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Sondaggi elezioni Francia 2017 | Ballottaggio Marine Le Pen-Macron

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Ballottaggio elezioni francesi 2017: chi vincerà le elezioni?

Questa volta i sondaggi ci avevano preso. Nonostante la rimonta finale di Fillon e Mélenchon, i candidati al ballottaggio per le presidenziali francesi del 2017 saranno Marine Le Pen, candidata del Fronte Nazionale e Emmanuel Macron, leader di En Marche! Il 7 maggio si scontreranno due visioni della Francia radicalmente diverse, se non opposte: Le Pen è portatrice di una visione di destra radicale, fatta di chiusura dei confini e anti europeismo, Macron è europeista e rappresenta la nuova figura del leader oltre i partiti tradizionali. Dalle elezioni di domenica escono sconfitti in maniera clamorosa i socialisti, che pagano l’orrendo governo Hollande, e i repubblicani, che non sono riusciti ad andare oltre gli scandali di Fillon.

@le monde

I sondaggi precedenti al primo turno davano in caso di ballottaggio tra Macron e Le Pen il primo vittorioso con il 61% delle preferenze. Al di là dei tre punti di vantaggio nel primo turno, il candidato centrista sembra riscuotere le preferenze degli elettori degli altri candidati: Fillon e Hamon hanno già dichiarato il loro appoggio a Macron, mentre Mélenchon, candidato di sinistra radicale, ha detto che non appoggerà nessuno dei candidati, una scelta molto criticata negli ambienti socialisti.

Il giovane leader francese di En Marche! dovrà stare molto attento a Marine Le Pen: il 3 maggio ci sarà un confronto televisivo molto complicato da gestire per Macron e la La Pen non ha perso tempo, annunciando che lascerà la guida del Front National per mostrarsi come candidata in grado di unire tutti i francesi, in vista del ballottaggio del 7 maggio.

Dati i ribaltoni con Brexit e Trump, l’establishment francese ed europeo si vede bene dal festeggiare un primo turno favorevole, temendo il voto anti sistema. Da questo punto di vista il valore aggiunto di Macron è quello di presentarsi come volto nuovo della politica fuori dai partiti, nonostante l’incarico politico di ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digitale nel secondo governo di Manuel Valls, nominato da Hollande.

Come voteranno gli elettori degli altri partiti al ballottaggio? Secondo una rilevazione Ifop

• Mélenchon: 51% dovrebbe votare Macron, il 12% Marine Le Pen e il 37% astenersi.
• Francois Fillon: il 42% per Macron, il 31% Le Pen e il 27% astenuti.
• Benoit Hamon: 69% è per Macron, il 5% per Marine Le Pen, 26% astenuti.

Da questi dati sembra dunque nettamente davanti Macron, ma il rischio attentati e il voto di pancia nei casi americani ed inglesi consigliano prudenza.

(a cura della redazione)

Gli ultimi sondaggi francesi

Ad una settimana dal voto – si vota infatti domenica 23 aprile per il primo turno delle elezioni presidenziali francesi – per gli ultimi sondaggi pubblicati dall’istituto Sofres si aprono nuovi scenari per la corsa all’Eliseo: in testa rimangono saldamente Marine Le Pen e Emmanuel Macron, entrambi appaiati al 24%; con grande sorpresa, il primo sfidante dei due principali contendenti è il candidato della sinistra estrema Jean-Luc Mélenchon, che arriva al 18% scalzando Fillon dal podio; il leader gollista travolto dagli scandali ha infatti subito una brusca frenata al 17%; a debita distanza seguono il candidato socialista Hamon al 9% e gli altri candidati che non superano il 4%.

@kantar

La rincorsa di Mélenchon

I media francesi stanno attribuendo notevole attenzione al recupero di Mélenchon: in un momento di profonda crisi per la sinistra francese, il candidato “comunista” è tornato fra i favoriti nella competizione per la più alta carica dello Stato. Grazie a una campagna elettorale efficace portata avanti dai giovani militanti di France Insoumise, il suo movimento, Mélenchon ha ribaltato i pronostici mettendo in secondo piano anche il candidato socialista Hamon. Il sorpasso su Fillon nei sondaggi lo ha consacrato per molti come nuovo punto di riferimento per tutta la sinistra francese, l’unico in grado di competere col centrismo di Macron e il populismo di destra della Le Pen.

