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I referendum che potrebbero affossare l’Unione Europea

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Referendum ungherese. Dopo Brexit un altro duro colpo per l’Europa potrebbe arrivare dal referendum ungherese del 2 ottobre. In quella data il capo dello Stato ungherese, Jànos Ader, ha infatti fissato la consultazione che permetterà ai cittadini magiari di bocciare o promuovere la linea dura del premier nazionalista Viktor Orbàn sui migranti, in netta contrapposizione alla politica delle quote volute dall’Unione Europea.

Una trappola poco democratica. Il primo quesito sottoposto al voto recita infatti “Volete che l’Unione europea, anche senza consultare il Parlamento ungherese, prescriva l’immigrazione in Ungheria di persone che non sono cittadini ungheresi?”. Gli osservatori internazionali danno per scontata la vittoria del NO, in linea con gli orientamenti politici emersi negli ultimi tempi dal “Gruppo di Viségrad”, ovvero quell’insieme di Stati (Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e appunto Ungheria) una volta appartenenti al blocco orientale e oggi fra i più accesi oppositori delle politiche di accoglienza della UE.

Ballottaggio austriaco da ripetere. Come ha ricordato il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana, nello stesso giorno si terrà nella confinante Austria la ripetizione del ballottaggio presidenziale fra il verde Alexander Van der Bellen, vincitore per un soffio della prima, contestata, votazione e Norbert Hofer, numero due dell’Fpö, l’euroscettico Partito liberal-nazionale austriaco (per quanto lo stesso Hofer abbia di recente cambiato idea sul referendum anti-euro, suo cavallo di battaglia fino a non molto tempo fa, forse spaventato dalla morìa politica dei leader del Leave britannico).

Referendum di ottobre/novembre in Italia. Se anche questo ballottaggio dovesse favorire le forze populiste ed anti-euro paradossalmente il colpo di grazia all’Unione Europea potrebbe arrivare da un altro referendum, quello imposto dalla riforma costituzionale di Matteo Renzi. La scelta del premier italiano di andare fino in fondo con la riforma Boschi potrebbe quindi rivelarsi un azzardo non solo per la sua fortuna politica, per la tenuta del governo e per il futuro del Paese, ma anche per la salute stessa dell’Unione che vedrebbe, in caso di sconfitta del sì, uno dei suoi leader più convinti affossato dal voto popolare.

Se vince il NO. La vittoria del NO potrebbe rimettere in corsa Matteo Salvini per la leadership mentre i 5 stelle possono tranquillamente stare alla finestra dato che una sconfitta di Renzi costituirebbe comunque un vantaggio per il Movimento mentre una conferma della riforma Boschi potrebbe, unitamente all’Italicum, aprire loro la strada verso il ballottaggio e quindi (secondo i maggiori sondaggisti) verso il controllo assoluto della futura “Camera bassa”.

 

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