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Elezioni presidenziali USA 2016: Trump presidente degli Stati Uniti

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Gli Stati Uniti si risvegliano dagli 8 anni di Obama e scoprono di essere una nazione profondamente divisa, dove milioni di persone votano contro gli altri, contro i diversi, neri o messicani che siano. Clamorosa la defaillance dei sondaggisti e dei quotidiani: questa notte per quasi tutti non si trattava di vedere chi avrebbe vinto, ma di quanto la Clinton avrebbe staccato Trump per diventare il primo presidente donna. E invece…

L’unico ad averci preso è stato Michael Moore, che in tempi non sospetti aveva scritto -magari solo provocatoriamente- cinque motivazioni per cui Trump avrebbe vinto e che stamattina ha commentato

La prossima ondata di fascismo non verrà con campi e carri bestiame. Verrà con una faccia amichevole.

Ci sarà tempo per fare riflessioni più a freddo su quello che è successo. L’unica cosa certa è che Donald Trump è il 45esimo presidente degli Stati Uniti e che i repubblicani hanno una maggioranza schiacciante alla Camera e in Senato: il nuovo presidente avrà dunque mano libera.

@nj.com

Di seguito trovate alcuni dei tweet più significativi -alcuni ironici, altri drammatici- che commentano la vittoria di Trump:

https://twitter.com/NeinQuarterly/status/796185556438974466

5 novembre

Dopo i tre dibattiti presidenziali Donald Trump sembrava spacciato e Hillary Clinton destinata a diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti: negli ultimi giorni, a sentire l’opinione pubblica, tutto sembra cambiato. Le ultime di oggi (fonte CNN), a tre giorni dalle elezioni presidenziali, danno una Clinton senza numeri per raggiungere la soglia dei grandi elettori necessari per vincere le elezioni.

Le dichiarazioni del FBI sullo scandalo mail e la riapertura del caso che mette in difficoltà la candidata democratica, i primi sondaggi a favore di Trump e il ringalluzzimento dei suoi fan, la paura che aleggia negli Stati Uniti. Come è possibile che ci sia stato un cambiamento così repentino?

Se guardiamo ai fatti però i sondaggi principali la Clinton resta in testa in quasi tutti i poll, in alcuni con distacchi abissali.

@scenari

Resta dunque l’impressione che i media nordamericani agitino uno spettro Trump per motivare gli elettori poco motivati ad andare a votare la Clinton. O quantomeno dimostrano di avere poca fiducia nei sondaggi.

E gli elettori? La gran parte, a sentire il New York Times, restano disgustati dalla campagna elettorale e dalla situazione della politica americana. Comunque andranno le elezioni di martedì, gli Stati Uniti resteranno profondamente segnati da questa campagna elettorale, in cui Trump ha saputo sfruttare la dimensione da reality show che la politica americana ha assunto via via negli anni, una politica in cui conta di più un episodio personale del candidato X rispetto al programma elettorale del candidato Y. Ha riassunto benissimo il concetto il blogger Dave Pell in un pezzo dal titolo 10 cose che non vuoi sapere di queste elezioni, dove a proposito di media, elettorato e sensibilità politica ha chiosato

Maybe you love the Kardashians. Maybe you hate them. But you react to them. (You don’t react to Syria.)

(Forse ami le sorelle Kardashian. Forse le odi. Ma hai una reazione (quando senti parlare di) loro. Non hai una reazione quando senti parlare di Siria)

e

How informed is the public? Depends on what the topic is. Before this election, probably 90% of Americans would recognize a photo of Donald Trump. Meanwhile, 70% of Americans don’t know what The Constitution is. Not what’s in it. What it is.

(Quanto è informato il pubblico? Dipende quali sono gli argomenti più discussi. Prima di queste elezioni, il 90% degli americani avrebbe probabilmente riconosciuto una foto di Donald Trump. Gli stessi americani, il cui 70% non conosce cosa sia la Costituzione. Non quello che c’è dentro. Ma cosa sia).


@You Tube

Terzo dibattito televisivo: la Clinton resta nettamente davanti

Possiamo dire con un discreto margine di sicurezza che Hillary Clinton vincerà le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America (a meno di non trovarsi di fronte al più grande disastro della storia dei sondaggi).