Mélenchon è un leader carismatico che ha dimostrato di saper reggere il confronto nei dibattiti televisivi, dove si è sempre presentato con un atteggiamento rassicurante e meno combattivo rispetto agli avversari. Padroneggia il sarcasmo in maniera efficace e in più di una occasione questo gli ha permesso di uscire a testa alta da difficili confronti diretti.

Il suo programma rilancia molti temi che le sinistre europee hanno messo da parte negli ultimi anni: propone la riduzione della settimana lavorativa 32 ore (dalle 35 attuali) e un abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni; punta molto anche sull’aumento del salario minimo e su una tassazione più elevata sugli stipendi superiori ai 33 mila euro mensili; non ha risparmiato ampie critiche alle banche e al mondo della finanza; attento ai temi dell’energia e dell’ambiente, promuove l’abbandono dell’energia nucleare che attualmente copre circa il 75% del fabbisogno di elettricità francese; per quanto riguarda la politica estera, punta a promuovere una modifica alle regole e ai paletti necessari a restare all’interno dell’Unione Europea e anche nella NATO; chiede una distensione dei rapporti con la Russia e, come la Le Pen, rilancia l’intenzione di dare un nuovo ruolo alla Francia nello scacchiere europeo; al contrario, le sue posizioni sull’immigrazione sono in netto contrasto con quelle promosse da la leader del Front National. Mélenchon promuove inoltre una serie di riforme radicali che puntano a cambiare la Costituzione.

@ActuaLitté

La paura del terzo incomodo: tutti contro Mélenchon

Leggendo molti quotidiani francese, sembra che a una settimana dal voto la preoccupazione più grande degli altri candidati sia quella di mettere un freno alla popolarità crescente di Mélenchon. Il primo a schierarsi apertamente contro il leader di France Insoumise è stato Macron, che lo ha identificato come “rivoluzionario comunista che faceva il senatore socialista quando io ancora andavo all’università” per fare leva sulla sua appartenenza alla classe politica che si è dimostrata incapace di governare la Francia. Parole dure arrivano anche da Fillon:

Credetemi, non sarà col programma comunista di Mélenchon o col ritorno al franco della Le Pen, che l’economia francese tornerà a crescere.

La scalata di Mélenchon ha smosso perfino l’attenzione di Hollande che ha deciso di sbilanciarsi per scongiurare il “pericolo populista”:

Dietro alle semplificazioni, alle falsificazioni, c’è un pericolo, quello di guardare allo spettacolo del tribuno politico piuttosto che al contenuto del suo testo.

Secondo Hollande, nel corso della campagna presidenziale i candidati hanno puntato tutto sulla componente emotiva nel presentare i propri programmi e questo tipo di comunicazione non ha garantito un giudizio coerente sul loro valore effettivo. La “ragione” è stata messa in secondo piano da fattori emotivi non permettendo all’elettore di raggiungere piena consapevolezza. Proprio per questo il suo auspicio è che si punti a un rinnovamento completo, spingendo fra le righe la candidatura di Macron.

L’ultima settimana di campagna elettorale vedrà i candidati impegnati in diverse città francesi e il dibattito verterà principalmente sullo screditare i propri avversari piuttosto che puntare sui contenuti del proprio programma. La scalata di Mélenchon ha spostato l’attenzione mediatica e la paura di un ballottaggio fra formazione estreme non sembra piacere a nessuno.

Elezioni francesi: cinque possibili scenari per il ballottaggio

Lo stesso sondaggio Sofres riporta cinque possibili scenari per il ballottaggio:

    • • Macron vs Le Pen: in questa prima ipotesi sarebbe il candidato centrista ad avere la meglio con il 61% dei voti contro il 39% della leader del Front National

 

    • • Fillon vs Le Pen: il candidato gollista vincerebbe con il 55% dei voti contro la Le Pen

 

    • • Fillon vs Macron: Fillon perderebbe sonoramente contro Macron prendendo solo il 34%

 

    • • Mélenchon vs Le Pen: il leader di estrema sinistra batterebbe la leader di estrema destra col 57% dei voti contro il 43%

 

    • Mélenchon vs Macron: numeri alla mano, lo scenario più equilibrato fra quelli proposti vedrebbe Macron prevalere con il 53% contro il 47% di Mélenchon.
@kantar

Guardando i risultati è evidente che la Le Pen, qualora raggiungesse il ballottaggio, sembra essere destinata a perdere contro uno qualunque degli avversari che si troverà davanti. Al contrario, Macron esce vittorioso da tutti gli scontri diretti. Tuttavia, l’approdo di Mélenchon al ballottaggio potrebbe rilanciare ancora di più la figura del leader “comunista” insinuando il vantaggio di Macron. A una settimana dalle elezioni, i giochi per la corsa all’Eliseo si ufficialmente sono riaperti per tre candidati e non è opportuno dare niente per scontato.

