Site icon Le Nius

Nba: one Division, one story

Reading Time: 7 minutes

In occasione della pausa per l’All Star Game mettiamo sei squadre sotto la lente di ingrandimento, una per Division. Luci e ombre delle Conference: Toronto Raptors, Chicago Bulls e Atlanta Hawks ad Est. Oklahoma City Thunder, Sacramento Kings e Houston Rockets ad Ovest.

One Division, one Story

@canadianpress

ATLANTIC: Toronto potrebbe essere una rivale credibile per Cleveland

Fallito il tentativo degli Hawks, arrivati alle Finali di Conference 2015 rotti, stanchi e inceppati, e arrivati alla fine del ciclo (vedi sotto), il ruolo di principale ostacolo che divide LeBron dalla sesta apparizione consecutiva alle Finals è vacante. Forse.

Nel 2016 i Raptors hanno il quarto miglior record (15-4, dietro al 18-2 Warriors, al 17-2 Spurs e al 17-4 Thunder), il sesto miglior Net Rating (Warriors, Spurs, Clippers, Thunder, Cavaliers) e Biyombo (+18,2), Patterson (+17,6), Joseph (+16,9) e Ross (+14,5) costituiscono la miglior panchina NBA, quotidianamente impegnata nella devastazione delle second units avversarie.

Per battere la squadra canadese servono prestazioni storiche (no, sul serio, STORICHE) come quella di Karl-Anthony Towns (maledetto mostro, ora vince pure gli Skills Challenge) dell’altro giorno. E Kyle Lowry ha ridotto del 25% sale e grassi.

Sulla candidatura pesano alcuni dubbi, derivanti principalmente dalla poca fluidità dell’attacco (4° per frequenza di isolamenti dietro solo a Lakers, Rockets e Knicks e terz’ultimo per Assist Ratio davanti a Pistons e, ovviamente, Lakers) e dall’eccessiva specializzazione tra i lunghi (Scola è impresentabile in difesa, Biyombo lo è in attacco), ma intanto… avercene.

@bullsnation

CENTRAL: I Chicago Bulls rischiano di non qualificarsi per i Playoffs

Joakim Noah? Rotto, fino a fine stagione.

Nikola Mirotic? Operato per appendicectomia due volte nel giro di una settimana, durante il decorso post operatorio ha avuto complicazioni, perso 7kg e non si sa quando potrà rientrare.

Derrick Rose? Per quanto in lieve crescita e quasi vicino alla sufficienza stiracchiata (uff, che fatica essere diplomatici), è Derrick Rose.

Ma soprattutto, Jimmy Butler? Rotto, fino a metà marzo.

In tutto questo i Charlotte Hornets sembrano aver ripreso il ritmo di inizio stagione… O forse sembravano, con il rientro di Michael Kidd-Gilchrist (che però è durato la miseria di 7 partite –dominate- ma parlando dei Bulls era ovvio si finisse su un infortunio), i Detroit Pistons si confermano intorno al 50% e a Washington ancora non hanno deciso esattamente che fare, ma dovrebbero essere ancora interessati a giocare qualche partita anche nella seconda metà di aprile.

Però Pau Gasol ha partecipato all’All-Star Game eh. Ah beh. Contenti quelli che l’hanno convocato, contenti tutti. Tranne i Bulls, che magari rischiava di rompersi pure lui mentre lo Westbrook del caso gli volava sopra la testa. E i suoi compagni di frontline.

@usatoday

SOUTHEAST: Gli Atlanta Hawks stanno per rivoluzionare la squadra

Gli Hawks sono vicini al momento più temuto da ogni General Manager, cioè l’estate in cui la stella (in questo caso Al Horford) di una franchigia non di primissimo piano è free agent unrestricted e quindi può scegliere liberamente la propria destinazione.

In realtà è già successo pochi mesi fa con Millsap, ma la squadra usciva da una grande stagione (60 vittorie + Finali di Conference) e l’accordo per il rinnovo di contratto è stato trovato. Se girano certe voci è probabilmente perché da Horford non sono arrivati segnali incoraggianti e per una società che ha dimostrato nel corso degli anni di non disdegnare affatto l’aurea mediocritas di una costante presenza ai Playoffs, ma con margini limitati, può avere perfettamente senso fare un piccolo passo indietro oggi per confermarsi sui livelli abituali domani, possibilmente assicurandosi giocatori più giovani e con contratti pluriennali.

Horford, Bazemore (anche lui free agent a breve), Korver (35 anni a breve) e Teague (la convivenza con Schröder è ormai impossibile per le costanti richieste di un posto da titolare del tedesco, che dalla sua ha età e potenziale e sembra essere l’uomo su cui Budenholzer punta) sono di fatto sul mercato. Il che non significa che verranno regalati tanto per fare (pare le richieste siano alte, in termini di scelte al draft e/o talento giovane) e nemmeno che si muoveranno di sicuro, ma la situazione è senza dubbio da tenere sotto controllo. Anche perché se non succede ora è probabile che succeda a luglio, volente o nolente.

@thunder.com

NORTHWEST: Poveri Thunder. Viva i Thunder

Per la prima volta nella storia una Conference si è presentata all’All-Star Break con 3 squadre sopra quota 40 vittorie. Una, Golden State, ha il miglior record di sempre dopo 52 partite e oltre al 72-10 dei Bulls 1995/96 può puntare al 141-23 dei Bulls 1995/97. L’altra, San Antonio, ha il Net Rating migliore di sempre. E poi c’è la terza… che nelle partite giocate contro le altre squadre della Conference ha record di 27-5, una sola delle quali arrivata in casa… e in una partita in cui Kevin Durant non ha giocato (e che è ormai famosa per questo).