Quello che poteva temere la candidata democratica, il confronto tv con uno che di televisione se ne intende e l’ha fatta per anni, Donald Trump, si è rivelato invece il cavallo vincente per la democratica. Come ci mostrava ieri lo statistico Nate Silver

i confronti presidenziali hanno spazzato via le chance di rimonta del miliardario. I dibattiti hanno mostrato un Trump in evidente difficoltà, a causa delle sue sparate contraddittorie (anche passate) e dei suoi toni decisamente razzisti e sessisti che la Clinton ha avuto gioca facile a rimarcare. A Hillary Clinton è bastato poco per vincere, semplicemente sottolineare le evidenti falle dell’avversario.

Paradossalmente il dibattito di questa notte è quello andato meglio per Trump, rispetto ai disastri precedenti. Nel video qui sotto del New York Times potete gustarvi il fact checking del terzo dibattito presidenziale, dove si evince comunque (per l’ennesima volta) come Trump abbia seri problemi a dire cose vere:

Il punto più critico per Trump resta probabilmente aver affermato di non poter dire che accetterà il risultato elettorale in caso di sconfitta, insistendo sulla paura di brogli elettorali (ovviamente a suo discapito). La Clinton non ha perso l’occasione e ha affondato il colpo

È una cosa orribile. Chiariamo quello che sta dicendo e cosa intende dire: (Trump) sta denigrando la nostra democrazia. E sono costernata che il rappresentante di uno dei due principali partiti di questo paese stia prendendo questa posizione.

Hillary ha anche ironizzato su quando Trump attaccò gli Emmy Awards perché non avevano premiato “The Apprentice”, trasmissione di cui era protagonista. Secondo gran parte dei media la candidata democratica si porta a casa anche questo terzo dibattito a 19 giorni dalle elezioni presidenziali. Ed è difficile pensare ad un recupero di Trump, a meno di cataclismi.

@slate

Secondo dibattito televisivo: record di insulti e calo di ascolti

Il secondo dibattito ha fatto registrare un salto di qualità nel livello dello scontro, in tutti i sensi. Trump ha definito Bill Clinton uno strupratore e ha promesso di mandare in prigione Hillary dovesse vincere le elezioni, la Clinton ha puntato molto sul sessismo di Trump, sotto il fuoco incrociato di diverse denunce di donne “molestate” dal magnate e di video che risaltano continuamente la scarsa considerazione di The Donald per il genere femminile. L’ultimo, condiviso dal Guardian, vede Trump commentare a proposito di una ragazzina

I am going to be dating her in 10 years

Gran parte dei media hanno deciso da che parte stare, o meglio, da che parte non stare (provocando un acceso dibattito negli states sul ruolo dei media: secondo Mark Halperin di Bloomberg ad esempio i media dovrebbero evitare di prendere posizione).

La guerra tra Trump e alcuni media illustri come New York Times (a cui Trump minaccia di fare causa) e Nbc è secondo solo alla faida interna al partito repubblicano, con una buona fetta del GOP che ha dato il benservito a Trump dopo gli ultimi scandali. Il magnate non l’ha presa benissimo e ci ha tenuto a sottolinearlo su Twitter, dove ha preso di mira in particolare Paul Ryan, membro della Camera dei Rappresentanti che lo aveva criticato definendolo “indifendibile”

E mentre persino la moglie arriva a criticarlo per il suo atteggiamento verso le donne, Trump sembra sempre più a suo agio in questa campagna piuttosto trash. Il secondo dibattito ha rappresentato probabilmente uno dei punti più bassi della storia dei dibattiti presidenziali e il calo degli ascolti fa intuire una sempre maggiore disaffezione degli elettori nei confronti di entrambi. Questo potrebbe essere non per forza un male per Trump. Nonostante le sue uscite monstre, tanti elettori continuano a non voler votare la Clinton.

Michelle Obama ha definito le sue parole vergognose, il suo stesso vicepresident Mike Pence ha preso le distanze da lui, il grande attore Robert De Niro l’ha definito un cane, un maiale

eppure si continua a parlare di lui, molto più che della Clinton. E non è detto che questa rivolta contro Trump dell’establishment e dei cosiddetti “poteri forti” non invogli qualche americano a votarlo. I sondaggi sono molto flessibili ma danno tutti (o quasi) in vantaggio Hillary, in particolar modo dopo il video in cui Trump fa affermazioni di disprezzo nei confronti delle donne: Nbc/Wall Street Journal vedono la Clinton sopra di 9 punti, Ipsos/Reuters vedono la Clinton sopra di 8 punti, la tv repubblicana Fox vede Hillary sopra di 7 mentre Nate Silver, il noto statistico che alle presidenziali del 2012 aveva predetto esattamente i risultati in tutti i 50 Stati, ha dichiarato che Hillary Clinton ha l’86,4% di probabilità di vincere le elezioni contro il 13,8% di Donald Trump. Gli unici dati a distaccarsi da questa linea sono quelli di Rasmussen report, che vedono Trump al 43% contro il 41% di Hillary.

