse, tipo comunicare.
10 Commenti
  1. Cristina

    Leggendo l'articolo mi è venuto spontaneo ripensare ai miei sogni. Ne ricordo pochi in verità ma in quei pochi effettivamente ricordo accostamenti tra fatti, persone, cose avvenute in situazioni che non avevano nessun legame tra loro. Il legame si è creato nel sogno, un legame, quello tra conscio ed inconscio, a mente lucida inspiegabile. Dalì e Magritte hanno trasportato i loro sogni nell'arte, travalicando così la realtà.Che sia un modo di concepire l'arte come terapia? per liberarsi dai vincoli ai quali spesso la realtà ci tiene ancorati? Proverò a esprimere un mio sogno in un dipinto e poi ve lo dirò.

  2. Chiara

    l'arte può senz'altro anche essere usata come terapia se la finalità è una guarigione, in tal caso l'arte, come anche altro è un mezzo. Ma può anche essere semplicemente arte per l'arte o arte per cambiare il mondo e la realtà. Dipende da come chi crea qualcosa concepisce l'arte, quale sia l'obiettivo è estremamente soggettivo e può avere un significato diverso per ciascuno. Nell'articolo si dice che il sogno è un tentativo di dare un senso a stimoli che riattivano ricordi passati e che i ricordi vengono fissati e riorganizzati a loro volta attraverso l'attività onirica. I sogni sono un linguaggio in codice per immagini travestite, camuffate, quindi apparentemente slegate tra di loro. ma in realtà il legame c'è, solo che rimane inconscio.

  3. pier

    ecco perchè gli artisti si alzan tardi la mattina: se i sogni si fanno di mattina presto, hanno più tempo per sognare!

  4. Chiara

    oh suppongo non tutti, magari alcuni sostituiscono direttamente il sogno con l'opera, per cui fan una vita di M ma fan opere efficacissime!

  5. Giuseppina

    Durante il sonno il nostro cervello cerca di elaborare le nostre varie sensazioni, le nostre emozioni, i nostri desideri. Queste azioni vengono fissate nella nostra memoria e riaffiorano anche a distanza di tempo. Il sogno alle volte può anche aiutare a superare tensioni ed al risveglio ci sentiamo più di buon umore. A volte nel sogno avvengono delle elaborazioni che si allontanano dalla realtà rendendola più cupa e triste o possono anticipare un avvenimento e ciò perché il cervello sa fissare nella nostra memoria la sensazione di ciò che sentiamo. I sogni rielaborati, collegati in vario modo dal cervello, non sempre sono di facile interpretazione. Qualche anno fa feci un sogno che rifletteva esattamente il mio stato d'animo e il desiderio mi diede la forza di compiere difficili azioni di grande significato simbolico. Fossi stato in grado avrei potuto realizzare un'opera artistica.

    • Chiara

      eh quello del sogno premonitore è un tema affascinante, su cui non esistono molte spiegazioni scientifiche. Anzi, dubito che esistano. Io a intuito direi che il cervello nota alcuni dettagli, indizi che ci inducono inconsciamente a costruire un calcolo delle probabilità piuttosto efficace. Per cui alla fine la previsione fatta in sogno si verifica. Oppure, l'essere giunti a un'interpretazione durante il sogno, orienta il nostro agire in modo da contribuire in qualche modo a determinare quello che accadrà, cioè facendolo andare nella direzione della previsione. Questo si chiama profezia auto-avverantesi. Dopotutto, come dice Cenerentola, spesso i sogni son desideri di felicità.

  6. lorenzo

    Il sogno è per me libertà dai vincoli della logica e dalle convenzioni di tempo e di spazio, è una sorta rivincita dell'uomo sui limiti impostigli dalla sua imperfetta umanità. L'esperienza liberatoria che ne deriva può senz'altro essere psicologicamente propedeutica all'atto della creazione artistica, ma difficilmente ne costituisce la reale fonte d'ispirazione. Lo vedo come una sorta di "facilitatore", di catalizzatore che consente alla mente di liberarsi da lacci e lacciuoli e di esprimersi in modo diretto e creare qualcosa di originale: ciò può avvenire in certi casi in tempi brevissimi e in certi altri richiedere anni di apparente oblio. L'originalità della creazione non può in ogni riprodurre o essere vincolata da qualcosa di "previsto". E' quel quid che va oltre...

    • Chiara

      sogno come libertà, interessante, concordo. Insomma, sogno come reale libertà da vincoli, non come velleitaria evasione. Io credo che il sogno stesso possa anche essere fonte di ispirazione diretta, oppure anche no, ma di certo nel sogno si crea un archivio di ricordi legati a immagini e tracce percettive sinestetiche che vengono in qualche modo utilizzate nella creazione artistica, ma possono rimanere a un livello più o meno latente. Il ruolo di sogno come facilitatore nella creazione può appunto essere giocato in modo variabilissimo, anche nel tempo, emergere dopo anni di oblio. l'originalità della creazione sì, non sta in qualcosa di "pre-visto" (in tutti i sensi), ma in qualcosa di rielaborato, non solo ma anche, dall'azione del sogno.

  7. lorenzo

    L’unico vero viaggio di esplorazione non consiste nell’andare in posti nuovi, ma nell’avere altri occhi. (M. Proust) Ovvero cambiare non significa eliminare tutto e sostituirlo con qualcosa di totalmente diverso. Possiamo sviluppare qualcosa di nuovo semplicemente riorganizzando diversamente ciò che è già nella nostra testa…

    • Chiara

      esatto! è il potenziale combinatorio su cui è interessante soffermarsi.

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