@LeWeb

Ultimi sondaggi sulle elezioni francesi

Secondo la media dei sondaggi francesi riportata da Termometropolitico.it, la corsa a due per l’Eliseo è già realtà: Marine Le Pen è la prima candidata con ben il 26,4% delle preferenze con Macron poco distante al 25,2%; poche speranze per il gollista Francois Fillon fermo al 19,2%, mentre Hamon coi socialisti e la sinistra di Mélenchon rimangono semplici spettatori rispettivamente col 13,6% e l’11,33%. Malgrado il vantaggio al primo turno, secondo la media dei sondaggi di marzo la Le Pen uscirebbe sconfitta contro Macron con uno scarto considerevole: il 38,4% della leader del Front National contro il 61,6% del fondatore di En Marche!. Anche nel caso di un insperato recupero di Fillon, il ballottaggio con la Le Pen porterebbe alla vittoria del gollista, anche se meno schiacciante: il 42,5% contro il 57,5%.

Elezioni francesi 2017: il dibattito tra i candidati

Lo scorso 20 marzo la rete televisiva TF1 ha trasmesso un dibattito di tre ore fra i cinque principali candidati alle elezioni presidenziali. A 34 giorni dal voto, Fillon, Macron, Mélenchon, Le Pen e Hamon si sono affrontati faccia a faccia in una tribuna televisiva sui temi più ricorrenti di questa campagna elettorale. A uscire vincitore dallo scontro in diretta nazionale sembra essere stato Macron, attaccato molto spesso da Le Pen durante l’intero dibattito. Il candidato rinnovatore è riuscito a reggere la pressione e a rispondere in maniera adeguata a tutte le osservazioni sollevate dagli altri candidati. Al di là degli slogan lanciati per i temi dell’istruzione e dell’economia, il dibattito più acceso si è concentrato sui temi della laicità e dell’integrazione, con Marine Le Pen che è riuscita ad esporre in maniera chiara e incisiva il programma radicale del suo partito. Macron e gli altri candidati hanno risposto interrompendola spesso durante il suo intervento, ma l’impressione è che la leader del Front National sia stata molto più efficace degli avversari nell’esprimere le propria posizioni. C’era anche grande aspettativa sulla reazione dei candidati alla domanda sugli scandali che stanno caratterizzando la campagna elettorale: gli ospiti non hanno approfittato dell’occasione per attaccare apertamente Fillon, con suo gran sollievo. Mélenchon ha voluto prendere le distanze, precisando:

Quando si dice che la campagna elettorale è stata inquinata da alcuni affaires, mi dispiace, ma non riguarda me. Qui ci sono solo due persone coinvolte: il signor Fillon e la signora Le Pen. Ma noi non abbiamo nulla a che fare con questo, quindi non ci mettete sullo stesso piano.

Al termine del dibattito, ElabelBFMTV ha effettuato un sondaggio su un campione di 1.157 spettatori per capire quale dei candidati fosse stato più convincente rispetto agli avversari. Secondo la rilevazione, Emmanuel Macron è quello che più ha convinto il pubblico campione con il 29% di preferenze. Distante di ben nove punti percentuali è il secondo, Jean-Luc Mélenchon al 20% seguito a ruota da Francios Fillon e Marine Le Pen, entrambi al 19%. Fanalino di coda è Benoit Hamon, ben distante dai diretti avversari con solo l’11%. Alla domanda “chi ha il migliore progetto per la Francia?” il pubblico ha scelto con decisione Macron con ben il 30% di preferenze. Seguono a debita distanza Fillon al 20%, Le Pen al 19%, Mélenchon al 16 e Hamon al 14%.
Dallo stesso sondaggio, è interessante osservare anche i dati relativi alla domanda “chi ha le qualità necessarie per essere Presidente?”: malgrado il testa a testa serrato nei sondaggi, a questa domanda Macron batte nettamente Le Pen con il 31% contro il 17%. La leader del Front National sarebbe addirittura dietro a Fillon al 24%. Confermate invece le aspettative sui leader di sinistra Mélenchon e Hamon, fermi rispettivamente al 15% e all’11%.