Trump viene ritenuto da più parti inadeguato a ricoprire un ruolo così importante e completamente inaffidabile, visto il numero di bugie registrate ad ogni sua uscita. Anche Wall Street non vede di buon occhio Trump, promotore -almeno a parole- di una politica isolazionista e protezionista. Lo stesso si potrebbe dire delle multinazionali: a settembre, la fondazione Clinton vantava 526 milioni di dollari in donazioni, contro i 182 di Trump.

I commenti positivi su Putin e Assad poi non hanno certamente favorito la simpatia di diplomatici e organismi internazionali, come ad esempio l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Husein, che ha dichiarato

Se Donald Trump verrà eletto, in relazione a quanto ha detto finora e, a meno che non cambi, credo che sarà senza dubbio pericoloso dal punto di vista internazionale

I problemi per Trump però non finiscono qui: dopo gli ultimi scandali due finanziatori importanti dei repubblicani avrebbero chiesto indietro i loro soldi. Il 19 ci sarà il terzo e ultimo dibattito, staremo a vedere quali ulteriori schizzi di fango i candidati avranno tenuto da parte per quello che è a tutti gli effetti considerato come uno dei momenti più importanti di tutta la campagna elettorale. Sempre a sentire i sondaggi restano in bilico Florida, Ohio e North Carolina.

Primo dibattito televisivo: vince Hillary Clinton

Se avete un’ora e mezza da spendere e volete farvi un’idea dei temi caldi della prima serata qui trovate l’intero dibattito:

Per tutti gli altri vediamo com’è andata. Un sondaggio della CNN dice che il 62% ha preferito Hillary Clinton, contro un 27% che ritiene sia andato meglio Trump. La Clinton è sembrata più preparata, Trump ha provato a farla innervosire con continue interruzioni, non riuscendoci particolarmente. Primo round dunque a Hillary, stando ai sondaggi e soprattutto ai mercati. La candidata democratica ha attaccato Trump su tasse, razzismo, donne, cambiamenti climatici e immigrazione, mettendolo davanti a tutte le sue uscite a dir poco infelici.

Sulle tasse la Clinton ha ironizzato

Forse non è ricco come dice di essere, forse non è caritatevole come sostiene, o forse non vuole che gli americani sappiano che non ha pagato un centesimo di tasse. Ci sta nascondendo qualcosa

Trump è sembrato in difficoltà sul suo passato e sulle sue contraddittorie dichiarazioni ma ha provato a rilanciare duro sul discorso economico, il tema più sensibile per gli elettori, attaccando l’avversaria sulla crescita economica. Ha ripetuto che Hillary è a Washington da 30 anni e ha fatto poco per migliorare le condizioni economiche degli americani. Trump ha toccato anche il tema del manifatturiero, molto caldo in stati in bilico come Ohio e Pennsylvania, dove si potrebbe decidere la vittoria. Sull’energia solare The Donald ha ironizzato chiedendosi come mai è da 30 anni che sente parlare la Clinton di solare come nuova attività economica.

Hillary non si è fatta per nulla intimorire e sul clima ha inchiodato Trump alle sue bizzarre dichiarazioni secondo cui i cambiamenti climatici sarebbero una truffa perpetrata dai cinesi. Trump ha negato di aver mai detto una cosa del genere, mentendo in diretta davanti a 80 milioni di americani. A inchiodarlo infatti c’è un tweet del 6 novembre 2012 dove Trump afferma esattamente questo, tweet ovviamente rilanciato in massa durante il dibattito.

Non è stata l’unica caduta di Trump nella serata: il magnate infatti ha sostenuto che gli omicidi a New York sono in crescita (mentre stanno calando) e in un passaggio addirittura ha detto della Clinton che “sta combattendo Isis da tutta la vita”: per informazione, la Clinton nasce nel 1947, Isis intorno agli anni 2000.

