Pulsione Timi in un eterno Don Giovanni2 min read
Reading Time: 2 minutesDon Giovanni Filippo Timi recensione
Il racconto contemporaneo esplora il desiderio incolmabile di Eros che rende Don Giovanni consapevole di essere condannato a morire inappagato, ma è la morte stessa che dà senso alla sua vita, come osserva lo stesso regista: “Don Giovanni conosce la sua fine, è solo questione di rincorsa. Don Giovanni è l’umanità volubile e insaziabile, l’umanità finalmente priva di quelle morali colpevoli dell’assurdo destino verso cui stiamo precipitando. E la colpa non è certo della storia, o di tutti quei Cristi che c’hanno professato amore. Meglio morire da idioti ma tutti insieme che svegliarsi e di colpo comprendere l’errore? Evidentemente sì”.
Personaggi schizofrenici interpretati magnificamente da un gruppo di giovani attori, Umberto Petranca, Alexandre Styker, Lucia Mascino, Matteo De Blasio, Elena Lietti, Fulvio Accogli, Marina Rocco, Roberto Laureri, nei loro costumi favolistici contaminati dalla moda barocca e da uno stile psichedelico, che trova la sua maggiore espressione nell’alternarsi delle diverse sonorità musicali, dalla Gazza Ladra ai Queen, per concludere con I migliori anni della nostra vita di Renato Zero.
Il Don Giovanni di Timi incarna con folle lucidità il mito della seduzione che per secoli “il libertino” ha rappresentato, non in quanto leggenda di libertà sessuale, ma nel suo significato più ancestrale e tragico, forza distruttiva che attrae gli esseri umani l’uno verso l’altro scardinando equilibri e gettando l’anima nelle tenebre.
Le donne che incontra, Donna Elvira, Donna Anna e Zerlina, sono conquiste che si potrebbero ripetere all’infinito, nella loro rappresentazione di amore vero vissuto nel passato, amore violento e ingannatore, amore seduttivo e puro.
“Ognuno ha la propria storia, io la mia, tu la tua, voi la vostra e Don Giovanni ha la sua. Non l’ha scelto lui di nascere Mito, gli è capitato, e lui non si sottrae dall’essere se stesso. Ecco in cosa è grande. Non perché accetta la morte, deve per forza, come tutti. È grande perché accetta a pieno le conseguenze, inevitabili, dell’essere nient’altro che se stesso”.