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Ode al mezzo pubblico

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Mezzo pubblico, vorrei usarti di più.
Mezzo pubblico, sei come un partita della nazionale al bar dello sport.
Mezzo pubblico, sei come una donna infinita, che non si nega a nessuno.

Mezzo pubblico, vorrei che fossi più efficiente
eppure, mezzo pubblico, a me vai bene anche così.

A me va bene se ritardo al lavoro perché il mezzo pubblico era in ritardo.
A me va bene anche se piove e sei un pavimento di fango che mi infanga l’orlo dei pantaloni puliti.
A me in fondo vai bene così, mezzo pubblico.
Mi vai bene così, perché sei popolare.

Trovo straordinaria la tua capacità di trasportare gente di tutto il mondo,
di far convivere giovani esuberanti, neonati e anziani esigenti.

Mezzo pubblico, mi piace quando mi fai aspettare sotto un’assurda pensilina o lungo un binario surreale.
Mezzo pubblico, sei un baluardo di socialità, uno dei pochi posti dove ancora ci si mescola.

Certo, mi piace se sei nuovo, accogliente e funzionale
ma ti perdono anche quando ti presenti decrepito, zozzo e arrugginito.
Ma solo perché sei tu.

Sappi che a me non piace quando ti insultano, quando se la prendono con te per qualsiasi cosa.
Cerca di capirci: non sappiamo più goderci qualche inaspettato minuto in più per noi.
Facciamo fatica a stare in mezzo agli altri e il mondo ci incuriosisce poco.

Mezzo pubblico, mi piace quando scioperi.
Forse ogni tanto esageri pure, più che altro, intendo, potresti trovare forme di protesta più fantasiose.

Comunque, quando giro per il mondo, per me sei come un monumento.
Un posto da visitare, da vivere, da ricordare.

Mezzo pubblico grazie per essere una di quelle poche esperienze
dove potersi ancora concedere il lusso della sorpresa.

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