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Dacci oggi il nostro pesce quotidiano: come sceglierlo

@ malias

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[divider scroll_text=”Il pesce nella Dieta Mediterranea”]
Siamo partiti da un’analisi, seppure veloce, di quanto pesce portiamo sulle nostre tavole. Abbiamo parlato dei prezzi sul mercato e oggi affronteremo quale pesce comprare e come sceglierlo.

Comprare pesce può sembrare complicato, anche perché oltre alle preoccupazioni economiche, dovremmo un minimo occuparci di ecologia.

Per la nostra spesa se possibile partiamo dai pesci di stagione che son quelli che in quel periodo sono “non  riproduttivi” e aggiungiamo l’origine nostrana, ossia quelli non allevati e che passano dai nostri mari.

In inverno si possono comprare per esempio triglie e seppie, in primavera sgombri e pagelli, in estate orate e branzini, in autunno rombi e branzini, mentre i cefali tutto l’anno.

Poi c’è l’aspetto che riguarda le provenienze del pesce e la nostra informazione.

In un mercato globale e vorticoso, dobbiamo poter sapere con esattezza da dove proviene il nostro pesce. L’etichetta deve contenere:

  • il nome
  • se pescato o allevato
  • la zona di provenienza

 

Se il pesce non ha etichette, lasciate perdere.

Tuttavia, neanche l’etichetta è un oracolo. Può benissimo dichiarare il falso: pescato per allevato; pangasio per spada; squalo per tonno. A meno che non indossiamo la nostra tuta da SuperConsumatore, e non rompiamo le scatole al nostro pescivendolo.
Se il pesce è da filiera corta è bene costruire un rapporto di fiducia con chi ce lo vende: è più facile tempestare di domande chi conosciamo almeno un po’.
Se invece andate al supermarket, cercate se possibile quelli che adottano codici di condotta precisi sul pesce che smerciano o che rispondono in modo convincente alle vostre domande.

Siete quasi arrivati in fondo nella vostra coraggiosa ricerca del pesce eco-nomico e  eco-logico!

Ma ancora due cose da ricordare. Ci sono delle specie così iper-pescate in tutto il mondo da essere ecologicamente esauste. E purtroppo son quelle che vanno per la maggiore (e che sono tra le più comode da cucinare) come il salmone.

Cerchiamo tutti di comprare meno salmone (allevato intensivamente e nutrito con altri pesci pescati ad hoc), tonno rosso (super-sfruttato), spada (vedi tonno; in più le reti spadare raccolgono di tutto), gamberi tropicali (gli allevamenti rovinano l’habitat costiero) e anche merluzzo (con gli attuali ritmi di pesca è prossimo all’estinzione e vorremo mica rinunciare al baccalà?).  Perchè tra poco tempo potrebbero non esserci più questi amati pesci.

Tranquilli: rimane ancora moltissima roba!

C’è un sacco di pesce che non si compra solo perché non si conosce, ma che è economico e salutare. E poi ha dei nomi fantastici: non vi viene voglia di aguglia, spatola, leccia, pagello, palamita solo a sentirli nominare?

Infine, ultimo step: la taglia. Ci sono dimensioni minime, sotto le quali meglio non scendere: pesci pescati troppo piccoli non possono arrivare alla riproduzione. E anche il novellame (i bianchetti per capirsi) è un lusso che non possiamo più eco-permetterci.

Ora non resta che scegliere gli esemplari con gli occhi più vivi, il colorito più brillante, la pelle più tesa: insomma, quelli davvero più freschi.

La prossima puntata sarà dedicata al pesce azzurro: tutti sappiamo (da poco!) che fa bene, ma sulle nostre tavole ne arriva ancora troppo poco.

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