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Un (aspirante) antropologo, la cucina e il Natale

@joseluisgildela

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Ognuno di noi conosce sicuramente un antropologo appassionato di cucina o ne ha uno in casa.
No?
Beh, allora conoscerete certamente qualcuno appassionato di cucina, (ma anche) di viaggi, (ma anche) di cose etniche, (ma anche) di curiosità e stranezze umane, di  Claude Lévi-Strauss e di linguaggio. Bene. E’ quasi il ritratto di un antropologo: almeno, aspirante ad esserlo.

Cosa mai regalare a Natale a siffatto personaggio se appassionato anche di cucina, cosa che forse non mancherà di essere? Pregiate cavallette essiccate? Pinne di squalo sotto sale?

No, dai. Non siamo proprio così.

L’antropologo viaggia. Soprattutto con la mente. Mettendo assieme il massimo del locale col massimo del globale. Volete un esempio pratico più che un suggerimento?

Un bel pacchetto di riso basmati, che incontra molti palati e fa tanto Bollywood. Oppure, pensate a quanti aperitivi, diventati apericena, aperipranzo, aperitutto, di questi tempi ci consentono comunque di nutrirci e stare insieme. Ecco, allora della salsa messicana guacamole, ottima per tartine e stuzzichino di ogni tipo. E, sempre in tema, perché non regalare anche un buon hummus, la deliziosa crema araba di ceci?

Ma il nostro ineffabile personaggio, sempre armato di bloc-notes e vista aguzza, ama anche la vecchia Europa. E se ama concedersi qualche bicchierino ogni tanto, ci sono le splendide birre belghe tipo la poderosa Chouffe o la Hoegaarden. Se poi ha anche la passione per le fredde lande scozzesi e i gusti forti, non c’è nulla di meglio dell’Haggis. Cos’è? Ehm, è un po’ complesso, diciamo che è un pasticcio di carne piuttosto saporito.

Oppure, scendendo nel Mediterraneo, e sempre restando in ambito carnofilo (non me ne vogliano i vegetariani!), una bella moussaka greca homemade può essere un regalo molto gradito.

Ma spostiamoci da un punto di vista forse un po’ antiquato che abbina al nostro personaggio un profilo esterofilo e lasciamolo cadere come unico aspetto caratterizzante. L’antropologo appassionato di cucina infatti può fare il suo lavoro anche esaminando gli abitanti della via dove abita o su come è organizzato il supermarket sotto casa. Insomma, sempre di più il lavoro dell’antropologo non è uno studio “etnico” nel senso di studio sullo straniero (e su questo possiamo stare a disquisire delle ore) ma anche super-local.

Allora, forse, basterà regalargli qualcosa di tipico, con dietro una storia contestualizzante l’origine del prodotto, magari anche fuori dei soliti circuiti. Siamo in Italia e di questi prodotti siamo molto ricchi. Le liste di DOP, IGP e DOC natalizi di Le Nius che vi abbiamo proposto la settimana scorsa ne sono una testimonianza.

Ecco, correte a impacchettare le vostre idee e se ve ne servono altre saremo lieti di parlarne con voi nei commenti in basso, oppure guardate qui.

Immagine | joseluisgildela

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