La Clinton ha spinto molto anche sul razzismo di Trump, dalla storia del certificato di nascita di Obama al comportamento xenofobo di Trump in tutta la campagna elettorale.

Trump ha interrotto la Clinton moltissime volte nella serata, ma la candidata democratica non si è fatta intimidire anzi ne ha approfittato per mettere l’accento sull’aggressività di Trump nei confronti delle donne, che spesso apostrofa con termini “come cagne, sciattone e maiale”. La Clinton ha citato il caso di Miss Universo Alicia Machado, venezuelana, chiamata nel 1996 da Trump Miss Piggy (Miss maialina) e Miss Housekeeping (Miss casalinga).

Nel post dibattito The Donald ha fatto capire che alzerà il tiro (I’ll hit harder) il prossimo 9 Ottobre, nel secondo dibattito televisivo in diretta. Se questo significhi tirare fuori il caso Lewinsky è da verificare, ma da Trump è lecito aspettarselo.

Il calendario dei prossimi appuntamenti prevede il 4 ottobre il dibattito vice presidenziale, il 9 il secondo dibattito presidenziale, il 19 il terzo e ultimo dibattito prima delle elezioni dell’8 novembre. Tutti gli appuntamenti televisivi si terranno alle 3 di notte ora italiana.

Difficile dire se i dibattiti televisivi spostino qualcosa, i commentatori americani hanno fatto notare come Hillary sia stata brava, come sempre, e Trump sia stato terribile, come sempre. Non sono uscite quindi particolari novità dalla prima serata rispetto a programmi e caratteristiche dei candidati. I cosiddetti swing states su cui resta concentrata la massima attenzione sono Colorado e Pennsylvania: in Colorado gli ultimi sondaggi danno Trump al 42% e Clinton al 41%, in Pennsylvania la Clinton è al 45%, Trump al 44%.

Per ulteriori approfondimenti qui potete consultare il fact checking di tutte le dichiarazioni della serata.

@Darron Birgenheier

Sondaggi elezioni presidenziali USA 2016: i mass media al centro

1) Depressione elettorale. Il primo fatto è che queste elezioni appassionano davvero poco a causa dei candidati in campo: siamo passati dal Yes we can visionario di Obama ad una sfida tra due candidati poco amati addirittura dagli elettori dei propri schieramenti. Manca poco più di un mese alle elezioni, e più si avvicina la data più lo scetticismo nei confronti di Donald Trump e Hillary Clinton aumenta.

2) I media ci provano. A fronte di questa sorta di rassegnazione, i mass media provano continuamente (e infelicemente) a creare scandali o ribaltare previsioni che accrescano un minimo di adrenalina intorno alla corsa elettorale. Un giorno sono le sparate di Trump sull’immigrazione, il giorno dopo la presunta malattia di Hillary e le tesi complottiste sulla candidata democratica (simpatica quella per cui avrebbe una sosia che gira al suo posto per la campagna elettorale), il lunedì Hillary vince a mani basse, il martedì è in testa Trump, poi il mercoledì torna a vincere la Clinton.

3) In casa repubblicana. Non tira buona aria in casa repubblicana: per il partito sarà sconfitta in ogni caso. Dopo mesi passati ad osteggiare Trump per poi vederlo trionfare alla convention di Cleveland, l’establishment si è messo in un angolino nell’attesa e nella speranza di vederlo sconfitto alle elezioni di novembre. Dovesse vincere o perdere, in entrambi i casi il partito repubblicano dovrà raccogliere i cocci. La corrente che si oppone a The Donald sembra contare da ieri anche su George H.W. Bush (il Bush della guerra del Golfo, per intenderci), che secondo Politico voterà Hillary Clinton. A Trump l’opposizione interna non sembra fare né caldo né freddo, fino ad ora anzi gli ha portato bene.

4) In casa democratica. Non c’è pace nemmeno per Hillary Clinton: partita come grande favorita nella corsa alla Casa Bianca, si ritrova a dover competere sul serio per portare a casa una vittoria  inizialmente data per scontata. La famosa polmonite di dieci giorni fa ha preoccupato non poco i democratici e ha dato modo agli avversari di mettere in dubbio le sue condizioni fisiche. Al di là delle strumentalizzazioni, la Clinton deve fare i conti con un elettorato democratico per nulla appassionato alla sua candidata, anzi parecchio freddo: Hillary rappresenta il sistema, la continuità, l’establishment. Se da un lato la Clinton resta favorita, dall’altro solo la presenza di Trump dall’altra parte le permette di non andare incontro a sconfitta quasi certa. Invertendo la domanda: quale candidato non vincerebbe contro Donald Trump? Sembra questa in fondo l’unica certezza dei democratici e della Clinton, che possono contare nell’appoggio dei poteri economici e confidano nel voto contro una figura ritenuta pericolosa come quella di Trump. Ma i sondaggi, per quanto siano poco affidabili, dicono altro.

