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Quanti sono i migranti irregolari in Italia?

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L’immigrazione continua ad essere una sfida di rilievo per il vecchio continente ed è anche uno dei fenomeni che più preoccupa i cittadini europei. Tuttavia, in assenza di un dibattito articolato, capace di esprimere la complessità del fenomeno migratorio, la narrazione, politica e non, spesso tende a rimarcare il concetto di irregolarità.

Quando si parla di “migranti irregolari” però occorre fare attenzione. Infatti, come un individuo che varca i confini di un paese violando le norme di ingresso può, entro un lasso di tempo, presentare richiesta d’asilo ottenendo così la documentazione che gli consente di circolare sul territorio senza infrangere la legge, accade anche che degli ingressi regolari si trasformino in permanenze irregolari in un secondo momento, per esempio alla scadenza del visto o del permesso.

In tal senso è fondamentale distinguere gli ingressi irregolari da quella che invece è la presenza irregolare sul territorio, che riguarda invece lo status migratorio di un soggetto in un determinato momento. Così declinata, l’irregolarità è strettamente connessa ai cambiamenti delle leggi e delle politiche nazionali. Pertanto, lo status del migrante può variare nel corso del viaggio ma anche nel paese di approdo, qualora si decida di modificare la normativa di soggiorno.

Migranti irregolari in Italia

Non si sa con esattezza quanti cittadini stranieri vivano in Italia senza regolare permesso di soggiorno. Secondo le stime fornite da Fondazione ISMU, la componente irregolare si attesta attorno alle 506mila unità, a fronte di circa 6 milioni di stranieri presenti sul territorio (circa l’8% sul totale degli stranieri). Rispetto al 2021, si registra un lieve calo degli irregolari (-2,5%), dovuto principalmente all’avanzamento delle pratiche relative alla sanatoria del 2020, (Art. 103 DL n.34 19/05/2020).

Fonte| Fondazione ISMU, 2022

Nel nostro Paese si susseguono sanatorie da oltre trent’anni, divenendo così lo strumento più utilizzato per la gestione dei migranti irregolari. Si tratta di un procedimento straordinario che consente alle persone senza cittadinanza italiana, in possesso di determinati requisiti, di autodenunciare la propria eventuale posizione irregolare, chiedendo di regolarizzare un rapporto di lavoro già in essere o un permesso di soggiorno per ricerca lavoro. Oltre a ciò, a partire dal 1996, lo Stato italiano prevede, tramite i cosiddetti “decreti flussi”, la programmazione di specifiche quote d’ingresso di lavoratori non comunitari, la cui composizione andrebbe rivista periodicamente, in base ai reali bisogni del mercato del lavoro e non essere il prodotto di negoziati politici (qui il decreto flussi 2023).

L’ampio ricorso alle sanatorie evidenzia i limiti del sistema italiano, che ha sempre posticipato la costruzione di un apparato d’ingresso definito e duraturo. Osservando il trend, in continuo calo, del rilascio dei permessi di soggiorno e ricordando che gli ingressi dei migranti avvengono anche sulla base di altre motivazioni, oltre a quelle lavorative – in ordine: ricongiungimento familiare, asilo e studio -, è facile intuire come il diritto d’asilo rappresenti una delle poche possibilità d’accesso legale. Anche su questo però i governi sono intervenuti ingarbugliando la situazione. Nel 2018 il Decreto Sicurezza (ne abbiamo parlato anche qui) annunciava l’abrogazione della protezione umanitaria, voluta in precedenza per fornire protezione a chi non aveva diritto allo status di rifugiato né alla protezione sussidiaria, ma non poteva comunque essere allontanato dal territorio nazionale a causa di oggettive vulnerabilità. Al contempo il decreto prevedeva la sua sostituzione con la protezione speciale, concessa nel caso in cui la persona senza cittadinanza italiana rischiasse di subire persecuzioni (per razza, sesso, orientamento sessuale, cittadinanza, religione, opinioni politiche) o sussistesse il timore di incorrere in violazioni dei diritti umani, al rientro nel proprio Paese.

Fonte| Fondazione ISMU 2022

Il DL n. 20 del 2023, meglio conosciuto come decreto Cutro, approvato lo scorso marzo, oltre ad annullare le recenti riforme che avevano potenziato la protezione speciale, tenendo conto dei vincoli familiari e del processo di integrazione del cittadino straniero, il legislatore ha stabilito l’impossibilità di convertire tale permesso di soggiorno in un permesso per motivi di lavoro. Inoltre, è stata ridotta la durata dei permessi per calamità, cure mediche e i permessi rilasciati ai minori stranieri non accompagnati, al compimento dei 18 anni.

Nella misura in cui i governi italiani, indipendentemente dallo schieramento politico, hanno come obiettivo primario il contrasto al fenomeno, ciò che suscita maggiori perplessità è la continua scelta di complicare l’accesso a queste forme di protezione; si teme quindi, in assenza di percorsi regolari e vista la difficoltà nell’eseguire i rimpatri, un incremento dei soggetti sprovvisti di un valido titolo di soggiorno.