Gli scenari a un mese dal voto

Il ballottaggio fra Macron e Le Pen sembra lo scenario più scontato. Il candidato “rinnovatore” sembra aver conquistato la fiducia dell’elettorato neutro francese, complici gli scandali che hanno travolto Fillon e la debacle dei socialisti post Hollande. L’entusiasmo percepito dopo la vittoria di Hamon alle primarie socialiste è ben presto scemato a causa della campagna dirompente di Macron che ha segnato un elemento di rottura col passato molto più incisivo rispetto al successo inaspettato del candidato socialista. Malgrado la svolta all’interno del Ps sia evidente, gli elettori apparentemente non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali e identificano nel leader di En Marce! un elemento di cambiamento su tutti i fronti, forte anche di della sua retorica populista. Dall’altra parte, il “Penelope Gate” che ha colpito Fillon non ha fatto altro che accrescere l’impopolarità dei politici tradizionali verso i cittadini. Il candidato gollista ha dapprima perso la fiducia dei propri elettori e poi quella di buona parte del suo stesso partito. Il centro-destra francese si appresta ad affrontare queste elezioni ormai quasi rassegnato alla sconfitta, dopo che anche i centristi MoDem di Francois Bayrou hanno apertamente dato il proprio sostegno a Macron. Il ballottaggio del 7 maggio sarà quindi uno scontro diretto fra i leader dei due partiti anti-sistema: da una parte il rinnovamento europeista di Macron e dall’altro l’antieuropeismo populista di Le Pen. Emmanuel Macron uscirebbe nettamente vincitore contro la leader del Front National: come successo in passato con Le Pen padre, la paura di una deriva francese anti-europeista e xenofoba potrebbe spingere buona parte degli elettori a votare a favore del candidato avversario.


13 febbraio
Rispetto a pochi mesi fa lo scenario francese decisamente cambiato: la destra è in crisi a causa degli scandali di Fillon, mentre la stella nascente di Macron brilla più che mai. L’unico punto fermo rimane il Front National di Marine Le Pen, vero avversario da battere alle elezioni di aprile. Vediamo la situazione anche attraverso l’occhio “imparziale” dei sondaggi.

Sondaggi elezioni Francia 2017: Fillon e socialisti al palo

L’ex-primo ministro candidato per alle presidenziali per la destra francese, viene decisamente ridimensionato dopo il così detto “Penelopegate”. Secondo la rilevazione dell’istituto OpinionWay, Francois Fillon avrebbe perso tutto il vantaggio accumulato prima degli scandali, fermandosi al 20% delle preferenze. Davanti a lui rimarrebbero quindi Emmanuel Macron, candidato indipendente, al 23% e Marine Le Pen al 26%. Al 14% troviamo invece il candidato socialista Benoit Hamon, mentre il candidato radicale Jean-Luc Melenchon rimane fermo all’11%. Lo stesso sondaggio rivela che, confermati questi risultati per il primo turno, al ballottaggio Macron batterebbe Le Pen con un ampissimo margine con il 65% delle preferenze contro il 35% della candidata euro-scettica. È interessante notare che, anche in caso fosse Fillon a finire in ballottaggio contro Le Pen, la leader del Front National uscirebbe nuovamente sconfitta da questo scontro: per lei solo il 39% di preferenze, contro il 61% del candidato della destra francese. Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi è previsto per il 23 aprile, mentre il ballottaggio si terrà il 7 maggio.