5) Sondaggi. Una media dei sondaggi degli ultimi giorni indica la Clinton in vantaggio di due punti, un margine che continua però ad assottigliarsi e vede settimana dopo settimana Trump erodere consensi. Come mostra la mappa di Termometro Politico qui sotto, Hillary continua a restare leggermente sopra la soglia della vittoria ma sempre più stati sono in bilico, alcuni decisivi per la vittoria come la Florida, l’Ohio e il North Carolina.

@termometro politico

Nelle ultime settimane Trump avrebbe recuperato lo svantaggio in Nevada, Iowa e Ohio, dove secondo un sondaggio della Monmouth University condurrebbe con un margine di 1 o 2 punti. Per farla breve, Hillary è in testa, ma la tendenza è pro Trump. Appuntamento ad ottobre per capire se il magnate può davvero ribaltare i pronostici.


30 agosto

@DonkeyHotey

Sondaggi elezioni presidenziali USA 2016: Hillary in vantaggio senza convincere

Montagne russe. Diciamocelo chiaramente: è sempre più complicato verificare la veridicità e il valore dei sondaggi pre elettorali, sopratutto in casi dove, come in queste elezioni americane, ogni settimana escono dati che smentiscono la settimana precedente quando non addirittura la ribaltano. Delle vere e proprie montagne russe, insomma.

Trump può vincere? Così, se fino ad un mese fa Donald Trump veniva dato da alcuni istituti addirittura in vantaggio, nel giro di poco tempo è ritornato a distanze siderali dalla democratica Hillary Clinton. Se da un lato è pur vero che i continui cambiamenti di staff e le gaffe senza fine del magnate lo penalizzano, dall’altro è dall’inizio che The Donald punta sulla confusione, sul purché se ne parli.

Le ultime rilevazioni. Presupponendo che l’elettorato nordamericano sia estremamente disilluso, indeciso e liquido, se prendiamo le ultimissime rilevazioni scopriamo che Reuters e Ipsos danno Hillary Clinton in vantaggio di cinque punti, un vantaggio più che dimezzato rispetto al 12% di metà agosto. Se allarghiamo il sondaggio agli indipendenti in campo, il liberale Gary Johnson e la verde Jill Stein, il vantaggio si riduce al 3%.

Hillary Clinton 39%
Donald Trump 36%
Gary Johnson 7%
Jill Stein 3%

Sondaggi affidabili? I campioni molto ridotti di questi sondaggi e la distanza di alcuni mesi dalla corsa elettorale rende questi numeri soggetti a cambiamenti molto forti. Se prendiamo i dati come indicatori di tendenza, possiamo affermare che gli sfidanti Clinton e Trump continuano a convincere molto poco, tanto che gli indipendenti in corsa, sconosciuti ai più, mettono insieme addirittura un 10%. In ogni caso la corsa tra Clinton e Trump sembra aperta, e alle porte dei primi dibattiti televisivi l’incertezza sembra prevalere sulla testi di una Clinton in grande vantaggio. Non stupisce comunque che la campagna elettorale e la sondaggistica appassionino molto poco elettori e analisti: come ha scritto il giornalista Roberto Reale

Dopo ripetute gaffe,Trump riguadagna qualche punto nei sondaggi dichiarando suo amore per hamburger e patatine. È la democrazia oggi. Auguri


2 agosto

@thefiscaltimes.com

a cura di Matteo Margheri

Sondaggi elezioni presidenziali USA 2016: la Clinton in difficoltà

I sondaggi. Gli ultimi sondaggi pubblicati dalla CNN per le presidenziali USA, aprono un nuovo scenario per la corsa alla Casa Bianca: dopo il sorpasso registrato lo scorso maggio, il candidato repubblicano Trump si conferma davanti alla Clinton, con il 48% delle preferenze contro il 45% della candidata democratica. Sulla scia del successo ottenuto durante la convention dei repubblicani, il magnate mantiene il tanto agognato primato sulla ex first lady e la corsa per la Casa Bianca si fa più che mai agguerrita.