Fonte| Fondazione ISMU 2022

E i migranti irregolari in Spagna e in Germania?

Oltre all’Italia, il paese europeo che ha realizzato il maggior numero di sanatorie è la Spagna, la quale dal 1986 ne conta ben otto. Inoltre, nel 2022 il movimento esenciales, grazie anche al supporto di numerose organizzazioni sociali, ha promosso una raccolta firme per una nuova regolarizzazione, riuscendo ad ottenere la discussione della proposta legislativa da parte del Congresso dei Deputati.

Nello stesso anno sono state riformate le norme sull’immigrazione, rendendo più flessibili le modalità per l’ottenimento di regolari permessi. Tra le modifiche più rilevanti vi è l’agevolazione dell’ingresso di lavoratori provenienti da paesi terzi, sia dipendenti che autonomi; per gli studenti sarà ora più facile trovare lavoro legalmente, grazie alla semplificazione della conversione del permesso di studio in permesso per lavoro; sono stati agevolati i ricongiungimenti familiari, riducendo i requisiti economici del migrante che attende la propria famiglia in Spagna.

Infine, per fronteggiare la domanda di lavoro in alcuni settori, è stato introdotto l’arraigo per formazione. Tale permesso, dalla durata di un anno, viene concesso agli stranieri in situazione irregolare che vivono nel Paese da almeno due anni e consente loro di frequentare alcuni percorsi formativi, il cui titolo dovrebbe consentire al soggetto di esercitare la professione corrispondente.

Ma come fa un individuo irregolare a dimostrare di vivere sul territorio? Ebbene, in Spagna è prevista per chiunque la possibilità di registrarsi all’anagrafe municipale, indipendentemente dal proprio status amministrativo. Per le persone irregolari – che secondo le stime più recenti (2019) si aggirano tra le 390mila e le 470mila persone, su un totale di circa 5 milioni di stranieri – basta dimostrare correttamente il proprio indirizzo, senza necessità di fornire una carta di soggiorno (in realtà nel 2015 è stata introdotta una norma speciale anche per la registrazione delle persone senza fissa dimora). Tale procedura, denominata empadronamiento, è importante perché permette di accedere ad una serie di diritti, primo fra tutti la richiesta di regolarizzare il proprio status.

 

Stime 2019 di Fondazione ISMU (dati Italia) e di Fundación porCausa (dati Spagna)

Contrariamente a Spagna e Italia, un Paese che si mostra scettico nei confronti delle sanatorie a carattere universale è la Germania, che, sebbene negli anni ha usufruito di tale strumento, continua a puntare su altre vie.

La risposta più immediata al fenomeno degli irregolari, stimati nel dicembre 2022 attorno alle 56.163 unità[1], è il duldung, o stato di tolleranza. Si tratta di un permesso temporaneo che autorizza i migranti a rimanere legalmente nel Paese, nonostante l’obbligo di espulsione. La durata del duldung è stabilita dalle autorità competenti ed è rinnovabile. Solitamente viene concesso a coloro ai quali è stata negata la protezione internazionale, o a persone che comunque, date specifiche condizioni come la malattia o l’assenza di documenti che attestino l’identità, non possono ritornare nel proprio Paese d’origine. Recenti modifiche legislative hanno aperto alla possibilità di convertire il duldung in un permesso di soggiorno più lungo. Ciò vale nel caso in cui un adolescente, che ha vissuto per almeno quattro anni in Germania, consegue un titolo di studio; quando viene portato a termine un percorso di formazione professionale qualificata; in relazione all’integrazione del soggetto nel tessuto socioeconomico tedesco.

Il 1° gennaio 2023 è entrato in vigore il diritto di opportunità di soggiorno, che concede alle persone tollerate, che hanno trascorso più di cinque anni in Germania, un permesso di soggiorno valido diciotto mesi. Entro tale periodo i migranti devono adempiere ad una serie di requisiti (autonomia nel sostentamento, buon livello della lingua nazionale, documenti certi sulla propria identità), grazie ai quali potranno ottenere un permesso permanente.

Lo status di irregolarità è uno svantaggio in primis per la persona migrante, poiché limita il godimento dei diritti e l’adempimento ai doveri fondamentali di ciascun cittadino. Ciò nonostante diversi Stati europei prevedono dei sistemi di protezione, come il diritto alle prestazioni sanitarie emergenziali, ma che di fatto poi si scontrano con ostacoli burocratici non irrilevanti. Avere una conoscenza più o meno certa di chi vive in un paese avvantaggia anche gli Stati, sia dal punto di vista economico – pensiamo alle mancate entrate fiscali dei lavoratori irregolari assunti in nero o all’aumento delle spese sanitarie, dovute ad interventi eseguiti solo dopo che l’individuo sviluppa i sintomi più gravi – che riguardo la sicurezza.

[1] La stima si riferisce ai soggetti completamente privi di documenti validi per il soggiorno in Germania. Se includiamo il numero di individui tollerati il valore sale a 304.308 unità.

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