Il “Penelope Gate” e la crisi di Fillon

Nelle ultime settimane, François Fillon è finito al centro di una bufera giuridica e mediatica a causa dello scandalo legato agli incarichi fittizi assegnati alla moglie all’interno del Parlamento francese. Come evidenziato dal settimanale francese “Canard Enchainé”, Penelope Fillon nel corso di dodici anni come collaboratrice parlamentare avrebbe portato a casa un reddito di ben 830mila euro. Una cifra del tutto fuori portata rispetto alle retribuzioni ordinarie previste per i collaboratori con le sue presunte medesime mansioni. Fillon è stato dunque chiamato dalla magistratura a dimostrare che il reddito dichiarato corrisponda effettivamente a delle prestazioni di lavoro realmente effettuate dalla consorte, cosa che rimane alquanto difficile da credere visti gli importi rilevati dagli inquirenti. Sempre “Canard Enchainé” ha scoperto che la signora Fillon avrebbe ricevuto una retribuzione superiore ai 10mila euro mensili nel periodo in cui ha assistito il deputato Marc Joulaud. L’importo sarebbe addirittura oltre il limite di 9.560 € messo a disposizione dei parlamentari per la remunerazione dei propri collaboratori. Ma a rendere ancora più critica la situazione ci sono altre evidenze riscontrate dagli inquirenti: non ci sarebbero al momento prove di una effettiva presenza di Penelope nei contesti lavorativi dove avrebbe dovuto svolgere le mansioni da collaboratrice. Rimangono quindi forti dubbi sulla provenienza di quei soldi, ma il candidato della destra francese continua a insistere sulla legittimità di quegli introiti pur non riuscendo a fornire alla magistratura prove convincenti riguardo la loro natura. A inizio febbraio, Fillon ha chiesto ai parlamentari del proprio schieramento di sostenerlo e rimanere compatti ancora per 15 giorni, ormai giunti quasi a scadenza. La speranza è che arrivi l’archiviazione da parte della Procura, ma l’allargamento dell’inchiesta ai presunti incarichi fittizi anche dei due figli della coppia allontana questo scenario. Alcuni parlamentari della desta francese hanno già sollecitato il partito a scegliere rapidamente un nuovo candidato: i nomi potenzialmente in corsa sarebbero quelli dell’ex ministro François Baroin e del presidente della regione Hauts-de-France Xavier Bertrand, l’uomo che ha battuto Marine Le Pen nelle amministrative.

La spinta di Macron

Macron si presenta come un candidato “post-sistema”: in contrapposizione alla candidatura “anti-sistema” di Le Pen, Macron vuole incarnare il superamento dell’attuale struttura dei partiti in Francia in maniera diversa. Progressista e fortemente europeista, l’ex consigliere di Hollande lo scorso aprile ha fondato il suo movimento “En Marche!” raccogliendo da subito l’appoggio di migliaia di giovani di tutto il Paese da ogni estrazione sociale. La sua forza sono la promessa di novità e il dinamismo con cui presenta il proprio programma, comunque accompagnate da un po’ di demagogia che gli fa prendere le distanze dal vecchio sistema dei partiti.

Andare oltre la destra e la sinistra, non perché queste categorie abbiano perduto totalmente di senso, ma perché queste divisioni in questo momento storico sono almeno in parte superabili. Non bisogna essere l’uno o l’altro, bisogna essere francesi.

La popolarità di Macron ha messo in ombra sia la sinistra tradizionale, in cattiva luce dopo la tanto criticata presidenza di Hollande, che la destra moderata, con il “Penelopegate” che ha minato la reputazione del favoritissimo Fillon. La mancanza di retorica nei suoi discorsi rendono il leader di “En Marche!” un candidato concreto e il suo non essere “né di destra né di sinistra” gli permettono di raccogliere consensi un po’ ovunque. Un avversario perfetto per scongiurare la vittoria di Le Pen. Non mancano comunque dubbi riguardo il suo programma e il suo effettivo carisma come leader. Il suo piano di governo è ancora vago, ma i punti più importanti sono chiari: è contro il reddito universale proposto dai socialisti, vuole regole sul lavoro più snelle e meno burocratiche, è contro dazi e muri e ha lanciato l’idea di un bonus di 500 € ai giovani per la cultura (vi ricorda qualcosa?). Per rispondere alla crisi dell’UE, rilancia la proposta di una più concreta integrazione europea e la figura di un ministero della Difesa unitario.

La sicurezza di Le Pen

Io l’unica candidata del popolo. Se vinco, voto sull’uscita dall’Europa e via dalla Nato.

