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Sociologia della bicicletta: dimmi a che velocità vai e ti dirò chi sei

sociologia della bicicletta
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@Luca Violetto

La bicicletta come pratica, dicevamo, più che come passatempo o come sport. Non sembra però essere questa la percezione più diffusa né tra i cittadini italiani né – a maggior ragione – tra le istituzioni che gestiscono e strutturano le politiche della mobilità.

Sociologia della bicicletta: tra autonomia e marginalità

Da noi, infatti, sembra che la bici la si riscopra solo a marzo e/o nei giorni in cui qualche sindaco si ricorda di provare a chiudere il centro cittadino alle auto, per abbassare i livelli di inquinamento. Attorno all’uso della bicicletta si coagulano precise rappresentazioni sociali: la bicicletta è spesso associata allo studente universitario squattrinato, al pensionato che va a fare la spesa, all’immigrato che se ne sta in giro senza far niente. Insomma, nell’epoca dei SUV mastodontici e sempre tirati a lustro, il possesso e l’uso di una bicicletta sono ancora inversamente proporzionali al prestigio: pur con le dovute eccezioni, è molto difficile che il manager in carriera si concepisca in sella ad una bicicletta mentre va in ufficio o ad un meeting importante, mentre i politici che inforcano la bici per dare il buon esempio sono purtroppo meno di quelli che lo fanno soltanto per garantire alla propria immagine pubblica almeno una patina di credibilità.

Sarebbe interessante, credo, approfondire un’antropologia ed una sociologia della bicicletta. Nell’immaginario italiano, infatti, il possesso o l’utilizzo di un certo mezzo di trasporto contribuisce sicuramente a collocarci, e la bicicletta sembra relegare il ciclista abituale fra gli altri, “quelli che non”: non hanno una macchina, non hanno un lavoro, non hanno abbastanza fretta. La percezione sociale sembra dunque caratterizzare il ciclista in senso privativo invece che riconoscerlo come promotore di sostenibilità, rispetto, condivisione intelligente degli spazi e dei percorsi. Come scrive Ivan Illich in Elogio della bicicletta, nella maggior parte dei casi “coloro che devono spostarsi con forza propria si trovano riclassificati come emarginati e sottosviluppati. Dimmi a che velocità vai e di dirò chi sei”.

Sociologia della bicicletta: la rivoluzione su due ruote

Come dimostrano le esperienze di proteste sociali condotte anche e proprio in sella ad una bicicletta (si veda, fra tutte, quella delle critical mass), l’uso di questo mezzo ha in sé un forte potenziale di cambiamento sociale, economico, ambientale. Si potrebbe parlare, in un certo senso, di una vera e propria “rivoluzione su due ruote”. L’uso della bicicletta, infatti, è a suo modo un’azione di resistenza perché – proprio mentre la si compie – porta a riformulare il rapporto del singolo e della comunità con gli spazi pubblici e le loro regole, con il territorio e i suoi elementi (naturali e artificiali): insistere nel muoversi in bicicletta molto spesso può voler dire scostarsi dal mondo sociale e culturale cui si appartiene, un mondo che continua a coltivare il mito dell’automobile e del trasporto comodo, rapido, sempre disponibile, attorno al quale ha prodotto norme ed infrastrutture che avvantaggiano solo chi vi aderisce. Un mondo che continua a contraddirsi fra la sudditanza ai combustibili fossili e la promessa di ricercare e promuovere una qualche forma di sostenibilità ambientale, quando la prima forma di sostenibilità – quella che passa attraverso il movimento dei nostri stessi corpi – sarebbe invece a portata di pedale.

Eppure, la pedalata slow e consapevole rappresenta potenzialmente uno dei simboli più densi ed interessanti della sostenibilità e del cambiamento partecipati. Se adottato come pratica quotidiana, infatti, il pedalare diventa potenzialmente azione politica. Un uso cronico della bicicletta potrebbe davvero innescare la rivoluzione nella mobilità urbana e, di conseguenza, nei rapporti fra le persone: non è un caso che, anche storicamente, un suo uso intensivo si sia registrato in concomitanza ad iniziative di conquista delle libertà e dei diritti (ad esempio durante la rivoluzione francese, nelle rivendicazioni operaie, nelle lotte femministe del secolo scorso).

Sicuramente proprio alla bicicletta è affidata oggi la battaglia per vincere la sfida ambientale: lo stesso libro verde della Commissione Europea, dal titolo Verso una nuova cultura della mobilità urbana, invita a guardare alla bicicletta come al rimedio più semplice e sensato all’inquinamento delle nostre città.

Comoda, accessibile, efficiente e democratica, essa celebra in modo esemplare la nostra libertà di movimento e circolazione. La corsa in bicicletta, infatti, sa essere imprevedibile ed interstiziale. Crea percorsi sempre nuovi perché consente di raggiungere punti del tessuto urbano che non sono accessibili alle auto, stimola continue strategie di adattamento al terreno e soprattutto ha il potere di generare una mobilità intelligente e condivisa: l’attraversare i luoghi connettendoli – che il nostro sia un itinerario dotato di obiettivo, o anche semplicemente il vagare flaneuristico del tempo libero – è infatti ben diverso dal mero spostarsi da un punto all’altro. La bicicletta porta insomma a ritrovare fiducia nel potere politico del corpo umano e a ripensare non solo lo spazio, ma il movimento stesso come bene comune.

Leggi qui l’intero reportage di Le Nius sulla bicicletta

@Valentina Simeoni

Sociologia della bicicletta: approfondimenti

Iniziative sociali e culturali che coinvolgono la bicicletta
FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta
Ciclomundi, Festival nazionale del viaggio in bicicletta
Biblioteche mobili
Elogio della bicicletta
Bicis por la Vida, con il suo adagio “Hay otra manera para ir a donde quieras”

Per una città, ed una vita, a misura di bicicletta
Urbancycling
Community Senz’auto
#salvaiciclisti, città a misura di bicicletta
Bicycletv, web tv dedicata alla bicicletta

Bibliografia minima
– AA.VV., Pedalo dunque sono. Pensieri e filosofia su due ruote, Ediciclo Editore, 2011.
– Commissione Europea, Verso una nuova cultura della mobilità urbana, 2007.
– Illich Ivan, Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri, 2006 (edizione originale 1973).
– Zamboni Silvia, Rivoluzione bici. La mappa del nuovo ciclismo urbano, Edizioni Ambiente, 2009.

La casa editrice Ediciclo Editore è specializzata nella pubblicazione di libri che hanno per protagonista la bicicletta e la vita sulle due ruote.

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