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15 motivi per andare a Expo 2015

motivi per andare a Expo 2015
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Certo, c’è che è in Italia. Che se magna e se beve il che, alla fine, piace sempre ai più. Ma al di là di questi fattori un po’ banali, ci sono diversi possibili motivi per andare a Expo 2015, anche se sempre con un atteggiamento critico consapevole. Ve ne propongo 15.

15 motivi per andare a Expo 2015

@Chiara Vitali

1. Expo come viaggio nel mondo. Il giro del mondo virtuale proposto è più turismo di evasione che viaggio. L’identificazione col viaggio è una trovata di marketing, dall’entrata che ricorda dinamiche da aeroporto, fino al gadget del passaporto da timbrare. È un’esperienza che non ha a che vedere con la vita reale, ma con una auto-rappresentazione dei paesi partecipanti, in cui tu vedi quello che si vuole tu veda. Vivere un paese nella vita quotidiana è diverso: un’esperienza senza filtri. Ma anche il giro del mondo di Expo 2015 è un’esperienza.

2. Expo come evento culturale. L’aspetto culturale di Expo 2015 si trova, a saperlo cercare, ma è immerso in un mare magnum, per cui il visitatore percepisce un rumore di fondo che lo distrae. Si punta più sull’intrattenimento e sullo spettacolo. Il lato culturale sembra un’altra declinazione dell’aspetto etico che legittima l’evento, come il contentino dell’erogazione dell’acqua gratuita a compensare i prezzacci, l’elenco di best practice, i buoni propositi della Carta di Milano, la presenza di Slow Food, Caritas eccetera. Comunque, nonostante le contraddizioni, si fa anche cultura.

3. Expo come luogo del meraviglioso e dell’esotico. Il sensazionalismo c’è sempre stato in tutte le esposizioni, perché attira le grandi masse. Nelle prime Expo della storia, per suscitare stupore e meraviglia ci si serviva di due espedienti: la rappresentazione dell’esotico secondo canoni occidentali e l’enfatizzazione delle innovazioni della scienza e della tecnica. Expo 2015 usa le stesse strategie rivisitandole: dai gadget tecnologici che puntano sulla personalizzazione, alla possibilità di assaggiare (a pagamento) cibi esotici di luoghi lontani. Tuttavia, il braccio elettronico che realizza i cocktail con X numero di ingredienti a scelta, non ha poi questa grande portata rivoluzionaria. E cos’è a illuderti che assaggiare il panino al coccodrillo renderà la tua mente più aperta? Esotismo un po’ spicciolo, eppure presente. C’è poi tutta un’estetica del meraviglioso, in cui perdersi. Una confusione tra realtà e finzione attraverso un moltiplicarsi labirintico di specchi, riflessi, giochi di luce e colpi di scena.

4. Expo come luna park. Expo 2015 privilegia l’aspetto interattivo-ricreativo: camminare sulle corde, sulle dune, i cinguettii registrati, le spruzzatine d’acqua rinfrescanti, i panorami dalle terrazze, le luci, i chioschi. In questo assomiglia a una specie di Gardaland creata per essere luogo di evasione e spensieratezza, in cui torni un bambino sulle giostre.

5. Expo come buffet self-service. Expo 2015 assomiglia a un grande vassoio, che funziona come un pacco regalo a matrioska, corrispondente a un immaginario pantagruelico da paese della Cuccagna. Hai l’impressione che accada continuamente qualcosa. Sembra sempre Carnevale, ma anche Natale. È come una festosa abbuffata da fame atavica. C’è un eccesso di stimoli e assaggi che non ti lascia mai del tutto sazio.

Motivi per andare a Expo 2015: dal 6 al 10

@Chiara Vitali

6. Expo come piazza virtuale. Ad Expo 2015 si parla di un po’ di tutto, come sul web: si discute di grandi temi, poi ci si azzuffa per stabilire se sono meglio le patatine belghe o quelle olandesi. L’Expo ha la struttura della pagina social di quei quotidiani in cui trovi accostate alle notizie sulle celebrità le stragi o gli eventi culturali, come se fosse tutto uguale. Anche Expo 2015 è un’insalata mista virtuale, condita con vari apparati multimediali. Capire Expo 2015 richiede la stessa dote indispensabile a chi naviga in rete: essere in grado di orientarsi tra milioni di input, valutando l’attendibilità delle informazioni.