Così è possibile riassumere in poche parole il discorso tenuto da Marine Le Pen lo scorso 5 febbraio in occasione del lancio della sua candidatura alle presidenziali all’evento di Lione. Il suo programma conta in tutto 144 proposte, presentate al pubblico proprio nella due giorni per l’apertura della campagna elettorale. Oltre alla già citata “Frexit” ci sono altri cavalli di battaglia che stanno raccogliendo molto consenso fra i cittadini più scontenti: modificare la Costituzione per inserire il principio della “priorità nazionale ai francesi”, l’adozione di un massiccio protezionismo economico, aiuti statali alle piccole e medie imprese e una decisiva stretta sull’immigrazione. Anche per le misure sociali il partito rivendica la propria supremazia, proponendo addirittura la misura degli 80 euro in busta paga di renziana memoria per chi guadagna meno di 1500 euro al mese. Ormai da mesi, Marine Le Pen rimane la prima in termini di preferenze per gli elettori francesi. Tuttavia, nessuno crede realmente che riuscirà ad arrivare alla presidenza: per scongiurare una deriva nazionalista e anti-europeista della Francia, la base elettorale francese sembrerebbe pronta a votare compatta contro la leader del Front National, indipendentemente dal candidato avversario al ballottaggio. I sondaggi parlano chiaro: che sia Macron o Fillon, Le Pen è destinata a perdere con un ampio margine. Rimane comunque il fatto che il primo partito del Paese è un movimento anti-sistema, nazionalista e contro le politiche d’integrazione europea. E questa è una realtà con cui il futuro Presidente non potrà fare a meno di confrontarsi.


10 ottobre 2016

@PROParti socialiste

Sondaggi Francia 2017: sarà Sarkozy contro Marine Le Pen?

Il 2017 sarà l’anno delle elezioni politiche francesi. Dopo cinque anni di presidenza Hollande, i francesi si preparano alle tornata elettorale con pochissime certezze. In attesa delle primarie dei due schieramenti, vediamo qual è la situazione attuale e cosa dicono i sondaggi.

La sinistra francese

La confusione in vista delle primarie del prossimo gennaio rende difficile identificare la possibile rosa di candidati papabili per la corsa all’Eliseo. L’unica certezza è che Hollande ha perso il titolo candidato “naturale” come Presidente in carica: la fiducia verso il leader socialista è ai minimi storici e anche all’interno del suo stesso partito si sono sollevate prepotenti accuse di incapacità. Il tasso di crescita economica sotto la media europea, la delicata gestione dei migranti e i molteplici attentati terroristici avvenuti in Francia negli scorsi mesi sono tutti fattori che hanno contribuito ad affondare la fiducia nelle capacità del Presidente uscente. Malgrado lo stesso Hollande non abbia escluso una sua nuova candidatura per i socialisti, la lista degli attuali candidati per le primarie è decisamente lunga: Arnaud Montebourg, ex ministro dell’Economia, Benoît Hamon, ex ministro dell’Istruzione, la senatrice Marie-Noëlle Lienemann, il sindacalista Gérard Filoche, il deputato François de Rugy e Jean-Luc Bennahmias, presidente del partito Front démocrate. Il quotidiano Le Monde ha delineato un vero e proprio fronte anti-Hollande pronto a sostenere il candidato che si rivelerà più forte contro l’attuale leader socialista.

Hollande non dove fare i conti solo con gli avversari interni. Emmanuel Macron, fondatore del partito di centro En Marche!, si sta ritagliando uno spazio importante nello scenario politico francese a scapito soprattutto dei socialisti. Macron era stato nominato ministro dell’economia dopo il rimpasto del governo Valls e si era subito distinto per la sua ispirazione liberale. A fine agosto, si è dimesso dal suo incarico di ministro per intraprendere una nuova carriera da leader politico col suo nuovo partito. Malgrado sia una figura nuova, alcuni sondaggi lo danno già davanti ad Hollande nelle preferenze dei cittadini francesi. Per quanto riguarda la sinistra radicale, ci sono ben tre candidati indipendenti: Nathalie Arthaud, Philippe Poutou e Jean-Luc Mélenchon per il Front de Gauche, per il partito ecologista la candidata più papabile sembra essere Cécile Duflot.

