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Cucina giapponese, umeboshi e natto: vita da gaijin

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@Janne Moren

La cucina giapponese è meravigliosa e, contrariamente a quanto pensino molti, estremamente varia: difficilmente viene a noia anche sei ci si trova a trascorrere nell’arcipelago un periodo di tempo consistente. Esistono tuttavia due alimenti che, anche tra i giapponesi stessi, godono della poco lusinghiera fama di  riuscire a disgustare la stragrande maggioranza dei gaikokujin che vi si accostano: l’ umeboshi e il natto (nattō).

Umeboshi e natto nella cucina giapponese

La prima, l’umeboshi, rappresenta probabilmente il pericolo minore: noi italiani diciamo spesso che è una prugna in salamoia, ma in realtà questo particolarissimo frutto è più vicino ad un’albicocca essicata, salata e messa sotto aceto. Il suo sapore è del tutto alieno al palato europeo e le papille gustative, al primo boccone, mandano al cervello dei segnali tipo: “now loading”, “data error, please try again” e “MaCcosa?”.

Umeboshi @Karin

Un’ulteriore e più subdola insidia viene tesa all’ignara turista dal coloratissimo packaging degli onigiri, le polpette di riso triangolari avvolte nell’alga nori che sicuramente avrete visto almeno una volta nei cartoni animati giapponesi: sono deliziose e mi professo loro schiavo, senza pudore.

Tuttavia, tu, simpatica amica mia che adori tutto quanto è grazioso, femminile, puccettoso e trallallà, sappi che la polpetta confezionata in rosa o violetto è farcita proprio di umeboshi e molte prima di te hanno commesso il fatale errore di acquistare la carinissima confezione per poi prodursi in espressioni facciali che farebbero impallidire Linda Blair in l’esorcista al primo morso.

La minaccia del natto è più esplicita: l’apparenza viscido-bavosa di questi fagioli di soia fermenta e il loro mefitico fetore, a metà strada tra il gorgonzola dell’anno passato e il cane bagnato, rendono necessario buon livello di ardimento e spregiudicatezza per accostarvisi volontariamente.

Natto @[puamelia]
Aprire per la prima volta la scatolina bianca in cui viene venduto questo alimento è un po’ come aprire il sarcofago di Tutankamon: investiti da un olezzo mortifero non capiamo bene se siamo stati colpiti da uno sciame di batteri o da una vera e propria maledizione. L’impatto olfattivo, tuttavia, non è affatto generoso con questa specialità della cucina nipponica e una volta superato lo shock delle nostre narici, potremmo scoprirci suoi estimatori. È uno di quei cibi love it or hate it.

I Giapponesi stessi, che generalmente hanno un’opinione pubblica piuttosto omogenea su tutto, sono sorprendentemente divisi sull’argomento natto: metà del paese, a Nord, ne mangerebbe a galloni e l’altra metà considera folle quest’abitudine e compatisce con garbo i poveretti che la praticano.

Sa va sans dire che entrambi questi alimenti dal gusto opinabile sono ottimi per la vostra salute e consumarli in abbondanza vi renderà puliti dentro, gnocchi fuori, longevi e più furbi di Jessica Fletcher. La natura sadica delle papille gustative è tristemente ben nota.

E voi avete mai assaggiato l’umeboshi o il natto?

Lasciateci un commento raccontando la vostra esperienza con questi due ingredienti della cucina giapponese con l’hashtag #vegetarianocasual.

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