La convention repubblicana. Donald Trump è stato ufficialmente designato come candidato repubblicano alla Casa Bianca. Superata la soglia dei 1237 voti favorevoli necessari a confermare la candidatura, la sala gremita di rappresentanti è esplosa in un boato di gioia. Scenario impensabile fino a pochi mesi fa. Trump è riuscito a far dimenticare ai rappresentati buona parte del pessimismo che aleggiava sulla sua candidatura coi repubblicani, forte della sua popolarità fra l’elettorato. L’outsider è arrivato al traguardo vincitore e questo non ha fatto altro che rafforzare la sua figura di leader e di guida carismatica. Molti dei suoi detrattori sono adesso passati dalla sua parte, come Paul Ryan (speaker repubblicano della Camera), in nome dell’unità del partito. Queste, infatti, le parole di Ryan durante il suo intervento a Cleveland:

Che ne dite di unire il partito in questo momento cruciale della nostra storia, quando l’unità è tutto? […] Amici repubblicani, quello che abbiamo cominciato qui, stasera, portiamolo a termine. Vinciamo queste elezioni, mostriamo all’America il nostro volto migliore.

L’incredibile risultato raggiunto da Trump conferma, paradossalmente, alcune delle paure dei conservatori. Quelle stesse paure che mesi fa spinsero l’establishment repubblicano ad ammettere il magnate alla corsa delle primarie: cosa sarebbe successo se Trump si fosse presentato come candidato indipendente? Molto probabilmente, visto il successo della campagna delle primarie, avrebbe “rubato” una fetta importante di voti al candidato repubblicano in corsa. Le divisioni interne e le lotte fra le diverse correnti hanno seriamente rischiato di creare una frattura profonda fra i conservatori. Il fatto che Trump si fosse presentato come alternativa concreta per l’elettorato conservatore ha costretto i dirigenti ad accettarlo fra la rosa di candidati per le primarie. Sfruttando la sua distanza dalla vecchia e perdente condotta dei vertici repubblicani, il tycoon è riuscito ad allargare i suoi consensi anche fra gli elettori più scettici che lo hanno premiato coi loro voti durante le primarie. Questo ha costretto i detrattori di Trump a rivedere le proprie posizioni ed il boato della platea alla conferma della nomina dimostra come le prospettive siano cambiate. Anche se non in maniera netta: la fetta di oppositori interni infatti è ancora presente. Se la dirigenza repubblicana stia facendo buon viso a cattivo gioco sarà il tempo a dircelo. Intanto, però, l’outsider indipendente è in corsa per diventare Presidente degli Stati Uniti d’America.

La convention democratica. Philadelphia ha incoronato Hillary Clinton come candidato alla Casa Bianca. Per la prima volta nella storia degli USA una donna è in corsa per la carica di Presidente. L’entusiasmo per il risultato storico è però smorzato dallo scandalo delle mail che negli ultimi mesi ha fortemente minato la credibilità della candidata democratica. Wikileaks ha pubblicato oltre 19mila mail rubate dall’account personale di Hillary in cui i vertici democratici manifestano apertamente le loro preferenze per l’ex first lady a danno del candidato socialista Bernie Sanders. Niente di così impensabile, ma comunque un colpo al tentativo di unire le diverse anime dei democratici. Nel suo intervento alla convention però, Sanders ha comunque messo da parte la sua rivalità con l’avversaria delle primarie richiamando l’unità del partito per scongiurare la vittoria di Trump:

Dobbiamo sconfiggere Donald Trump e dobbiamo eleggere Hillary Clinton e Tim Kaine. Questo è il mondo reale in cui viviamo. Abbiamo dimostrato che il popolo americano vuole un’agenda più progressista che colpisca la classe dei miliardari.

L’appello di Sanders è stato recepito solo in parte dai suoi sostenitori: sulla spinta del discorso di Larry Sanders, fratello maggiore di Bernie, in molti hanno comunque voluto riconoscere il valore del senatore del Vermont assegnando a lui il loro voto. Questa dispersione non ha comunque intaccato la nomina di Hillary. Nel suo discorso di ringraziamento, la candidata ha messo subito in chiaro quale sarà la sua condotta in caso di elezione:

L’economia non è dove dovrebbe perché la democrazia non funziona. La mia missione come presidente sarà creare più opportunità e più posti di lavoro con buoni stipendi. Sarà la mia missione dal primo all’ultimo giorno.