Westbrook è scintillante, Durant è tornato Durant, Donovan è il secondo allenatore rookie per vittorie dopo 54 partite (il primo Kerr lo scorso anno, ovviamente), pressoché ogni giocatore del roster sta rendendo secondo le attese, ma… like the rest of the league, they didn’t see Golden State coming.

Probabilmente manca una sfumatura, perché di fronte ci sono i Maledetti Mostri. O forse, dopo infinite stagioni da favoriti o co-favoriti, la volta buona sarà questa, in una stagione che sulla carta rischiava di portarli all’implosione (incognite sulla salute di Durant, free agency dello stesso KD alle porte, allenatore nuovo e rookie, Mostri altrove, etc.) e che invece li vede sempre lì, al loro posto intorno a quota 60 vittorie e con il secondo miglior attacco della lega. Nel dubbio John Stockton e Karl Malone hanno uno strano ghigno malefico sul volto, però.

@nba.com

PACIFIC: Oh, i Kings. Ancora

Sugli Warriors non serve aggiungere altro solo perché stanno già dicendo tutto loro sul campo. Se però ci sono ancora dubbi possiamo sempre srotolare la timeline dei record, a partire dalla gara del tiro da 3 punti di due giorni fa.

Le vicende dei Clippers saranno argomento caldo in estate, perché il prossimo capitolo della saga del GM Doc Rivers è già scritto: non che Blake non abbia colpe (anzi, l’episodio in sé è vergognoso), ma l’eventuale cessione di Griffin arriverà nel momento sbagliato e per i motivi sbagliati.

I Suns vanno ignorati, per il loro bene. I Lakers pure.

I Kings anche, ma sono un tale circo che è impossibile farlo.

Scremando le varie fonti, nazionali e locali, si può capire che Vivek voleva cacciare Karl, ma gli altri proprietari (di minoranza) e Divac no, per motivi economici (il contratto andrebbe ovviamente pagato per intero) e non (di immagine, come se si potesse fare peggio… beh, evidentemente sì). Quindi Karl resta, nonostante abbia mezza (forse. O meno. O di più.) squadra contro e nonostante gli venga chiesto di non essere George Karl, perché le richieste/soluzioni di Vlade sono roba che Karl non ha mai fatto, cioè rallentare in attacco e organizzarsi meglio in difesa, figurarsi se la farà ora che è pure vecchio e stanco, al punto che spesso i giocatori faticano a comprendere le sue istruzioni durante i timeouts perché impartite con un filo di voce.

In tutto ciò Rondo sta completando una delle stagioni più bugiarde ed illusorie di sempre, perché la sua unica missione in campo è accumulare assist (e questo non è né meglio né peggio di chi non fa altro che accumulare punti fermando il pallone o rimbalzi “rubandoli” ai compagni o stoppate e/o rubate forzate, ignorando gli schemi difensivi della squadra), senza migliorare di una virgola il rendimento offensivo della squadra, ma causando danni enormi in difesa e, nonostante il ruolo di veterano e leader dello spogliatoio, risultando deleterio anche in questo ambito.

Cousins continua a essere estremamente frustrante… ma con asterisco, perché dopo un mese di gennaio passato a DOMINARE (a gennaio 31,5 punti, 12,9 rimbalzi, 3 assist e 10 falli subiti a partita, tirando 48/42/73) non può essere tutta colpa sua se è letteralmente scoppiato.

E qui bisognerebbe aprire un’altra enorme parentesi, sul fatto che dopo aver cacciato Michael Malone per motivi prevalentemente estetici (pace troppo basso, tra le altre cose), ora ci si ritrova a dover chiedere a Karl di rallentare.

Ma sono i Kings, inutile proseguire e farsi del male.

@nbapassion

SOUTHWEST: Chi va ai Playoffs?

Lo scorso anno 5 squadre su 5, 4 con 50 o più vittorie. L’anno prima 4 su 5, con 49 o più vittorie.
Ora… San Antonio. Ok. E ci mancherebbe. Al secondo posto della Division ci sono i Grizzlies, quinti nella Conference. Che andranno, ma hanno perso Marc Gasol per infortunio e quindi sono di colpo diventati irrilevanti (non che prima avessero grosse chances).

Seguono i Mavs, che nessuno è in grado di spiegarsi come facciano a stare qui (in realtà sì, certo, ma fa nulla), ma che sono comunque in vistoso calo: 4 vittorie nelle ultime 10 partite, 9 nelle ultime 20, 15 nelle ultime 30.

I Pelicans, ultimi, sono a pezzi da inizio stagione. Eric Gordon (come al solito, sigh) e Tyreke Evans sono infortunati a lungo termine e la guardia titolare del mese di febbraio, Bryce Dejean-Jones… non è più a roster. Giocava con contratto decadale, che può essere rinnovato una sola volta. E i 20 giorni sono finiti.

I Rockets invece meritano un capitolo a parte. In questo momento sono al nono posto e sotto il 50% di vittorie, in lotta con Portland e Utah. La chimica di squadra è terribile, la difesa non è migliorata di una virgola dopo l’esonero di McHale e continua ad esibirsi in prestazioni ai limiti della decenza, l’attacco è sempre più Harden-centrico (413 possessi in isolamento, buoni per il 17° posto… tra le squadre!), Morey ha di fatto messo in vendita Howard nella speranza di raccattare qualcosa per il futuro… e sicuramente c’è anche molto altro. Disastro.

CONDIVIDI
Exit mobile version