La destra francese

Le primarie repubblicane si svolgeranno il prossimo mese di novembre e anche qui la rosa dei candidati è piuttosto folta: Alain Juppé, ex primo ministro e attuale sindaco di Bordeaux, Nicolas Sarkozy, Presidente francese prima di Holland, François Fillon, primo ministro dal 2007 al 2012, Bruno Le Maire, ex ministro dell’Agricoltura nel governo di Sarkozy, Jean-François Copé, ex presidente dell’UMP, Jean-Frédéric Poisson, presidente del Partito Cristiano Democratico e il deputato Hervé Mariton. Nonostante la lunga lista di nomi, i più accreditati per la corsa alla candidatura sono Sarkozy e Juppé. Quest’ultimo gode di particolare simpatia fra i socialisti moderati delusi da Hollande e poco fiduciosi in Macron, ma detiene una certa influenza anche fra i repubblicani che non vedono di buon occhio Sarkozy. L’ex-Presidente sta infatti attraversando dei guai giudiziari a causa di diverse irregolarità per la sua campagna presidenziale del 2012 e questa situazione, malgrado la popolarità di cui gode all’interno del partito, può spostare diversi voti in favore dei candidati “puliti”.

Potenziale mina vagante fra i candidati di destra è François Bayrou, presidente del partito Mouvement démocrate (MoDe): nel caso in cui Sarkozy dovesse vincere le primarie repubblicane, Bayrou si candiderebbe alle presidenziali da indipendente, mentre se a prevalere dovesse essere Juppé, appoggerebbe il candidato repubblicano che viene considerato più moderato. Altro candidato outsider per la destra è Nicolas Dupont-Aignan, presidente del partito gaullista e nazionalista Debout la France. Protagonista assoluta della destra radicale francese rimane, invece, Marine LePen. La leader del Front National rimane l’avversario da battere per le prossime elezioni francesi. Complici i fallimenti di Hollande e la paura di nuovi attentati, le argomentazioni populiste e anti-europeiste della Le Pen hanno fatto breccia nell’elettorato rendendola il leader più popolare fra i francesi. Forte dei suoi numeri, il Front National non parteciperà alle primarie di coalizione e presenterà la propria leader come candidato indipendente.

I sondaggi francesi sulle elezioni del 2017: 4 scenari

Le rilevazioni pubblicate da Le Figaro a inizio settembre prendono in considerazione molteplici scenari, in base agli esiti delle primarie. Vediamo insieme quelli più interessanti:

1) Uno scenario prevede Hollande come candidato socialista, Sarkozy come repubblicano e la presenza di Macron. Le Pen passerebbe al secondo turno col 26% assieme a Sarkozy col 20%. Al 16% troveremmo Macron davanti a Hollande fermo all’11% con Mélenchon. Bayrou si assicurerebbe un buon 9%, sottratti a Sarkozy dall’elettorato repubblicano.

2) Uno scenario ribaltato prevede invece Juppé come candidato repubblicano. Vediamo Marine Le Pen passare al secondo turno di votazioni col 28,5% accompagnata da Alain Juppé col 25%. Terzo in ordine di preferenze troviamo invece Macron col 15% che supera Hollande (all’11%) di ancora quattro punti percentuali. A superare l’attuale Presidente sarebbe addirittura anche il candidato di Front de Gauche Mélenchon col 11,5%.

3) Sarkozy come candidato repubblicano e Macron non si presents. Con queste premesse, a passare al secondo turno sarebbero sempre Le Pen col 27% e i repubblicani con Sarkozy al 25%. Hollande rimarrebbe fuori dai giochi con il 13% accompagnato da Bayrou sulla stessa soglia.

4) Senza Macron con Juppé candidato repubblicano. In questo caso, sarebbe Juppé a passare come primo al secondo turno col 33%, con Le Pen al 29%. Hollande si fermerebbe solo al 14%, seguito da Mélenchon al 12%.

Quello che appare evidente da queste rilevazioni è che i socialisti con Hollande non hanno speranze di passare al secondo turno. Inoltre, la potenziale candidatura di Macron ruberebbe molti più voti ai socialisti che ai repubblicani, favorendo questi ultimi in maniera considerevole. Gli equilibri e i numeri dei repubblicani sono fortemente influenzati anche dalla decisione di Bayrou di candidarsi o meno: la vittoria di Juppé alle primarie garantirebbe in ogni caso più preferenze.

L’unica certezza rimane Marine Le Pen: qualunque fosse la rosa degli avversari, la leader nazionalista passere sempre il primo turno. Non sarebbe comunque scontata la sua vittoria al ballottaggio: storicamente, quando il Front National è riuscito a passare al secondo turno socialisti e repubblicani hanno sempre confluito i propri voti verso il candidato avversario per evitare la vittoria dei Le Pen.

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