Nello stesso discorso, la Clinton ha comunque speso parole importanti nei confronti del rivale Sanders e dei suoi sostenitori: ù

Vi ho sentito, la vostra causa è la nostra causa.

Adesso per Hillary la sfida si fa più ardua che mai: recuperare il distacco con Trump non sembra impossibile, anzi, ma la candidata dovrà difendersi dai pesanti attacchi lanciati dai repubblicani e allo stesso tempo puntare su un programma e dei contenuti vincenti da esporre durante la campagna elettorale.

Chris Christie, repubblicani aggressivo e capace oratore, ha urlato a Cleveland quelli che secondo lui sono i motivi per cui la Clinton non dovrebbe diventare Presidente:

Ha fallito in Libia. Ha messo le basi per l’esplosione dell’Isis. Ha appoggiato I peggiori tiranni del Medio Oriente. È stata una negoziatrice inetta nei trattati sul disarmo. Ha permesso alla Russia di tornare a essere un attore importante sulla scena internazionale. Ha appoggiato le politiche brutali dei fratelli Castro. Ha messo a rischio la sicurezza nazionale con l’uso di un account mail privato.

La candidata democratica dovrà rispondere colpo su colpo a Trump, che, pur restando un candidato debole, ha dimostrato di essere un perfetto animale da campagna elettorale.

Sondaggi elezioni presidenziali USA 2016: la Clinton ha già perso il vantaggio

È già ribaltone. Era nell’aria una rimonta in tempi record per Donald Trump: un po’ il poco entusiasmo che suscita Hillary Clinton nei democratici, un po’ la lotta ancora viva che vede Bernie Sanders non mollare ancora nelle primarie democratiche e invece Trump già sicuro della nomina in casa repubblicana. Puntualmente sono usciti i primi sondaggi -da prendere assolutamente con le pinze- che vedono il sorpasso del magnate sulla Clinton.

Numeri. Il sondaggio Abc/Wp dà in vantaggio Trump sulla Clinton con il 46% contro il 44% e ritrae un elettorato americano scontento delle candidature uscite: sei su dieci dicono di non approvare nessuno dei candidati.

Cambiamento e restaurazione. Trump sta riuscendo a porsi come rappresentante del cambiamento -qualunque esso sia- contro l’establishment rappresentato dalla Clinton. Abile mossa di marketing politico già ampiamente premiante nelle primarie repubblicane, nonostante il magnate avesse contro tutto il partito. Le presidenziali sono ancora lontane, e i sondaggi tutti da verificare, certo è che la fetta (minoritaria) di americani che vota sembra non aver paura di affidare le sorti degli Stati Uniti a un personaggio contraddittorio e poco ortodosso come The Donald.

(a cura di Matteo Margheri)

Hillary Clinton: manca solo l’ufficialità. Nonostante il colpo a sorpresa del senatore Sanders in Indiana, ad Hillary mancano solo 160 delegati per raggiungere la candidatura democratica. Il grande vantaggio di Hillary è dato soprattutto dal favore che gode fra i super delegati, personalità in primo piano del partito che partecipano alla Convention dei democratici senza passare dal voto delle primarie. Fra di loro si contano gli ex-presidenti o vice-presidenti (Obama e Clinton saranno presenti) e i deputati e senatori. Dei 712 super delegati la Clinton gode dell’appoggio di ben 522 mentre Sanders ne ha dalla sua parte solo 39. Lanciato dal successo in Indiana, ora Sanders punta a vincere anche in West Virginia, in Kentucky e in Oregon per convincere altri super delegati a passare dalla sua parte. Il senatore “socialista” sostiene di essere il candidato più forte e che i super delegati hanno il dovere di schierarsi col candidato che ha più possibilità di vittoria contro Trump.

