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Governo Renzi: lotta contro i gufi o svolta autoritaria?

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Quella tentata da Matteo Renzi con l’accoppiata Italicum-Riforma del Senato è una lotta contro i gufi o svolta autoritaria? La questione agita da giorni il dibattito pubblico del Belpaese. Gli schieramenti sono quelli che ti aspetti. A gridare al complotto autoritario sono ovviamente il Movimento 5 Stelle e la sua costola cartacea, il Fatto di Gomez e Travaglio. A sussurrarlo sono però in tanti anche dentro la minoranza PD, con Corradino Mineo diventato simbolo dell’opposizione solitaria al sindaco d’Italia e bersaglio dei renziani di ogni ordine e grado.

A difendere le riforme ovviamente il Premier ed il ministro Boschi che rilanciano al mittente le accuse. Il Premier lancia quindi l’ashtag #mentreloro che di fatto prosegue nel solcare quel confine fra i riformatori e “la palude”, “i gufi”, “i professoroni”.

Ed è forse proprio questa la cifra più preoccupante del Renzismo, molto più delle riforme elettorali ed istituzionali, mettere cioè in pratica quello che è, secondo Hannah Arendt, uno degli elementi fondanti dell’ideologia totalitaria, ovvero la creazione di un noi e di un loro, di una divisione manichea fra chi cerca il benessere collettivo e chi è arroccato nella difesa di interessi di parte.

E così intellettuali, sindacati, opposizione vengono trasformati da persone dotate di un (legittimo) punto di vista differente a nemici del progresso e del bene comune. Dispiace, per altro, constatare come proprio il Presidente della Repubblica, che della pluralità delle posizioni dovrebbe essere il garante, e i principali giornali (che dovrebbero svolgere un’analoga funzione) intervengano a gamba tesa tentando di censurare le posizioni più scomode e avverse al Governo.

D’altro canto ha poco da piangere la cittadina Nunzia Catalfo. Lo stesso schema è stato applicato, con successo, dal suo Movimento, che ha individuato via via nella Casta, nell’Italia di serie A dei pensionati e dei dipendenti pubblici, nella Peste Rossa il nemico da abbattere. Né può ai nostri occhi risultare un credibile difensore delle prerogative costituzionali chi aveva promesso, all’indomani di una eventuale vittoria elettorale, tribunali del popolo e marce su Roma.

A essere in agonia, insomma, prima ancora che la Costituzione, è quel pensiero debole che aveva caratterizzato, per un ventennio, la sinistra italiana orfana delle certezze sovietiche, rendendola, per l’appunto, più debole ma anche più liberale, giusta ed attenta alle ragioni di ognuno. Renzi ha capito che come ieri sembrava impossibile vincere contro un centrodestra manicheo per il quale l’uomo di sinistra era un coglione, l’immigrato un criminale, il giudice un matto o un cancro oggi sarebbe stato complicato imporsi se non imparando la lezione da Berlusconi e sfidando Grillo sul campo del tweet corrosivo, della battuta facile, del messaggio immediato tarato sul famoso bambino di 12 anni.

Fare, come fa Grillo; paragoni fra le attuali riforme e la legge Acerbo ha, come lo stesso Beppe ammette, poco senso perché “la Storia non si ripresenta mai uguale” a se se stessa. Molto più senso sembra avere, a nostro avviso, ricercare al di sotto delle trame della storia evenemenziale quel sottotesto di pratiche, atteggiamenti e convinzioni più ostile al cambiamento, che spesso guida le azioni umane.

Più volte nel corso del secolo scorso ci siamo illusi che l’epoca dei fondamentalismi e delle ideologie fosse tramontata per sempre e ogni volta ci siamo dovuti ricredere. Il nostro secolo iniziato col crollo delle torri e continuato col ritorno della guerra in Europa dovrebbe metterci in guardia da ogni facile trionfalismo.

Immagine| dt.bh

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