7. Expo come passeggiata in montagna (atipica). La fatica per raggiungere l’agognata vetta consiste nello stare fermi in coda sotto gli agenti atmosferici per ore in attesa di entrare nel padiglione-meta, tipo attesa messianica. Ma lo sforzo ascetico prevede poi momenti di svacco e bivacco, in cui ti distendi su zone erbose, sdraio e sedie di design – che non trovi né a casa tua né nei rifugi – oppure ti ripari sotto simil-pergolati e pagode per pic nic. In agosto il ragionamento di molti è stato: se fa brutto al mare o in montagna, mi conviene andare all’Expo.

8. Expo come centro commerciale tematico (senza sconti). Ad Expo 2015 c’è una gran varietà e quantità di tutto: cinema, supermercato, spettacoli, bar, ristoranti, presentazioni di libri, zone bambini, negozi di manufatti, il tutto in salsa esotica. Ma, a differenza del centro commerciale, non è a prezzi più bassi. Poi mentre il centro commerciale resta saldamente lì dov’è, l’Expo a un certo punto finisce: merce a produzione limitata.

9. Expo come riscatto per Milano e per l’Italia. L’orgoglio (provinciale) milanese di sentirsi al centro del mondo, il tintinnio dei soldi che iniziano a entrare (che poi non è sempre così chiaro dove finiscano). Per Milano, ambasciatrice d’Italia, l’Expo è più come un’estetista che come un medico, anche se in effetti più carina lo è diventata. In attesa di fatti verificabili sul dopo Expo, diciamo: ai posteri l’ardua sentenza.

10. Expo come uguaglianza nella diversità. Programmaticamente Expo è un luogo progettato come a-gerarchico, in nome di un’ideale di uguaglianza universale. Ma c’è una inevitabile disuguaglianza tra i padiglioni, che si riflette su quelli con meno risorse economiche, che hanno meno impatto visivo ed efficacia di allestimento e contenuti. Alcuni paesi sono autonomi, altri sono raggruppati in cluster sotto un tema comune, dove spesso si va per entrare in un posto senza coda, ma senza soffermarsi sul singolo paese.

Motivi per andare a Expo 2015: dall’11 al 15

@Chiara Vitali

11. Expo come marchio di moda. Sono quelli dell'”io c’ero”, che si fanno le foto accanto ad ogni padiglione e ad ogni timbro sul passaporto virtuale, sono i tanti giovani che ci lavorano che ostentano il badge anche in metro. C’è un senso di appartenenza a qualcosa che sembra andare oltre il piattume odierno. Sembra.

12. Expo come vetrina mediatica. Per alcuni è come andare in tv. Si assiste a giorni alterni alla sfilata di personaggi famosi, che calcano il suolo di Expo spesso per puro e semplice spirito di presenzialismo. Gli chef, meglio se stellati e osannati, sono padroni di casa, abilissimi nel ritagliarsi una nicchia da star nell’evento culinario del momento.

13. Expo come monumento alle istituzioni. Le istituzioni “che contano” ci sono, ci devono essere, col petto in fuori, dall’alto della loro consolidata esistenza legittimata. Di conseguenza sono d’obbligo visite di ogni genere di rappresentanti delle istituzioni, senza farsi mancare anche figli di, mogli di e assimilati. Detto questo non si può non ricordare che questo aspetto è inevitabile, perché è alla base di tutte le Expo, che nascono proprio come eventi istituzionali, in cui l’aspetto politico-economico è centrale.

14. Expo come paesaggio nel paesaggio. Nella fantasia dei progettisti nasce come un’isola circondata dall’acqua e piena di corsi d’acqua, con spazi verdi e una collina, anche se in realtà è un parco tematico. Abbiamo strade concettualmente ispirate alla Roma antica, in cui sorgono architetture effimere (i padiglioni). Ci sono poi i monumenti: opere d’arte ignorate e sculture di carciofi e peperoncini (…). Infine, la toureiffel della situazione: l’Albero della Vita.

15. Expo come film. Tra il blockbuster in coproduzione e la fiction scritta a più mani, Expo 2015 assomiglia a quei film effetto torta multistrato in cui c’è dentro di tutto, che ti tengono incollato alla sedia anche se troppo lunghi.

C’è che Expo ha quest’aria da seduttore e, come tutti i seduttori, è un po’ mendace e illusorio. I 15 motivi, a leggerli bene, potrebbero essere altrettante critiche. La cosa migliore è valutare in prima persona. Perché capire il nostro tempo passa anche per Expo 2015.

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