Donald Trump, un uomo al comando. Sarà Trump il candidato dei conservatori per la Casa Bianca. Con la vittoria in Indiana Trump ha raggiunto quota 1.054 delegati e per ottenere la nomination gliene servono altri 183. Lo scarto con Ted Cruz, che contava 566 delegati, è bastato a far desistere quest’ultimo: lo scorso 4 Maggio il senatore ha annunciato la “sospensione” della sua candidatura, formula che permette di continuare la raccolta fondi della campagna per saldare debiti e stipendi. Il magnate americano ha saputo colpire nei punti giusti l’elettorato repubblicano puntando sulla propria popolarità, ma attirandosi molte antipatie all’interno del partito repubblicano. Mark Salter, ex-consigliere di John McCain, ha twittato il suo disappunto sulla vittoria di Trump annunciando il suo appoggio ad Hillary. Salter è solo il portavoce di una nascente corrente interna che promuove lo slogan “Mai con Trump, piuttosto Hillary”. La stessa candidata democratica ha lanciato un appello a tutti i repubblicani dissidenti ed agli indipendenti affinché si uniscano a lei nella sua “squadra americana contro Trump”. I vertici dei conservatori hanno subito richiamato all’unità del partito ribadendo proprio la necessità di battere Hillary per il bene del Paese, indipendentemente dal candidato scelto dagli elettori. Per sottolineare il concetto, Reince Priebus, presidente della commissione nazionale repubblicana, all’indomani della vittoria di Trump in Indiana ha twittato:

Le parole di Reince possono essere liberamente parafrasate nell’idioma italiano con l’espressione che Indro Montanelli dedicò all’ormai defunta Democrazia Cristiana per le elezioni politiche del 1976: “Per il bene del Paese, turiamoci il naso e votiamo Trump”.

Ma una parte dell’elettorato repubblicano, seppur minoranza, non seguirà Trump, accusandolo di essere un ciarlatano e un trasformista: uno dei fatti più malvisti da parte dei repubblicani è il denaro versato per anni da Trump a favore delle campagne dei Clinton.

https://twitter.com/Norsu2/status/728217586689839104

Sondaggi elezioni presidenziali USA 2016: Clinton favorita su Trump

Clinton davanti a Trump… Dopo l’esito delle primarie in Indiana, è cominciata subito la guerra dei sondaggi. Una rilevazione della Cnn da Hillary Clinton come sicura vincitrice con il 54% dei voti, con un distacco di ben 13 punti da Trump fermo al 41%. Secondo gli intervistati, la Clinton rappresenta la candidata più qualificata ed affidabile nella maggior parte delle situazioni che dovrà gestire il nuovo Presidente. Per la candidata democratica è particolarmente favorevole il giudizio rispetto alla politica estera ed alla prevenzione del terrorismo. Malgrado le preferenze per Hillary, secondo il 50% del campione Trump rimarrebbe il più adatto per gestire la situazione economica del Paese. Lo stesso sondaggio Cnn registra inoltre che se l’avversario di Trump fosse Sanders, i democratici otterrebbero ugualmente la vittoria con il 55% di preferenze per il senatore del Vermont contro il 43% dell’imprenditore repubblicano. Anche RealCler Politics registra lo stesso esito per le presidenziali ma con numeri significativamente diversi: l’ex-first lady vincerebbe col 46,7% dei voti mentre Trump si fermerebbe al 40,5%.

…non per tutti. Uno scenario completamente diverso viene invece fornito dai sondaggi dell’istituto Rasmussen: Trump vincerebbe con il 41% delle preferenze contro il 39% di Hillary. È evidente che vi è ancora molta incertezza riguardo alla corsa alle presidenziali, ma in ogni caso i ruoli sembrano già essere definiti: Hillary parte come favorita mentre Trump, malgrado i traguardi raggiunti con le primarie, rimane per molti ancora un outsider. Il candidato repubblicano ha dimostrato di avere le capacità di ribaltare i pronostici, ma per arrivare alla Casa Bianca non basteranno una campagna elettorale esplosiva o il suo carisma da imprenditore. Certo è che saranno mesi non facili anche per i Clinton: Trump ha già iniziato con i suoi attacchi politically uncorrect, parlando di Bill Clinton e di Hillary e alludendo agli scandali sessuali ai tempi della presidenza di Bill.

Minoranze vs casalinghe. Secondo una profilazione generica dell’elettorato americano, la maggioranza degli elettori giovani, buona parte delle donne, le minoranze etniche e i cittadini più istruiti stanno dalla parte di Hillary. Trump godrebbe invece del favore dei bianchi di mezza età, delle casalinghe e, in generale, degli americani poco istruiti. Il suo consenso allargato in questa base elettorale gli ha garantito la vittoria alle primarie repubblicane, ma per vincere le elezioni presidenziali è necessario fare i conti anche con le altre realtà maggioritarie del Paese. Ed al momento, apparentemente, stanno tutte dalla parte di Hillary.

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